Biologico, sostenibile e “zero waste”: il cibo del futuro nel dibattito al SANA 2018
Pensare al cibo del futuro significa immaginare l’evoluzione tecnica, culturale ed economica della società, anticipando anche gusti e tendenze potenzialmente molto diverse da quelle odierne. In un dibattito tenutosi al Sana 2018 di Bologna, si è cercato di ipotizzare come potrebbe essere l’alimentazione nei prossimi decenni, coinvolgendo esperti di vari ambiti del food. Le nostre abitudini cambieranno davvero? Alcune caratteristiche della situazione attuale possono suggerirci indicazioni interessanti per formulare delle previsioni. Il progresso tecnologico e il contrasto agli sprechi, con tutta probabilità, saranno aspetti sempre più in primo piano.
Il cibo del futuro al Sana 2018
La trentesima edizione del Salone del biologico e del naturale ha ospitato un incontro interessante e certamente ambizioso per la tematica trattata, dal titolo “Il futuro del cibo: bio c’è”. Tentare di prevedere l’alimentazione del futuro, infatti, è un’impresa complicata, per la quale sono necessarie riflessioni sui consumi e sui food trend attuali, ma anche sull’andamento produttivo negli ultimi anni e sulle tecnologie in via di sviluppo. Per impostare la visione di un possibile scenario, sono stati invitati otto esperti operanti in ambiti diversi del settore alimentare, con competenze imprenditoriali e accademiche. A introdurre e moderare il dibattito – organizzato da CCPB, ente di certificazione per prodotti biologici ed ecosostenibili – sono stati Carlo Alberto Pratesi, docente di Marketing, innovazione e sostenibilità all’Università Roma Tre, e Massimo Marino, ingegnere ambientale e cofondatore di Life Cycle Engineering. Ognuna delle personalità coinvolte ha proposto la sua idea di cibo del futuro, in base alle proprie conoscenze e sensibilità.
Nell’introdurre la discussione, Fabrizio Piva di CCPB ha sottolineato le basi ideali del bio, che non prevede un ritorno alle logiche e alle tecniche del passato, bensì una metodologia rispettosa dell’ambiente e della salute, aperta alla tecnologia e rivolta al futuro. La mission aziendale di questo organismo di certificazione, inoltre, mira a diffondere il più possibile i prodotti biologici, che devono essere popolari e alla portata di tutti.
Linee guida per uno sguardo sull’alimentazione del futuro
Pratesi, in seguito, ha tracciato alcune linee guida per ipotizzare una visione sull’alimentazione del futuro, che in sintesi non possono prescindere da questi tre punti.
- Conoscere i fenomeni del presente e del passato, basandosi su informazioni e dati oggettivi, nella consapevolezza dei molti elementi in gioco, che possono influenzarsi a vicenda.
- Individuare i veri temi cruciali legati al settore, come i problemi della scarsità e dello spreco di cibo, dell’inquinamento e del riscaldamento globale, temi correlati e già oggi decisivi. A questi va aggiunta una panoramica sugli stili alimentari, sempre più identificativi per i cittadini.
- Riconoscere il valore delle scelte attuali – a partire da quelle del consumo quotidiano – sull’orientamento degli scenari futuri.
Dopo queste considerazioni, Marino ha individuato quattro macro tematiche nel discorso sul cibo del futuro.
- L’aspetto funzionale dell’alimentazione, che è necessaria alla vita.
- Le proposte e gli interventi per la lotta allo spreco, sempre più sentita dai cittadini.
- L’educazione alimentare, fondamentale per la salute e per formare individui consapevoli.
- L’impatto ambientale del settore agroalimentare, che pesa grandemente sulle condizioni del pianeta.
Conservabilità e ricerca genetica
A introdurre il tema della biodiversità agricola e della selezione di frutta e verdura – argomenti sempre più sentiti e dei quali ci siamo occupati nei nostri approfondimenti sui frutti dimenticati – è stato Luigi Cattivelli, del Centro di ricerca genomica e bioinformatica CREA. Il grado di conservabilità oggi determina il successo commerciale dei prodotti agricoli, mentre la ricerca genetica mira a ottenere varietà resistenti ai parassiti e alle malattie, avversità che normalmente richiedono notevoli quantitativi di pesticidi e agrofarmaci. Il cibo del futuro, quindi, non potrà prescindere da questa evoluzione tecnica, pur senza negare il piacere del palato e la salubrità per il consumo umano.
