I chiostri di san barnaba

Adriana Angelieri

Il ristorante è sistemato in un posto a dire poco suggestivo: il convento di Santa Maria della Pace dell’Ordine di S. Barnaba, risalente al 1400. Se avete in programma un pranzo di lavoro con un cliente americano o giapponese, vi assicuro che lo stendete. Potete scegliere di pranzare nel chiostro o in una delle due belle sale interne arredate con sobrietà e grande gusto dell’interior designer Enzo Bua. La cucina abbina piatti della tradizione cittadina, come gli immancabili risotto e cotoletta a gradevoli esperimenti di cucina creativa: gnocchi di patate con gamberi al vapore su vellutata di lattuga, sformatini ripieni di petto d’anatra su ragù di melanzane, gamberoni in padella al curry con tortino di riso pilaf profumato alle spezie, tartare di manzo irlandese con rosso d’uovo, emulsione di capperi, acciughe e senape in grani, millefoglie di spada con taccole e passata di piselli, tiramisù ai fichi, torta al torroncino, panna cotta su biscotto di frolla e salsa al cioccolato. I dolci sono fatti in casa.  La cantina è soddisfacente. Il servizio è misurato, discreto, responsabile. Il conto si mantiene intorno ai 35 – 40 euro vini esclusi. Connessione Wi-fi libera.

 

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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