birra fatta in casa

Birra fatta in casa: cosa deve sapere chi parte da zero

Giovanni Angelucci
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    Di solito, quando abbiamo tempo da trascorrere in casa, molti di noi si dedicano all’arte della cucina e realizzano splendidi dolci, pizza e pane, e altre gustose ricette da condividere in famiglia. Forse, però, non avevate pensato di provare a fare la vostra birra casalinga! Certamente più complicato di una torta, ma con un po’ di tempo e una buona dose di impegno è comunque fattibile. Ma da dove partire? Oggi, proviamo infatti a capire cosa vuol dire fare birra in casa e, soprattutto, cosa c’è da sapere sul mondo della birra homemade. Non vi forniremo una ricetta (sarà lo step successivo), ma le basi necessarie da cui partire per chi volesse cimentarsi in questa pratica, o chi fosse semplicemente curioso!

    Birra fatta in casa: consigli e nozioni di “base” per chi parte da zero

    birra artigianle

    Mariusz Szczygiel/hustterstock.com

    Quando decidiamo di rimboccarci le maniche e dilettarci nella di preparazione di qualunque prodotto che mangeremo o berremo, è fondamentale conoscere la sua composizione, così come la maniera ottimale per raggiungere lo scopo limitando gli errori. Insomma, con un minimo di base conoscitiva si avrà più “dimestichezza” in ciò che ci si troverà davanti. Ad esempio, riguardo alla birra, è fondamentale sapere che è una bevanda costituita sostanzialmente da quattro ingredienti

    • acqua: va bene quella di rete, se buona al gusto e non eccessivamente “dura”;
    • malti d’orzo: di differente tipologia, in relazione alla ricetta da eseguire;
    • luppolo: ce ne sono diverse varietà e la scelta dipende dalla ricetta; 
    • lievito: fondamentale per la fermentazione, ed è specifico per la ricetta e lo stile.

    A questo punto, ci viene in aiuto Davide Bertinotti che abbiamo deciso di coinvolgere perché è tra gli homebrewer più affermati del panorama nazionale (per chi fosse curioso, qui il suo sito internet). Chi meglio di lui può illustrare i metodi di produzioni e le nozioni base? Inizia con lo spiegarci che “l’orzo viene prima maltato, ossia fatto ‘germinare’: la germinazione produce infatti nei chicchi d’orzo delle modificazioni chimico-fisiche indispensabili per il successivo processo di brassaggio”. Viene poi essiccato, e il malto d’orzo è quindi macinato e cotto in acqua a temperature ben precise, come spiega l’esperto: “attorno ai 65°C, gli enzimi presenti nel malto trasformano gli amidi dell’orzo in zuccheri. Filtrate le trebbie (le scorze dei grani), il liquido zuccherino ottenuto (estratto di malto) viene portato a bollitura con il luppolo, che dà amaro, aromi e principi conservanti”. Infine, continua, “filtrato il luppolo e raffreddato il liquido ottenuto (mosto), si aggiunge il lievito, che provvede a dar via alla fermentazione, ossia la trasformazione di parte degli zuccheri presenti nel mosto in alcol, anidride carbonica e vari composti aromatici”. 

    Produrre la birra homemade: i diversi metodi

    birra spillata

    Anze Furlan/shutterstock.com

    Al momento, sappiamo quali sono gli ingredienti per produrre la birra e le fasi più importanti per svolgere correttamente il procedimento. Come è facile immaginare, però, esistono diversi metodi per la produzione casalinga di birra, che sostanzialmente sono tre:

    • utilizzando i kit pronti (con le suddette attrezzature): si tratti di barattoli con estratto di mosto già luppolato;
    • usando l’estratto di malto senza luppolato già aggiunto, più il luppolo ed eventuali grani speciali; in questo modo, ci sarà comunque la praticità del kit, ma può entrare in gioco anche un po’ di (dosata) creatività;
    • adottando il procedimento completo partendo dal malto d’orzo in grani; in questo caso, non si ha un kit e ci si muove utilizzando le attrezzature acquistate precedentemente (sconsigliato per chi è alle prime armi).

    I tre metodi richiedono evidentemente competenze differenti, oltre ad avere anche costi diversi. Quindi, per chi è completamente a digiuno di produzione birraria è caldamente consigliato il primo: è il più semplice, adatto a ogni neofita, oltre che economico e facile da usare, passo dopo passo. Inoltre, iniziare con un kit pronto è la giusta mossa per fare un po’ di esperienza con alcune delle fasi del processo di produzione, come la fermentazione, i travasi e l’imbottigliamento.

    Kit pronti per la birra fatta in casa: cosa contengono? 

    kit birra artigianale

    Trevor Sipos/shutterstock.com

    Come abbiamo visto, il metodo che prevede l’uso dei kit pronti è quello giusto per iniziare e, normalmente, un kit contiene questi strumenti:

    • un fermentatore, una sorta di “bidone” con un rubinetto di scarico, in materiale plastico per alimenti; 
    • un densimetro, per misurare il progresso della fermentazione attraverso il progressivo diminuire della densità del mosto;
    • un gorgogliatore, usato per la fuoriuscita dell’anidride carbonica dal fermentatore durante la fase di fermentazione; serve per impedire la contaminazione del mosto di birra da parte di polvere o altro
    • un rubinetto; 
    • un termometro adesivo a cristalli liquidi;

    Dovrete inoltre procurarvi altri strumenti, che però non fanno parte del kit:

    • bottiglie, tappi e una tappatrice per tappi a corona;
    • accessori vari, come spatole per mescolare e aerare il mosto, tubi per travasare la birra nelle bottiglie, oltre a detergenti e sanitizzanti.

    Kit birra fai da te: quale scegliere e dove comprarli

    Attrezzature e materie prime sono reperibili da fornitori specializzati, sempre disponibili sui loro shop online. Tra i più conosciuti e utilizzati dai “birrai alle prime armi” compaiono Mr Malt, Birramia, Ninkasi, Beer&Wine, Pinta: questi sono alcuni tra i più affidabili e con un catalogo molto ampio.

    Nella sezione “kit per iniziare” del sito Mr Malt, oltre alle diverse proposte tutte entry level, potrete visualizzare anche un video che in maniera davvero semplice illustra i passaggi base per produrre la vostra birra in casa.

     

    Siete pronti per provare a fare i birrai?

     

    Giornalista e gastronomo, collabora con numerose riviste e quotidiani che si occupano di cibo e viaggi tra le quali spiccano La Stampa, Dove e la Gazzetta dello Sport. I suoi piatti preferiti sono gli arrosticini (ma che siano di vera pecora abruzzese) e gli agnolotti del plin con sugo di carne arrosto. Dice che in tavola non può mai mancare il vino (preferibilmente Trebbiano Valentini o Barbaresco Sottimano).

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