dove mangiare a copenaghen

I migliori locali (secondo noi) dove mangiare a Copenaghen

Giovanni Angelucci
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    Ormai conosciuta in tutto il mondo per la sua cucina, la Danimarca vanta ben 31 stelle Michelin e 26 ristoranti stellati. È diventata negli anni la regina delle ultime tendenze della cosiddetta Nuova Cucina Nordica, basata sulla stagionalità e il rispetto delle materie prime locali di alta qualità. Richiama ogni anno a sé migliaia e migliaia di avventori e appassionati di buone tavole, che davvero abbondano. Un po’ come il Perù per l’America Latina, la capitale danese è nel nord Europa capofila di cucina sperimentale e di livello: scopriamo quindi quali sono i posti migliori dove mangiare a Copenaghen, meta apprezzata e ricca di ristoranti da visitare.

    Dove mangiare a Copenaghen: un assaggio della Nuova Cucina Nordica

    Semplicità, purezza e freschezza delle materie prime dei paesi scandinavi: ecco i presupposti della Nuova Cucina Nordica Uno dei fondatori del movimento è lo chef del Noma, René Redzepi, diventato non solo una celebrità globale, ma ritenuto uno dei grandi pensatori della nostra epoca. Lungimirante e geniale, Redzepi ha creato qualcosa di unico, anche con il nuovo ristorante aperto nel 2018. Oltre a questo tempio dell’innovazione sensoriale, però, in in città c’è tanto da scoprire.

    Kronborg

    kronborg copenaghen

     

    Iniziare dalla tradizione è sempre la migliore scelta. A suon di smørrebrød, l’affabile proprietario Walther Griesé vi servirà un po’ di Danimarca. Nel centro cittadino, Kronborg rappresenta uno dei posti più tipici (e non turistici) della capitale. Oltre il concetto di sandwich, lo smørrebrød è un panino di segale aperto, ricco di farcitura, che qui viene servito con aringhe al curry fatte in casa, uova sode, cipolle e capperi, anguilla affumicata con uova strapazzate o ancora polpette danesi con cavolo rosso. Lo so, noi italiani non siamo propriamente abituati a certi sapori, specialmente durante le prime ore del giorno, ma fidatevi se vi dico che ne vale la pena.

    Ovviamente in menù c’è anche altro e a occuparsene è lo chef Jimmi Bengtsson che propone salmone stagionato, l’høost (formaggio locale molto stagionato), arrosto di maiale con crauti rossi e altre leccornie dai sapori decisi. Non dimenticate di accompagnare  le vostre pietanze (e brindare) con i tipici snaps di acquavite!

    Falernum

    falernum copenaghen

    Un altro posto fuori dal circuito delle maestose e celebri insegne di Copenaghen è il Falernum. Dietro c’è Kenn Husted, soprannominato “Copenhagen’s King of Wine“, creatore di una dozzina di locali accomunati dal mangiare e bere bene, informali e alla buona, ma soddisfacenti. È stato tra i primi a proporre in città il bere alla mescita, molto prima che iniziassero a comparire le altre enoteche.

    I suoi wine bar e i ristoranti sono tutti completamente diversi tra loro,  ma simili nel loro design casual, nei vini “funky” proposti e soprattutto nella più vera atmosfera urbana locale. Di solito non sono frequentati dai turisti, ma sono pieni di gente del posto: ai danesi, infatti,i non piace tanto la perfezione ma i luoghi che hanno un’anima. Falernum è uno di questi, parte importante della cultura urbana di Copenaghen. Mangerete piatti che si ispirano alla cucina spagnola, al sud della Francia e anche un po’ all’Italia, ma soprattutto che nascono dalle idee di Kenn che con il suo notevole gusto e creatività riesce a fare la differenza.

    Brace

    brace copenaghen

    Facciamo l’ingresso nei piani più alti dell’offerta enogastronomica cittadina e partiamo dal più recente, Brace. In mano all’italiano Nicola Fanetti, classe 1989, e aperto insieme alla moglie Ursula, è il connubio tra la cucina del Nord Italia e quella della Scandinavia. Fanetti ha militato diversi anni a Copenaghen (anche nella cucina del Noma) ed è innamorato dello stile nordico, non solo dei sapori ma delle tecniche e degli approcci.

