panino a scuola

Panino a Scuola: cosa ne pensa Federconsumatori?

Matteo Garuti

Il tema del panino a scuola continua a interessare il mondo scolastico e soprattutto le famiglie, che in determinati casi vedono nell’abbandono del servizio mensa un’opzione preferibile. Secondo i vari punti di vista delle realtà coinvolte, il pasto da casa può essere considerato e vissuto in modo diverso. Da tempo stiamo approfondendo questo argomento, con interviste e articoli tematici che hanno dato voce a molte delle diverse posizioni in campo. Abbiamo ascoltato l’avvocato che si è impegnato per il diritto al pasto domestico, il vicepresidente dell’associazione dei presidi e il fisiologo della nutrizione Enzo Spisni, solo per citare alcune delle personalità coinvolte.

Proseguendo su questa linea, stavolta abbiamo interpellato Simonetta Cervellini, vicepresidente di Federconsumatori, che ci aiuterà ad avere un quadro più completo sulla scelta del panino a scuola. Nell’intervista abbiamo toccato alcune delle questioni più sensibili relative all’argomento, come le ragioni che possono portare a preferire il pasto domestico, il valore educativo della mensa scolastica, l’aspetto economico e la gestione del pasto da casa.

panino scuola

Panino a scuola e abbandono della mensa: libera scelta, ma…

La vicepresidente Cervellini espone la posizione di Federconsumatori sul tema del panino a scuola, ponendo l’accento sulle difficoltà economiche che spesso le famiglie dei giovani scolari devono fronteggiare. L’associazione, inoltre, pone come obiettivo la soluzione dei contrasti che talvolta si sono palesati tra le famiglie e il mondo scolastico. “La nostra associazione riconosce l’importanza delle libertà di scelta sul tema del panino a scuola, le famiglie devono essere libere di decidere sull’alimentazione dei figli. L’abbandono della mensa scolastica, ad ogni modo, può essere determinato da varie ragioni.”

Perché si sceglie il panino a scuola?

Simonetta Cervellini di Federconsumatori cerca di risalire alla radice della questione, individuando i motivi che possono indurre a preferire il panino a scuola. “Innanzitutto, la domanda che ci siamo posti, e che tutti dovrebbero porsi, è perché proprio in questa fase ci sono molte più famiglie che chiedono di abbandonare il servizio mensa, preferendo il panino a scuola. Sono convinta che per il benessere dei bambini mangiare alla mensa sia sempre preferibile, sia dal punto di vista nutrizionale che considerando l’aspetto sociale inclusivo. Come dicevo, però, bisogna cercare di risalire ai motivi che spingono alcune famiglie a preferire il panino a scuola.”

La qualità e le tariffe del servizio mensa

servizio mensa costi

Federconsumatori ha inquadrato con nettezza le tematiche decisive riguardo alla scelta del panino a scuola. “A nostro avviso, i motivi che portano ad abbandonare il servizio mensa e a optare per il panino a scuola sono essenzialmente due. Il primo consiste nel declino della qualità del cibo offerto dalle mense scolastiche, mentre il secondo è il costo elevato di questo servizio. Entrambi gli aspetti pesano molto, ed è giusto e comprensibile che le famiglie siano attente.”

Eccellenze e carenze

La vicepresidente Cervellini esprime alcune considerazioni generali sul livello qualitativo delle mense scolastiche. “In genere, nelle mense scolastiche c’è un’attenzione apprezzabile per l’utilizzo di cibi freschi, biologici e a chilometri zero. Un aspetto molto importante che incide sulla qualità del cibo offerto è la presenza della cucina all’interno della scuola. Il cibo preparato in loco e non precotto è certamente preferibile.”

Secondo Simonetta Cervellini, la situazione delle mense in Italia è molto differenziata ed è caratterizzata sia da esempi positivi che da casi negativi. “L’alimentazione dei più piccoli è molto importante e va curata nel migliore dei modi. I bambini devono nutrirsi in modo sano e adeguato, soprattutto in caso di necessità specifiche. Nelle scuole in genere c’è questa attenzione, anche se per esperienza diretta posso dire non sempre il cibo offerto è di qualità. Spesso si tratta di cibi precotti e anche poco adatti al gusto dei bambini. Devo dire, comunque, che ci sono tante altre scuole dove il cibo è ottimo. Non a caso, in quelle situazioni le richieste per il panino a scuola sono molto più rare.”

