donna che legge l'etichetta di un prodotto alimentare

Quanto contano davvero le etichette per i consumatori italiani?

Angela Caporale
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    Le etichette sono preziosi strumenti di comunicazione tra produttori, distributori e consumatori. Lo sostengono da tempo gli addetti ai lavori, come testimonia anche l’acceso dibattito europeo sulla “riforma” che le riguarda e sulle etichette a semaforo, ma lo confermano anche gli italiani che, secondo un’indagine condotta da Ipsos per l’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, sono abituati a leggerle. Non soltanto, ma il 75% degli intervistati ha dichiarato di aver rinunciato almeno una volta ad acquistare un prodotto proprio dopo aver letto la targhetta informativa. Cosa cercano, quindi, i consumatori sulla confezione dei prodotti? Trovano davvero tutto ciò di cui hanno bisogno e come influenza gli acquisti?

    9 italiani su 10 leggono le etichette dei cibi

    Le etichette alimentari influenzano le scelte di consumo degli italiani. Questo è il primo dato interessante che emerge dall’ultima edizione del rapporto Osservatorio Immagino di GS1 Italy, indagine semestrale che indaga le abitudini di consumo e i nuovi trend del settore. Il 94% degli italiani è abituato a leggere le etichette e lo fa sia durante la spesa sia a casa. In molti si sono abituati a cercare queste informazioni anche sul web e il 65% del campione ha utilizzato almeno una volta il QR Code che molte aziende ormai stampano sulle confezioni per saperne di più.

     

    La lettura delle etichette non ha, però, solo scopo informativo ma influisce in maniera significativa sulle scelte di consumo. Il 75% del campione, infatti, ha dichiarato di aver rinunciato a comprare un prodotto dopo aver scoperto queste informazioni, e il 62% ha anche deciso di non acquistarlo nemmeno in futuro.

     

    Ma quali sono gli elementi presenti sull’etichetta più rilevanti e influenti per i consumatori? In primo luogo la data di scadenza (indicata dal 63% degli intervistati), ma molto rilevanti sono anche gli ingredienti e i valori nutrizionali (57%), la provenienza e l’origine (52%), la salubrità dei prodotti (33%) e lo smaltimento del packaging (19%).

    Troppe informazioni in poco spazio: come risolvere il problema?

    Ragazza che legge l'etichetta tramite il qr code dello smartphone

    STEKLO/shutterstock

    Trovare queste informazioni non è sempre facile. Più della metà dei consumatori lamenta questo problema, soprattutto a proposito della sostenibilità dei prodotti alimentari che desidera acquistare. La richiesta di maggiore trasparenza e dettagli da parte degli italiani stimola anche le imprese a trovare nuove soluzioni: lo spazio a disposizione è poco e il rischio è di rinunciare ad informazioni importanti oppure alla loro leggibilità. Per questo è sempre più diffusa la soluzione del QR Code che consente al consumatore interessato di approfondire l’argomento e all’azienda di fornire le informazioni ricercate in maniera più accattivante, aggiungendo per esempio fotografie e video a rafforzare la credibilità del prodotto.

     

    Chi non legge le etichette, conclude l’indagine Ipsos per Osservatorio, non lo fa soprattutto perché ritiene di non avere tempo, è abituato ad acquistare quel prodotto e ritiene di saperne già abbastanza.

    Il “made in Italy” in etichetta stimola le vendite

    Etichetta Made in Italy sui prodotti alimentari

    rarrarorro/shutterstock

    Un altro dato interessante che emerge dal rapporto dell’Osservatorio riguarda non direttamente le etichette, ma l’influenza che alcune informazioni sui prodotti indicate sul packaging hanno sui consumatori. Il rapporto, infatti, analizza con NielsenIQ le vendite nella GDO e ha osservato come quasi 26.000 prodotti alimentari confezionati sottolineano l’origine nazionale in etichetta. Si tratta di un mercato che genera un volume d’affari di oltre 11 miliardi di euro in supermercati e ipermercati. 

     

    Non è semplicemente dell’indicazione “made in Italy” ad incentivare l’acquisto, ma emergono sempre di più anche le informazioni regionali. In generale il rapporto evidenzia un aumento delle vendite a valore dei prodotti che indicano la regione di provenienza. I prodotti regionali del Trentino Alto-Adige sono quelli che stimolano il maggior giro d’affari con 399 milioni di euro di sell-out su 999 prodotti, seguiti da quelli siciliani e piemontesi. Tra le regioni emergenti, quella che ha fatto segnare l’aumento più significativo è il Molise, ma se la stanno cavando bene anche Valle d’Aosta, Puglia, Umbria, Basilicata e Sardegna. 

     

    In occasione della presentazione, Marco Cuppini, Reserach and communication director per GS1 Italy, ha aggiunto: “Esiste una fetta consistente di consumatori che ricerca informazioni che ritiene utili per un acquisto e un consumo più consapevoli. Le etichette, insomma, raccolgono tante informazioni – obbligatorie e facoltative – e questo è un trend crescente, tanto che lo spazio a disposizione diventa sempre più scarso.” Un problema che si deve trasformare in opportunità per le aziende che scelgono di investire su sostenibilità e trasparenza, consapevoli che la relazione con il consumatore di oggi, attento e green, è fondamentale. Gli italiani, quindi, non solo sanno leggere le etichette, ma vogliono saperne di più per fare scelte alimentari consapevoli e coerenti con i propri valori e stile di vita.

     


    Immagine in evidenza di: Drazen Zigic/shutterstock

     

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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