Povertà e insicurezza alimentare: a Roma un Osservatorio per farle uscire dall’invisibilità

Angela Caporale
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    Crescono le diseguaglianze in Italia, e sono decine di migliaia le persone che non hanno pieno accesso al cibo e a un’alimentazione sana. Nel 2020 a Roma si è toccato il picco di 140.000 persone che hanno richiesto aiuti alimentari, ma è ancora molto complesso mappare completamente il fenomeno. Proprio per favorire una raccolta dei dati più accurata e delle politiche che sappiano rispondere a bisogni concreti è stato istituto l’Osservatorio Insicurezza e Povertà Alimentare realizzato dal Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente sul territorio della Città Metropolitana di Roma (CURSA). Inaugurato nel 2022, il CURSA ha presentato nel mese di gennaio i risultati di questo primo anno di attività dedicato all’analisi della situazione nel quadro della giustizia sociale. 

    Per approfondire i risultati abbiamo intervistato il professor Davide Marino, docente e responsabile dell’accordo di collaborazione siglato dal CURSA con la Città Metropolitana di Roma Capitale per la costruzione del “Piano del Cibo”.

    Osservatorio sull’Insicurezza e la Povertà alimentare nella Città Metropolitana di Roma

    L’idea che una gestione integrata delle politiche alimentari sia fondamentale anche a livello locale è ormai consolidata nelle principali città europee. In Italia, Milano è stata la prima a dotarsi di uno strumento dedicato al diritto al cibo, seguita nel 2019 proprio da Roma che ha approvato la “food policy” cittadina. L’obiettivo è individuare, grazie al coinvolgimento anche della società civile, quali siano le azioni concrete da poter attuare per essere collettivamente e individualmente più sostenibili. Tra le aree di azione ci sono, ad esempio, la lotta contro gli sprechi, il miglioramento della gestione dei rifiuti, il sostegno a forme agricole non intensive e rispettose dell’ambiente.

    obiettivi food policy

    Fabiano’s_Photo/shutterstock.com

    La conoscenza del territorio è fondamentale per far sì che le politiche orientate allo sviluppo sostenibile siano efficaci. L’Osservatorio sull’Insicurezza e la Povertà Alimentare assume proprio un ruolo di questo tipo: raccogliere, ascoltare e analizzare quanto accade davvero sul territorio non soltanto del Comune di Roma, ma dell’intera Città Metropolitana (la ex provincia). In totale sono 122 i Comuni coinvolti, sebbene Roma sia il più rilevante sia per estensione che per popolosità.

    Il professor Marino spiega: “abbiamo lavorato per l’elaborazione del Piano strategico metropolitano sui temi del cibo. Questa collaborazione ci ha permesso di renderci conto che povertà e insicurezza alimentare fossero fenomeni presenti in maniera considerevole e che fosse necessario mapparli.” Da qui, dunque, la nascita dall’Osservatorio: uno strumento per monitorare la multifattorialità di una questione che tocca il diritto al cibo, la lotta contro la fame e la povertà ed evidenzia criticità di tipo economico, sociale e culturale.

    Povertà e insicurezza alimentare: perché vanno mappate

    È l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) a definire la sicurezza alimentare come una situazione in cui  “tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico, sociale ed economico ad alimenti sufficienti, sicuri e nutrienti che garantiscano le loro necessità e preferenze alimentari per condurre una vita attiva e sana”. Di conseguenza i ricercatori del CURSA descrivono la povertà alimentare come “la condizione opposta, ovvero l’incapacità o l’incertezza di poter accedere a una quantità sufficiente di cibo sano, nutriente e che rispetti le preferenze individuali.”

    Nataly Mayak/shutterstock.com

    Una condizione di povertà alimentare e insicurezza significa, in pratica, difficoltà economica ad accedere al cibo, ma anche una rarefazione dei punti vendita oppure l’assenza di strutture di aiuto alimentare. “In alcune aree vivono persone con redditi bassi, con poca scelta alimentare nelle vicinanze, magari anziani o non automuniti, e dove anche l’associazionismo fatica a trovare spazi e volontari: queste zone si chiamano ‘deserti alimentari’ e abbiamo avuto modo di individuarle sulla mappa del territorio analizzato. Il diritto al cibo” aggiunge Marino, “dovrebbe essere fondamentale e garantito a tutti, non possiamo ignorare queste aree sebbene ci abitino ‘meno’ persone.”

