Visita all’Azienda Castelvecchio di Sagrado (Go) a cura della Compagnia del Cibo Sincero di Trieste – 17 giugno 2011
di Giuditta Lagonigro.
Davvero splendida è stata l’accoglienza ricevuta da una nutrita rappresentanza della Compagnia del Cibo Sincero di Trieste, capeggiata dal Presidente Paolo Ruggieri, in visita all’azienda Agricola Castelvecchio di Sagrado (Go).
L’Azienda si trova all’interno di un’antica proprietà appartenuta a nobili Famiglie che si sono succedute dal XIII sec. fino agli attuali proprietari, la famiglia Terraneo Leopoldo.
Il percorso leggermente tortuoso ci accompagna (io ho portato il saluto della Compagnia del Cibo Sincero di Monfalcone), dal tratto dell’Isonzo che attraversa Sagrado fino alla morbida collina di Castelnuovo, laddove sorge l’Azienda Castelvecchio, dalla quale si apre un panorama che lascia senza parole.
Lo sguardo, quando il cielo è terso, si perde tra le montagne e il mare del Friuli Venezia Giulia, trasportando chi osserva a 360° lungo un percorso che abbraccia un’ampia superficie che va dalle Alpi fino alla laguna di Grado.
Di grande pregio architettonico la Villa, che fu costruita presumibilmente alla fine del XVI secolo, e la Barchessa, edificata nel XVIII secolo e utilizzata prima per l’allevamento di cavalli, poi con destinazione militare e oggi aperta al pubblico per degustazioni e feste.
Il Dott. Saverio di Giacomo, enologo e agronomo, ci racconta con entusiasmo quanto sia impegnativo, ma ricco di soddisfazioni, il lavoro nei vigneti, allevati su una terra rocciosa quale quella del Carso Goriziano.
Siamo proprio nella Doc Carso, con terra rossa, dura da lavorare, ma con un clima abbastanza favorevole, seppur rigido, giacchè le correnti d’aria puliscono il fogliame evitando frequenti trattamenti.
La vendemmia tardiva fa sì che l’uva raggiunga un punto di maturazione tale da dare ai vini, nel tempo, una buona morbidezza.
Interessante è anche l’impianto di irrigazione, che con una conduttura sotterranea attraversa i vigneti centellinando l’acqua goccia a goccia, sfruttando i bacini naturali che si formano sotto terra.
40 sono gli ettari vitati con maggiore produzione di vini rossi: Cabernet Franc-Cabernet Sauvignon-Refo4sco dal peduncolo rosso e Terrano.
Per i vini bianchi: Pinot grigio, Sauvignon, Malvasia Istriana, Traminer.
La nostra passeggiata tra i vigneti ci ha consentito di apprezzare la cura e l’ordine riservati alle viti , delle quali, attraverso una sorta di certificato anagrafico, si risale all’ origine della barbatella.
Interessante è anche il sistema di pulizia dei vigneti per la quale vengono utilizzate “pecore” che provvedono, saziandosi, ad eliminare l’erba in eccesso e nel frattempo concimano il terreno!
Anche la tecnologia arriva a supporto, con una centralina meteo provvista di un misuratore di umidità che attraverso un computer rimanda i dati ad una postazione che registra ogni respiro della Natura, consentendo di intervenire per evitare infezioni alle stesse piante.
Passiamo dal vigneto all’uliveto senza soluzione di continuità. I primi alberi sono stati impiantati 25 anni fa, ma gli ulivi più “prolifici” hanno 12 anni.
Otto sono le cultivar (Bianchera, Pendolino, Casalino, Moraiolo, Gragnano, Frantoio etc.), dalle quali si produce un delicato olio, premiato qualche giorno fa in una importante manifestazione regionale.
L’aria che si respira passeggiando tra vigneto e uliveto ha anche un altro profumo: quello della Storia.
Infatti proprio sulla terra che calpestiamo sono state combattute alcune battaglie della 1° Guerra Mondiale, come testimoniano ancora schegge e proiettili che si confondono con i sassi.
Di grande effetto è la Torre ricostruita sul confine che divideva gli Italiani dagli Austroungarici. Pensate che membri di una stessa famiglia, in questo territorio, combattevano “fra loro”, sotto due diverse bandiere.
La Villa, dopo gli antichi fasti e dopo essere stata un centro di ammassamento e smistamento delle truppe durante il primo conflitto mondiale, oggi ospita cerimonie e grandi eventi.
Non si può però passare, senza soffermarsi e meditare, davanti alle pareti della sala al piano terra, laddove sono stati ritrovati graffiti dei militari che affidano ad una nuda parete la loro angoscia. Una ulteriore testimonianza della sofferenza che ogni guerra comporta.
Nel 2010 è stato inaugurato il Parco dedicato a Giuseppe Ungaretti, che a cavallo tra il 1915 e 1916 compie il suo “dovere” verso la Patria di stanza sul Monte San Michele, proprio sul Carso. In quel periodo furono composti i versi de “Il Porto Sepolto”, Poesie scritte in trincea.
Il percorso del Parco Ungaretti offre uno spaccato storico attraverso stele e fotografie, fino ad una statua a grandezza naturale del Poeta soldato. In pochi attimi siamo stati trasportati in un’epoca lontana, la memoria a servizio del presente, per quanti vogliano accogliere l’invito al ricordo di coloro che si sono sacrificati per noi tutti.
Continuiamo il nostro giro e seguiamo il Dott. Di Giacomo in cantina, attraverso, neanche a dirlo, un cunicolo che portava a passaggi sotterranei.
Per nostra fortuna, invece che in una trincea ci troviamo davanti ad pila di barriques e tonneaux, in tutto circa 300 botti in rovere che custodiscono i vini in affinamento.
Le botti, nella loro varietà e tipologia, daranno un grande contributo rilasciando profumi e sapori che, con l’ attento occhio dell’enologo, potranno trasformare il vino in un Grande Vino.
A conclusione della visita abbiamo avuto il piacere di degustare l’olio dell’azienda Castelvecchio, dai sentori di cardo, carciofo, foglia di pomodoro ed al gusto leggermente piccante e amaro, tipico delle cultivar da cui nasce.
Infine una primizia non ancora presentata al grande pubblico: Il Vino Spumante Castelvecchio, 100% Terrano. Un prodotto molto interessante, elegante espressione del vitigno principe del Carso, il Terrano, per l’appunto.
Un pomeriggio rilassante ed istruttivo, sotto molteplici aspetti.
Grazie all’Azienda Castelvecchio per averci ospitato con tanta cordialità.
La nostra serata, per non lasciarci subito, si è conclusa nella Pizzeria dei Fratelli Caso, a Redipuglia, dove a un’ottima pizza abbiamo abbinato un buon vino rosè di Tramonti (Sa).
Come sempre, anche se è difficile conciliare gli impegni di tutti, ritrovarsi, scoprire realtà vicine ma spesso sconosciute e trascorrere qualche ora in allegra Compagnia aggiunge valore alle nostre iniziative.
Ciò che emerge è la voglia di stare insieme, di raccontarsi le proprie esperienze e di condividerne altre.
Lo spirito della Compagnia del Cibo Sincero è anche questo.