    Tra i piatti da provare, lo scampo norvegese con mandorle siciliane, levistico (spezia che ricorda il sapore del dado da brodo) e ribes nero, il luccioperca (pesce d’acqua dolce) con pistacchio, mandarino, peperoncino calabrese e orzo fermentato, la cacio e pepe di sedano rapa con latticello, pepe del sichuan e formaggio. Il menù poi varia parecchio, in un percorso degustativo con cui il giovane cuoco presenta la sua sensibilità e creatività, coadiuvato dall’offerta vinicola mai convenzionale, in pieno trend danese. Alte aspettative in una delle vie centrali di Copenaghen.

    Geranium

    geranium copenaghen

    Se volete rendervi conto di cosa sia un ristorante tre stelle Michelin allora dovete andare al Geranium. O meglio, provare ad avere un tavolo, perché la lista di attesa è particolarmente lunga. Rasmus Kofoed, 19° posto nella World’s 50Best 2018, vincitore di bronzo, argento e oro al Bocuse d’Or, è il sacerdote di questo tempio sacro della cucina mondiale.

    Il percorso degustazione è uno solo, ma si può scegliere il numero delle portate; facendolo completo conterete cinque appetizers, altrettanti piatti principali e cinque dessert preparati da una folta brigata di giovani (diversi italiani) che lavora le ultime parti dell’impiattamento in sala così che sia possibile ammirarli. Un servizio maestoso, un rigore ineccepibile in ogni momento dell’esperienza, gli strepitosi piatti del Geranium: uno dei ristoranti più celebrati a livello internazionale per bontà della sala e del lavoro svolto da parte di un team che ha pochi eguali in giro per il mondo.

    Stupisce la complessità di ogni singolo piatto – tra i grandi classici c’è un grande “merluzzo marmorizzato” (“marbled” hake) la cui complessa preparazione richiede della polvere bruciata di steli di prezzemolo, una salsa di latticello e riduzione di mitili, caviale e olio di prezzemolo – , non vi resta che vivere questa esperienza, appena possibile!

    Basalt

    basalt copenaghen

    Nell’hotel AC Hotel Bella Sky Martin Nilsson-Møller si diverte con i propri ospiti, tutti stranieri essendo questo un prestigioso hotel, il più alto della città. Non tutte le portate del percorso sensoriale hanno dato lustro al nome del giovane cuoco ma siamo certi che il miglioramento può essere messo in atto soprattutto con la recentissima apertura del nuovo Sukaiba in cima alla struttura: la sofisticata cultura gastronomica giapponese qui incontra le tradizioni nordiche fatte di sostenibilità e prodotti locali. La brigata è nella mani di Martin che in questo nuovo percorso farà coppia con il cuoco finlandese Juuso Hakanen. Dunque cucina asiatica con movenze nordiche, vista dell’intera città e un grandioso cocktail bar con cui deliziare il pre e il post cena, ma anche il food pairing durante l’esperienza sensoriale.

    Lo street food a Copenaghen

    street food copenaghen

    Per gli amanti del genere, che amano passeggiare e stare all’aria aperta senza rinunciare a qualcosa di buono da mangiare, Copenaghen offre un’ottima scelta di spazi dedicati allo street food o ai mercati coperti colmi di numerose squisitezze o anche semplici birre artigianali. Da non perdere ciò che è appena nato nella nuova zona industriale Refshaleøen, il nuovo mercato con cibo da strada nonché area urbana dedicata alle start-up, all’innovazione e alla creatività in pieno stile nordico. A due passi dall’acqua troverete una cinquantina di truck con cibo, botteghe creative, esperienze culturali e progetti innovativi.

    E nella stessa zona (parliamo di 5000 m² di spazio all’aperto e altri 4000 m² di area condivisa), entro la fine dell’anno, chef Rasmus Munk aprirà il suo nuovo Alchemist, un altro di quei posti in cui la visita sarà d’obbligo, un ristorante che ha portato la città sul tetto del mondo e che ora cambia indirizzo, ma non pelle.

    Se non conoscete ancora Copenaghen, diventerà il vostro pallino, se l’avete già visitata ve ne innamorerete tornandoci, e se già l’amate diventerà la vostra tappa fissa per rimanere sempre aggiornati sulla sua gustosa vita. Avete visitato la capitale? Quali sono i vostri ristoranti preferiti?

    Giornalista e gastronomo, collabora con numerose riviste e quotidiani che si occupano di cibo e viaggi tra le quali spiccano La Stampa, Dove e la Gazzetta dello Sport. I suoi piatti preferiti sono gli arrosticini (ma che siano di vera pecora abruzzese) e gli agnolotti del plin con sugo di carne arrosto. Dice che in tavola non può mai mancare il vino (preferibilmente Trebbiano Valentini o Barbaresco Sottimano).

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