Aumentano le richieste, ma calano donazioni ed eccedenze: l’allarme di Fondazione Banco Alimentare

Angela Caporale
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    La guerra, la crisi economica e il clima di incertezza generale stanno condizionando profondamente la quotidianità delle persone in tutta Italia. Nel 2022 è cresciuta la povertà in Italia e 1.700.000 persone si sono rivolte a una delle organizzazioni che fanno parte della rete del Banco Alimentare per ricevere supporto. Un supporto che, secondo quanto riportato da Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare, deve a sua volta far fronte a nuove criticità: il calo delle donazioni e della disponibilità di eccedenze a fronte di un aumento delle richieste e dei costi. A mancare non è il sostegno dei cittadini che, da tempo, rispondono con partecipazione alle iniziative del Banco Alimentare, ma pesa la situazione di generale incertezza.

    Fondazione Banco Alimentare: nel 2022 distribuite 112.707 tonnellate di cibo, l’11% in meno rispetto al 2021

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    Per comprendere la situazione è utile partire dai dati raccolti e resi pubblici dalla Fondazione Banco Alimentare. Nel 2022, infatti, sono state distribuite 112.707 tonnellate di cibo raggiungendo 1.700.000 persone in difficoltà in tutta la Penisola. In media sono stati distribuiti 67 kg di alimenti e altri beni di consumo a ciascun assistito. Si tratta di un dato in calo dell’11% rispetto all’anno precedente. 

    Già dal 2020, il Banco Alimentare ha dovuto trovare nuove strategie per continuare a stare vicino alle famiglie che si trovano in difficoltà. Durante la pandemia è stata sperimentata per la prima volta la colletta alimentare digitale, che permetteva di acquistare nei supermercati aderenti una card devolvendo il suo valore alla Fondazione per fare autonomamente la spesa secondo le necessità. Una strategia che ha permesso di introdurre l’opportunità di donare anche facendo la spesa online.

    Tuttavia la maggior parte degli alimenti distribuiti dai volontari della onlus, attiva dal 1989, provengono da altri canali anch’essi condizionati dalle crisi degli ultimi anni. Da dove arrivano, quindi, i beni donati dal Banco Alimentare?

    Fondi pubblici, imprese e donazioni private: da dove si raccolgono i beni da donare

    Dal pubblico al privato, dall’Unione Europea al singolo cittadino. Ciascuno può fare la sua parte per contribuire al sostegno delle famiglie in difficoltà. E, nonostante il calo globale delle donazioni nel 2022, ci sono anche alcuni segnali di speranza. 

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    Il sostegno pubblico e l’aumento dei prezzi

    Il 53,5% degli alimenti proviene da due programmi erogati dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea), in particolare il Fondo di aiuti europei agli indigenti (Fead) e il Fondo Nazionale (Fn). Agea è un organismo intermedio emanato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che, tra i vari compiti, promuove bandi dedicati agli aiuti sociali che permettono la distribuzione di prodotti alimentari alle persone in difficoltà con l’obiettivo di favorire l’uscita dall’emarginazione e dalla povertà, coerentemente con il primo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Questi bandi possono attingere sia a fondi comunitari (tramite il Fead) sia nazionali (tramite il Fn) e permettono ad Agea di acquistare prodotti alimentari a organizzazioni caritatevoli affinché queste stesse possano distribuirli alle persone e alle famiglie in difficoltà. Nel 2022, gli alimenti distribuiti grazie a questa linea di supporto hanno registrato un calo del 14% – riporta il Banco Alimentare – passando da 70.398 tonnellate a 60.347. La causa non risiede in una variazione dei fondi a disposizione, ma all’aumento dei costi delle materie prime e di produzione.

    Filiera e GDO: più sostenibili e con meno eccedenze

    Industria e Grande Distribuzione Organizzata insieme rappresentano il 34,8% degli alimenti raccolti dal Banco Alimentare e, anche in questo caso, si è registrato nel 2022 un lieve calo: -1% da parte delle imprese e -3% dalla GDO. Interessante è il perché, sempre secondo quanto riporta il Banco Alimentare. La guerra in Ucraina ha avuto un importante impatto sulla filiera agroalimentare e sulla distribuzione: l’aumento dei costi delle materie prime e del prezzo dell’energia ha portato, a volte costretto, molte aziende ad implementare politiche di ottimizzazione energetica, produttiva e distributiva. Di fatto, le aziende in Italia hanno ridotto le eccedenze, portando ad una diminuzione di quello che il Banco Alimentare può recuperare. L’efficientamento è senza dubbio una buona notizia, dal concreto impatto positivo sull’ambiente. E’ necessario, però, tenerne conto nelle sedi istituzionali per far sì che un miglioramento del grado di sostenibilità non si trasformi in una ridotta capacità di far fronte ai bisogni delle persone.

    Un’area che è stata sviluppata dalla Fondazione proprio per differenziare le opportunità di raccolta è quella del recupero di cibo cotto e fresco in eccedenza nella GDO e nella ristorazione collettiva. È stato inaugurato un programma che si chiama Siticibo. In un anno sono stati attivati ben 1900 punti di raccolta in tutta Italia includendo hotel, mense aziendali e ospedaliere, refettori scolastici, esercenti e simili. Proprio la ristorazione ha portato un incremento del 34% delle donazioni, frutto della ripartenza dell’area collettiva dopo due anni di difficoltà. Nel 2022 in questa maniera è stato possibile raccogliere ben 15.992 tonnellate di cibo.

    Donazioni private, verso la Giornata della Colletta alimentare

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    Infine i semplici cittadini possono contribuire alla raccolta di cibo, non soltanto collaborando come volontari alle attività della Fondazione Banco Alimentare, ma anche tramite le collette. Ogni anno nel mese di novembre viene organizzata la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare che favorisce la partecipazione dal basso grazie al coinvolgimento contemporaneamente di tutte le organizzazioni affiliate al Banco Alimentare. Lo scorso anno, la sola iniziativa della Giornata Nazionale ha contribuito al 6,7% degli alimenti distribuiti durante l’anno.

    Partecipazione e consapevolezza sono elementi chiave quando pensiamo alla raccolta alimentare dei privati. Non tutti gli alimenti sono adatti e, allo stesso tempo, è utile evitare di esagerare con prodotti a breve scadenza. La deperibilità è un problema per la distribuzione e il rischio è di generare ulteriore spreco e inquinamento. Al contrario, è consigliato optare per prodotti a lunga conservazione e confrontarsi, prima di fare la spesa, con i volontari: sapranno suggerire quali sono i cibi e i prodotti di cui c’è concretamente bisogno sul territorio. In questo modo non soltanto chiunque voglia partecipare alla colletta è guidato ad una donazione più efficiente, ma gli stessi volontari possono essere di aiuto per le persone che ne hanno più bisogno. 


    Credits immagine in evidenza: Africa Studio/shutterstock.com

     

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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