Bread for Peace: da Alessandria all’Ucraina un ponte per la pace

Angela Caporale
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    Il pane nasce dal mix di ingredienti più semplice che ci sia. Farina e acqua, una spinta di lievito, un pizzico di sale e il gioco è fatto. Il pane si fa così in tutto il mondo ed è per questo che non può esserci un cibo migliore per costruire ponti, relazioni e connessioni tra persone fisicamente lontane, dando loro modo di sentirsi più vicine. Forti di questa convinzione, Pausa Café e Nova Coop hanno dato avvio al progetto “Bread for Peace – Farina, Pane e Grissini per la Pace in Ucraina”. Chi sono i protagonisti di questo percorso? Scopriamolo insieme!

    Bread for Peace, un sostegno agli agricoltori delle zone più colpite dalla guerra

    Sidhe/shutterstock.com

    L’Ucraina è uno dei maggiori produttori al mondo di grano. Con i suoi ettari e ettari di terreni coltivati fino allo scoppio della guerra contribuiva a fornire tutti i Paesi europei e non soltanto. Secondo i dati FAO, il Paese coltiva il 10% del frumento tenero destinato alla panificazione su scala globale, copre circa il 3% delle importazioni italiane ed è fondamentale per la sopravvivenza di centinaia di migliaia di persone. 

    Sebbene non si tratti della prima e più visibile conseguenza della guerra, il conflitto ha messo in grossa difficoltà il comparto agricolo ucraino, indebolendo ulteriormente la popolazione e togliendo non soltanto l’opportunità di guadagno legata alle esportazioni, ma anche la materia prima da utilizzare in Ucraina stessa.

    Come ci ha raccontato a inizio anno il vice-direttore generale della FAO, Maurizio Martina, il passo dalla crisi politica a quella alimentare è breve. L’allerta dell’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di alimentazione e agricoltura è massima perché il numero di persone esposte alla povertà è in crescita, i dati suggeriscono che l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile “Zero Fame” non sarà raggiunto nei tempi previsti e, al contrario, aumenta il rischio sanitario.

    In questo  contesto incerto e preoccupante, la cooperativa Pausa Cafè di Alessandria ha dato il via ad un progetto virtuoso dedicato al grano, vero e proprio “oro” ucraino, ma anche immancabile protagonista della dieta mediterranea.

    Bread for Peace ha l’obiettivo di acquistare i cereali dai piccoli agricoltori della regione di Leopoli, in Ucraina appunto, trasportando la materia prima in Italia. Qui il grano viene macinato per produrre farina che viene impastata e utilizzata all’interno del panificio della Casa di Reclusione San Michele di Alessandria. I prodotti – pane, grissini, farina – vengono poi venduti nei punti vendita di Nova Coop, partner del progetto.

    Una filiera sicura e pulita che stimola l’inclusione e il dialogo

    Foto di Danyl Yakymiv per Pausa Café

    Sono tanti i fattori virtuosi del progetto Bread for Peace, a partire dalla convenzione che la cooperativa Pausa Cafè ha instaurato con la Camera dell’Agricoltura di Leopoli, una connessione solida e vicina agli agricoltori che permette di mantenersi sempre in ascolto di quanto accade in Ucraina. Sono 72 le imprese già coinvolte nel progetto e oltre 230 i quintali di grano giunti in Italia. È sempre la cooperativa piemontese ad occuparsi delle importazioni che avvengono via terra e senza intermediazioni. Un ulteriore elemento di connessione diretta tra le due regioni. Il prezzo stesso riconosciuto ai contadini e produttori agricoli è leggermente più alto rispetto a quello di mercato, un segnale di supporto e sostegno.

    La prima tappa in Italia del viaggio del grano ucraino è  Parma. Qui si trova il Molino Grassi che si occupa della macinatura a pietra: il risultato è un’ottima farina di tipo 1 che viene poi consegnata al panificio della Casa di Reclusione di Alessandria.

    Qui è dal 2010 che si panifica. Un percorso lungo, ideato e curato da Pausa Cafè, che è valso anche numerosi riconoscimenti. In occasione di Expo 2015, per esempio, il pane prodotto dai detenuti è stato scelto come protagonista degli stand e delle attività di Identità Golose. Ma il pane di Alessandria è stato scelto anche da alcuni chef per la fornitura di ristoranti di alto livello. Due nomi su tutti? Carlo Cracco e Andrea Ribaldone.

    Oggi il pane, cotto in un grande forno a legna, utilizzando lievito madre, si arricchisce di un ingrediente che ha un ulteriore valore simbolico e nutrizionale: la farina prodotta con il grano ucraino. A lavorare nel panificio al progetto sono oggi 8 persone, detenuti della Casa di Reclusione che possono, in questo modo, imparare un mestiere e costruirsi la cassetta degli attrezzi per un futuro lavoro fuori dalle mura del carcere. Ogni settimana il panificio del “San Michele” produce circa 500 kg di pane e grissini, oltre ai pacchi di farina confezionati con il logo del progetto su cui spiccano i colori della bandiera della pace. 

    La circolarità della solidarietà: dai prodotti venduti alle sementi

    Foto di Pausa Café

    Pausa Cafè ha coinvolto nel progetto di Bread for Peace anche Nova Coop, una delle sette grandi cooperative del Gruppo Coop attiva, per l’appunto, in Piemonte. Pane, grissini e farine realizzate nell’ambito del progetto sono, infatti, distribuiti e venduti anche al pubblico in tutti i negozi della rete.

    La maggior parte dell’incasso è necessario per sostenere la prosecuzione del progetto, ma i promotori hanno voluto che 30 centesimi per ogni confezione venduta fosse destinata all’acquisto di sementi e attrezzature agricole per le imprese partner della regione di Leopoli. Circa 300 quintali di sementi sono già stati consegnati agli agricoltori ucraini che, secondo le stime di Pausa Cafè, avranno così le risorse per realizzare la prossima semina e mettere in sicurezza la campagna agraria. Si calcola, infatti, che il prossimo anno il raccolto raggiungerà le 200-250 tonnellate di grano tenero, una quantità che assicura prodotti panificati per un mese a circa 30.000 famiglie ucraine.

    Quello innescato da Bread for Peace è un circolo virtuoso in cui solidarietà, dialogo e inclusione sociale si realizzano attraverso la semplicità del pane. Un progetto con benefici concreti che speriamo possa ispirare anche altre realtà!


    Credits immagine in evidenza: Foto di Danyl Yakymiv per Pausa Café

     

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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