L’educazione alimentare e l’ecologia

ecologia scuola

Il ruolo della mensa scolastica è da considerare a tutto tondo, senza dimenticare la formazione ecologica che può infondere nei bambini. Oltre all’aspetto nutrizionale, è il fattore educativo a rivestire un ruolo decisivo per la formazione dei bambini, anche in chiave ecologica e antispreco. La vicepresidente Cervellini cita l’attenzione per limitare il consumo di plastica fra gli esempi più positivi. “È da apprezzare l’attenzione per il contenimento del consumo di plastica che c’è attualmente nelle mense scolastiche. Assistiamo a un ritorno ai piatti di ceramica o alla plastica lavabile, abitudini più ecocompatibili che è utile imparare fin da bambini. Possono sembrare particolari di poco conto, ma per i più piccoli è importante avere esempi positivi da seguire. Oltre alla cultura del cibo, bisogna conoscere quello che ruota intorno all’alimentazione. La mensa scolastica, quindi, può essere utile per insegnare un’educazione ecologica che fin da bambini bisogna cercare di acquisire. Sappiamo che una corretta formazione in età scolare è decisiva per la crescita e il futuro delle persone, anche in quanto cittadini.”

Panino a scuola: costi e modalità di pagamento

Parlando dell’aspetto economico, la vicepresidente Cervellini si riferisce alle pecche dovute alle modalità di pagamento, che a suo giudizio concorrono nel determinare una scelta a favore del panino a scuola. “Entrando nel tema relativo ai costi, c’è una situazione da evidenziare, della quale in genere si parla poco. Se la mensa si paga mensilmente, a prescindere dalla presenza a scuola del bambino, il costo può non essere giustificato. Si tratta di un’eventualità non rara, perché i bambini, soprattutto se sono piccoli, sono più predisposti ad ammalarsi e a saltare giorni si scuola. In inverno, ad esempio, le assenze possono protrarsi ed essere numerose. Pertanto, a mio avviso, sarebbe più giusto pagare per i giorni nei quali il bambino è effettivamente presente a scuola. Il fatto di dover pagare a prescindere dalla presenza, magari per un mese nel quale il bambino è stato assente per la metà dei giorni, può contribuire a spingere i genitori verso il pasto domestico. Questo può essere un esempio utile per far comprendere le esigenze delle famiglie, che per necessità arrivano a preferire il panino a scuola.”

mensa panino

Famiglie in difficoltà e nuove povertà

Le famiglie in difficoltà economiche tendono a richiedere più spesso il panino a scuola per i bambini. Come sottolinea Simonetta Cervellini di Federconsumatori, le nuove forme di povertà spesso coinvolgono anche la classe media. “I Comuni prevedono forme di aiuto per le famiglie più in difficoltà, rendendo più accessibili le tariffe del servizio mensa. Il problema economico, però, non riguarda più solo le famiglie meno abbienti. Purtroppo, oggi se in una famiglia di ceto medio uno dei genitori perde il lavoro, è facile cadere nella povertà. Anche se spesso per dignità non lo si dichiara, poi si devono adottare economie molto drastiche. È comprensibile che queste realtà incidano pesantemente sulle scelte che si devono fare.”

I genitori possono farsi sentire a scuola

La vicepresidente Cervellini precisa quali sono le sedi opportune nelle quali le famiglie possono confrontarsi con la struttura scolastica. “Ci sono state famiglie che si sono rivolte a noi per sapere come comportarsi. Non abbiamo preso posizione e abbiamo consigliato di rivolgersi alla scuola stessa. Sono scelte che riguardano le singole scuole, dove ci sono il Consiglio dei genitori e il Consiglio degli insegnanti. È in quelle sedi che le famiglie possono farsi sentire.”