Economia circolare e lotta agli sprechi
Valentina Massa di Dalma Mangimi ha trattato per prima il tema degli sprechi alimentari, parlando del recupero dei cosiddetti ex prodotti alimentari nell’industria mangimistica. Nei prossimi decenni è prevedibile un impegno crescente contro il food waste, pertanto questa soluzione rappresenta già un esempio virtuoso di economia circolare per nutrire il bestiame, da sviluppare ancora. In questo filone si può iscrivere anche il contributo di Umberto Luzzana di Skretting, esperto di acquacoltura. Il consumo di pesce è in costante crescita, e nel 2014 si è verificato lo storico sorpasso del prodotto allevato sul pescato, dato che evidenzia l’importanza di nutrire gli esemplari in modo sostenibile ed economico. Sono le farine di pesce da recupero, gli insetti, le alghe e altri sottoprodotti a soddisfare questo fabbisogno, con metodologie che negli anni di là da venire dovranno essere ulteriormente migliorate. Anche Andrea Dama di Lipitalia 2000, azienda che alleva insetti per produrre mangimi, ha arricchito la discussione su questi temi. I sottoprodotti agricoli possono essere usati per alimentare larve e altri invertebrati, ricchi di proteine e parchi nella richiesta di risorse, in un ciclo senza sprechi ed economicamente vantaggioso.
Come si evolverà il mondo del bio?
L’intervento di Massimo Monti di Alce Nero ha delineato l’attuale situazione del mercato del biologico, segmentato e sempre più competitivo, ipotizzando le tendenze del futuro. La crescita commerciale, non dovrà dissociarsi dalla qualità finale e dalla tipicità dei prodotti, sempre nel rispetto dell’ambiente. La sfida per questo settore consiste proprio nel mantenere i valori originari del bio, evitando un eccessivo schiacciamento verso un business crescente, alimentato dalla richiesta dei consumatori, in continua ascesa. In questo discorso si inseriscono anche le questioni del controllo e dei casi di biologico falso, nonché la contrapposizione fra piccole realtà e grandi aziende, sempre più interessate a entrare in questo mercato.
A testimoniare questa tendenza è la scelta di Barilla, che, come ha illustrato Luca Ruini, ha deciso di produrre una propria linea di prodotti bio. Nell’alimentazione del futuro, probabilmente, avranno sempre più peso gli stili alimentari vissuti quasi come nuove religioni, ma anche i problemi riguardo alle disuguaglianze, nel contrasto che vede coesistere la malnutrizione e i danni dovuti all’obesità, in quadri sociali spesso molto diversi fra loro. Anche il dilemma sulla destinazione dei terreni e sull’uso delle coltivazioni per produrre carburanti, secondo Ruini, sarà sempre più rilevante e divisivo.
Le preferenze di chi acquista
Nel suo contributo, Renata Pascarelli ha anticipato i contenuti dell’ultimo rapporto realizzato da Coop Italia sui consumi degli italiani, sempre più attenti all’alimentazione, con una concentrazione quasi maniacale, “da pornomania”. In base alle informazioni raccolte da Coop, il cibo del futuro per essere desiderabile dovrà essere:
- sano
- sicuro
- nutrizionalmente equilibrato
- gustoso
- etico
- dal prezzo accessibile.
Proseguendo questa sintesi conclusiva, in base a un sondaggio condotto fra chi ha assistito al dibattito, il cibo del futuro, in ordine di importanza, dovrà essere:
- biologico
- rispettoso dei diritti umani
- coltivato con tecnologie di precisione
- prodotto recuperando scarti alimentari
- bilanciato nutrizionalmente
In entrambe le liste, è interessante notare quanto si siano dimostrati preminenti i valori legati all’etica nelle preferenze alimentari, ma resta sul tappeto l’altrettanto importante questione del prezzo, che ancora frena gli acquisti biologici. Secondo Monti e Ruini l’efficientamento delle coltivazioni, le economie di scala e le nuove tecnologie potranno rivelarsi strumenti indispensabili per contenere i costi, anche se oggi la sfida per rendere il bio alla portata di tutti sembra ancora abbastanza lontana dall’essere vinta.
In chiusura, Marino ha individuato quattro leve fondamentali per il cibo del futuro, che si qualificherà intorno alla tecnologia, alla riduzione degli sprechi, all’educazione alimentare e al consumo, ma anche alla comunicazione dei valori basilari dell’alimentazione.
Secondo voi come sarà il cibo del futuro?