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Com’è Cambiato Il Bon Ton A Tavola

Adriana Angelieri

E’ in agguato la neo-cafonaggine. Ecco come prevenirla.

Di Martino Ragusa

Siamo sicuri di saperci ancora comportare bene? Che la “buona educazione” che ci è stata insegnata sia ancora in vigore? Siamo certi che nel frattempo non sianso state abrogate alcune regole e aggiunte altre? Sospettiamo proprio di sì. In questi anni l’evoluzione del costume è talmente frenetica che un solo decennio addietro rischia di essere vissuto come “il bel tempo che fu”. Quindi, se non vogliamo correre il pericolo di vederci appiccicata addosso l’etichetta di neo-cafoni, ci conviene pensare all’opportunità di un aggiornamento.bicchieri e posate
Parliamo dalla tavola, da sempre il luogo a più alto rischio di gaffe e banco di prova che prima o poi, a chi più a chi meno, ha creato in tutti momenti di imbarazzo. Certo, ormai sappiamo orientarci tra bicchieri e posate ora in deciso sovrannumero. Ma oggi le difficoltà sono altre e riguardano il contesto psicosociologico dell’invito. Di qui una sfilza di neo-maleducazioni, alcune delle quali già in agguato prima ancora di metterci a tavola.

Neo-dinamica dell’invito perfetto

E’ autunno. Si torna dalle vacanze e si ha voglia di rivedere gli amici. Sono tanti, il dafare c’è e il tempo è poco. Soluzione: buttarla sul familiare, dimenticando che la famiglia è anche il luogo di sottili violenze consumate in nome dell’intimità. Squilla il telefono. E’ Giulia che invita Carla a cena. Dopo i saluti e l’invito a cena, scatta la neo-cafonata: “Avrei un’idea: visto che siamo come sorelle, al posto del solito vino, perchè non mi porti quel magnifico roast-beef che ti viene così bene? Sai, siamo in otto e io ho un sacco di cose da fare. Per il contorno non ti preoccupare perchè l’insalata la faccio io. spuma di mortadellaLa pasta invece la fa Piera che viene un’ora prima. Che dici, a qualcuno verrà in mente di portare il dolce o arriverà la solita felce? Sai che faccio? Telefono a Mariuccia e le dico di fare la sua  charlotte di pesche. Ah, per favore, alleggeriscimi e chiamala tu. Anzi,  già che ci sei, chiama pure Giorgio e chiedigli se mi porta la sua mitica spuma di mortadella per l’antipasto.”
Come si fa a rispondere per le rime senza rompere l’amicizia? Carla deve dire addio al suo sabato pomeriggio e correre dal macellaio a comprare un roast-beef da due chili e mezzo prima di mettersi al telefono.

Poi c’è quella o quello che sottoporrà gli ospiti alla gogna di specialità dichiarate casalinghe ma dall’inconfondibile sapore di rosticceria, a valanghe di salumi che ammazzano la dieta di un mese, all’incubo di insalate di riso (o di pasta) fatte in due e due quattro con wurstel, residui di formaggi tagliati a dadini, chicchi di mais in scatola e di quanto stava vagando per il frigo. porzione piccola di formaggioMa c’è anche quella che, sempre per mancanza di tempo, ha preparato, qualunque sia il clima, il cotechino precotto con i fagioli in scatola. Solo che lei mangia la mozzarella perché è a dieta, noi siamo obbligati a finire tutto il cotechino se no si butta ed è un peccato. All’estremo opposto c’è la minimal, che dopo avere smangiucchiato le merendine dei figli tutto il giorno, ci invita a digiunare presentandoci un piatto di nuova cucina consopra un disegnino fatto con un candido formaggino quadrato di provenienza Usa, un ravanello tagliato a fiore, due cetriolini che fanno le foglie e, in onore del marito tifoso del Milan, due cucchiaiatine di finto caviale, una rossa e l’altra nera. Per fortuna che al ritorno a casa si può sempre contare sulla scorta di spagetti, olio e peperoncino.

 La conversazione

Passando agli ospiti, la palma della maleducazione va sempre a chi si tiene il telefono acceso in tasca. A metà boccone il telefono suona. Neppure fosse stato punto da una vespa, il nostro amico scatta di colpo, fruga nelle tasche e si produce in una conversazione sempre troppo lunga e quasi compiaciuto dell’ascolto degli altri commensali costretti ad ammutolirsi per non disturbarlo. Oltretutto, il contenuto della conversazione non è per niente eccitante. Mai che si ascolti, che so, di un accordo per svaligiare una banca, di una rivelazione da brivido su uno dei presenti. Niente! Solo cretinate prolisse. Peggio ancora, chi vuol fare l’educato e va a rispondere contro un angolo con l’aria clandestina di chi sta facendo la pipì per strada contro un muro. Il fondo,comunque, lo tocca quello con lo smart phone, che ogni tanto si fa un giro veloce per vedere se ci sono novità sulla sua bacheca facebook. Sempre a tavola e sotto gli occhi di tutti.

Telefonini permettendo, comunque, a tavola vige sempre l’obbligo della conversazione. Una volta le regole sugli argomenti che si potevano trattare senza offendere la dignità del desco erano ferree: era sconveniente parlare di soldi, di malattie che non fossero un lieve raffreddore, delle parti del corpo normalmente coperte e soprattutto non erano consentite le parolacce. Oggi le regole sono cambiate. Non sono più le sole cosce del pollo a poter essere nominate, ma anche quelle della scosciatissima amica assente e dal flirt facile.cosce di pollo al forno Così come è più che ovvia la conversazione, ormai trita, su tette rifatte sempre di signore assenti. Novità zuccherose, i total lifting maschili e i glutei  siliconati che danno l’impressione di sedersi sempre su un letto ad acqua.
Le parolacce non sono tassativamente vietate ma a discrezione dei padroni di casa. Bisognerà attendere il loro primo colpo di ca… per mollare i propri. Se non arriva, è meglio trattenersi. Al contrario, è bene evitare conversazioni un tempo ritenute neutrali come il proprio lavoro, un argomento che se una volta poteva destare curiosità o interesse oggi blocca l’appetito. Sia che siamo disoccupati, sia che siamo stressati dall’iperattività, il lavoro è un problema per tutti, un’angoscia da rimuovere con fermezza durante il relax di un convivio.
Ricordiamocelo bene: il nostro lavoro, di solito, non interessa nessuno. Ben che vada, suscita commiserazione o invidia, mai un interesse reale. A meno che non dichiariamo di essere astrologi pronti a fare l’oroscopo a tutti, mercenarie del sesso o gigolò.

Un po’ di cavalleria

Infine, un accenno alle regole che sembravano superate e non lo sono. Cari signori, anche se la vostra vicina di tavola non ha le braccia ingessate, fate lo sforzo di versare nei suoi bicchieri l’acqua e il vino prima di riempirvi i vostri. Sarà un gesto dall’aria retrò, ma verrà molto apprezzato anche dalla più accanita sostenitrice delle pari opportunità. Se, come dovrebbe essere, le dame al vostro fianco sono due, una per lato, cominciate dalla più anziana, ma senza fare la gaffe, vi giuro autentica, di un giovanotto che, esortato a rispettare questa regola, chiese candidamente alle sue vicine: “chi di voi due è la più anziana?”.

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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