michetta di dolceacqua

La Michetta di Dolceacqua, dichiarazione di un amore libero

Giulia Ubaldi
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    C’è poco da fare: quando c’è da rinfacciare al Nord il classico pane che dura poco, che perde tutta la sua consistenza dopo poche ore, si tira sempre in ballo lei, la michetta. Ma c’è una novità: la michetta non è solo il pane di Milano per eccellenza; è anche un dolce tipico dell’entroterra ligure, in particolare del paese di Dolceacqua, legato ad un momento di liberazione importante. Volete saperne di più sulla Michetta di Dolceacqua?

    Michetta di Dolceacqua: tra storia e leggenda

    Ebbene sì, la michetta é anche un dolce, una brioche cosparsa di zucchero, che con il pane poco duraturo lombardo ha in comune soltanto l’origine del nome. “Mica”, infatti, in dialetto milanese significa briciola. Ma la Michetta di Dolceacqua ha qualcosa di più, oltre alla differenza degli ingredienti, rispetto all’omonimo tipo di pane: è legata a una storia d’amore.

    Storia della Michetta

    Come tutte le storie più autentiche, non ne esiste mai una sola versione. E come spesso accade, in tutte le versioni c’è qualcosa di vero, in quanto la realtà, in questo caso la Michetta, è più bella se vista da un caleidoscopio.

    Non è leggenda che nel 1300 il Marchese Doria, noto per i suoi oltraggi alle donne, aveva istituito lo ius primae noctis, ovvero il diritto del feudatario di giacere la prima notte di nozze con la moglie del suddito o di avere qualcosa in cambio per evitare quest’obbligo. Un giorno il Marchese rapì la bella Lucrezia, una donna di Dolceacqua che aveva deciso di sposarsi in segreto per evitare questo sopruso; la giovane non fece una bella fine, poiché si racconta che pur di non concedersi al Marchese morì di fame prigioniera nel castello. Fu allora che il marito, su tutte le furie, andò a minacciare Doria per costringerlo a eliminare questo diritto e per l’occasione preparò un dolce in onore della sua povera moglie defunta: la Michetta, come allusione al sesso femminile. “Omi, a michetta a damu a chi vuremu nui”, si dice da quel giorno, ovvero “uomini, la michetta la diamo a chi vogliamo noi!” Insomma, la Michetta diventa la dichiarazione di un amore finalmente libero dalle ingiustizie.

    dolceacqua liguria

    Dove trovarla

    Ci sono varie possibilità per provare la michetta: in occasione della festa in suo onore ad agosto, quando si rievoca la liberazione delle donne di Dolceacqua con gli uomini che ancora oggi vanno sotto le finestre a chiedere “la michetta”; se viene concessa, si calerà il dolce con un cestino dalla finestra.

    Se dovesse andarvi male, in alternativa la trovate come colazione in quasi tutti i bar o come dessert nei vari ristoranti, come I Gumbi, che la propone nella versione innovativa con il gelato. Ma l’unico modo per provare la Michetta è rivolgersi alle persone che ancora la fanno: oltre a qualche panificio che la prepara solo un paio di volte alla settimana, a farla tutti i giorni dal 1935 è l’Alimentari Francesca, aperto dalla bisnonna Carmelina. La tradizione della Michetta è continuata prima nelle mani della nonna Mariuccia e oggi della nipote Francesca che, oltre a questo dolce, prepara anche altri prodotti da forno nel piccolo laboratorio retrostante.

    Se volete provare a realizzare a casa la vostra Michetta di Dolceacqua, magari come dichiarazione di un amore libero, ecco qui la ricetta antica della bisnonna Carmelina, tramandata da almeno quattro generazioni.

    La ricetta della Michetta di Dolceacqua

    forma michetta dolceacqua

    Foto di Laura Sini

    Ingredienti

    • 1 kg di farina
    • 250 g di zucchero
    • 4 uova
    • 70 g di lievito di birra
    • 200 ml di olio d’oliva
    • sale
    • vaniglia o limone grattugiato
    • qualche cucchiaiata di latte
    • q.b. di zucchero per finitura

    impasto michetta di acquadolce

    Procedimento

    1. Amalgamate bene tutti gli ingredienti a mano o in una planetaria, fino a ottenere un impasto morbido, che tende ad appiccicarsi  alle mani: per questo acqua e olio devono essere tiepidi, in modo da poter lavorare meglio l’impasto. Coprite bene e fate lievitare per tutta la notte in frigorifero.
    2. La mattina seguente, su una spianatoia formate dei cilindri di non più di 5 cm (sono piccole Michette!) con la forma che vedete in foto, poi fate lievitare nuovamente per almeno due ore.
    3. Infine, infornate a 180°-200°C su teglia unta per circa 10 minuti, finché le michette non diventano tutte belle dorate, cospargetele di zucchero e portatele alla vostra amata come segno di un amore libero!

    In alcune ricette della Michetta di Dolceacqua vi potrebbe capitare di trovare tra gli ingredienti anche il burro; fate attenzione, si tratta di un errore! Quelle sono le Crocette, ovvero un altro dolce simile alle Michette ma con il burro!  

    La foto in evidenza è di Laura Sini

    Antropologa del cibo, è nata a Milano, dove vive e scrive per varie testate, tra cui La Cucina Italiana, Scatti di Gusto, Vanity Fair e le Guide Espresso. Il suo piatto preferito sono gli spaghetti alle vongole, perché per lei sono diventati un'idea platonica: "qualsiasi loro manifestazione nella realtà sarà sempre una pallida copia di quella nell'iperuranio". Nella sua cucina non mancano mai pistilli di zafferano, che prima coltivava!"

    Una risposta a “La Michetta di Dolceacqua, dichiarazione di un amore libero”

    1. Marco Gallione ha detto:

      Credo che ci sia un errore nella dose del lievito, 70 grammi per un kg di farina sono un pò troppi…

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