    Come lavora l’Osservatorio

    Avviato un anno fa in via sperimentale, l’Osservatorio opera su diversi piani e obiettivi. In primo luogo, viene monitorata l’accessibilità al cibo sano in relazione ai prezzi: “non poter seguire una dieta sana” spiega il docente, “significa che le persone si sfamano senza però nutrirsi in maniera adeguata. Tra le conseguenze ci sono diversi problemi di natura sanitaria, in particolare l’aumento del rischio di sviluppo di malattie cardiovascolari come obesità e diabete, ad esempio.”

    Un secondo campo d’azione riguarda l’ascolto dei singoli territori. L’Osservatorio, infatti, permette di raccogliere dati in ogni singolo Comune o Municipalità per quanto riguarda Roma. In questo modo è possibile identificare in maniera molto precisa la tipologia di eventuali criticità e come variano anche a pochi km di distanza. 

    donazioni cirfood merenda

    Pearl PhotoPix/shutterstock.com

    Terza area di analisi riguarda le modalità e la diffusione delle reti di aiuto alimentare. “Abbiamo voluto osservare anche quella che abbiamo definito come ‘filiera della solidarietà’, ovvero l’insieme di iniziative, associazioni e progetti che svolgono un ruolo di supporto alle persone” spiega Marino. È emerso come ciò avvenga attraverso due canali: da un lato, gli acquisti dell’AGEA (l’agenzia per le erogazioni in agricoltura) attraverso il Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti e altre modalità finanziate dal pubblico, dall’altro le donazioni di eccedenze alimentari da supermercati, aziende, ristoranti e cittadini. Quest’ultima prassi, di grande impatto sul territorio, è favorito dalla Legge Gadda, sottolinea il CURSA, poiché incoraggia il recupero sociale degli alimenti che altrimenti andrebbero buttati e sprecati. 

    Genitori single e persone sole: i più preoccupati dall’insicurezza alimentare

    Seguendo la metodologia sviluppata dalla FAO, dunque, l’Osservatorio ha individuato le categorie di persone che più spesso sono esposte al rischio di povertà e insicurezza alimentare. Su tutto il territorio della Città metropolitana sono i genitori single e le persone sole a essere più spesso preoccupate di non avere risorse a sufficienza per poter mangiare e nutrire la propria famiglia.

    Come spiega il professor Marino, “abbiamo osservato l’indice di aderenza alla dieta mediterranea, riconosciuta come globalmente salutare ed equilibrata, per capire che tipo di alimentazione seguono le persone e abbiamo rilevato un dato basso. Ciò significa che solo una parte ridotta del campione consuma pasti salutari.”

    I primi dati raccolti dall’Osservatorio sono stati raccolti  in un primo testo pubblicato nel mese di ottobre 2022, ma si tratta soltanto delle prime elaborazioni. Da queste, però, “appare già chiaro che il problema della povertà alimentare non riguarda solo persone emarginate oppure che vivono per strada. Esiste una errata percezione del fenomeno perché lo stigma sociale è ancora profondo. Chi chiede aiuto alimentare si vergogna, talvolta addirittura rinuncia alle opzioni di supporto trovandosi quindi in una condizione di ancor peggiore difficoltà e di invisibilità.”

    L’Osservatorio, proprio in virtù della capacità di raggiungere i territori, vuole rappresentare uno strumento nelle mani della politica per compiere azioni concrete, capaci di rispondere ai bisogni reali delle persone, coerentemente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Il CURSA ha compiuto il primo passo, ascoltando, raccogliendo e condividendo informazioni preziose per favorire il pieno rispetto del diritto universale di accesso al cibo.  


    Immagine in evidenza di: addkm/shutterstock.com

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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