Il panino a scuola pesa sull’organizzazione della mensa?

La vicepresidente Cervellini si esprime sull’applicazione pratica del diritto al panino a scuola, senza enfatizzare sui problemi di organizzazione che possono gravare sulle scuole. Secondo Cervellini, infatti, la gestione dei pasti domestici non costituisce un problema. “Non mi risulta che siano molte le scuole che hanno avuto problemi a gestire i bambini con il pasto da casa, all’interno dei refettori. Nei primi tempi possono esserci state piccole difficoltà, che poi sono rientrate dopo una comprensibile fase d’avvio.”

Per le famiglie il panino a scuola è un impegno

mensa

Simonetta Cervellini di Federconsumatori, viceversa, sottolinea le criticità di gestione e organizzazione che gravano sulle famiglie che optano per il panino a scuola. Per i bambini, inoltre, il pasto domestico può rappresentare un peggioramento, a partire dall’aspetto della conservazione durante la giornata. “Il pasto portato da casa per forza di cose non potrà essere conservato correttamente durante le giornate a scuola. Al momento del pranzo, quindi, il cibo potrebbe aver subito degradazioni ed essere poco idoneo al consumo. Per i genitori che lavorano, non è possibile riportare il bambino a casa per il pranzo e riaccompagnarlo a scuola poco dopo.”

Tutti insieme nel refettorio

La vicepresidente di Federconsumatori non ha dubbi sull’organizzazione dei refettori, che devono accogliere i bambini che usufruiscono del servizio mensa insieme a quelli con il pasto da casa. “Il panino a scuola non può assolutamente compromettere la convivialità e la socializzazione della pausa pranzo, su questo non c’è discussione. Innanzitutto perché il refettorio è l’ambiente idoneo al pasto, poi, ovviamente, non possiamo isolare o discriminare i bambini con il pasto domestico. Un’eventuale divisione sarebbe aberrante.”

Le possibili conseguenze della diffusione del panino a scuola

Secondo Simonetta Cervellini, un eventuale aumento degli abbandoni del servizio mensa, accompagnata dalla diffusione del panino a scuola, potrebbe mettere in discussione l’esistenza stessa della mensa scolastica. “È chiaro che se la maggior parte delle famiglie dovesse scegliere l’alternativa del panino a scuola, si rischierebbe di mettere in discussione un servizio universale, che va tutelato e garantito. Proprio per questo credo che sia importante eliminare i due gap che citavo, la carenza di qualità e il costo eccessivo. Fatto questo, sono convinta che non ci saranno molte ‘fughe’ dal servizio mensa.”

panino casa

La mensa scolastica può migliorare, ma non va messa in discussione

La vicepresidente Cervellini, pur riconoscendo le possibili mancanze del servizio mensa, ne sottolinea l’importanza da non mettere in discussione. Sbilanciarsi verso il panino a scuola, secondo Cervellini, sarebbe un errore. “Personalmente sostengo e difendo la permanenza e la prevalenza della mensa scolastica. Bisogna vigilare affinché tutto si svolga nel migliore dei modi, ma è sbagliato andare verso la dismissione di questo servizio. Detto questo, sono convinta che se il servizio sarà di qualità, sano, ecologico e attento ai costi, non sarà nemmeno messo in discussione in futuro. Anzi, dovrebbe essere ampliato. In Italia la mensa è strettamente legata al tempo pieno nelle scuole, non a caso gli utenti principali sono i bambini più piccoli, che di solito frequentano di più il tempo pieno. Anche per questo motivo, l’attenzione da riservare al servizio mensa deve essere massima.”

La vicepresidente di Federconsumatori conclude ribadendo il valore della mensa scolastica, come servizio e come ‘istituzione’.“Quando le famiglie optano per il panino a scuola, non è mai un caso. Io credo che le negatività di cui ho parlato precedentemente vadano eliminate, prima di tutto per andare incontro alle esigenze dei bambini, sia riguardo alla qualità del cibo sia rispetto alle tariffe. Se si rimedia efficacemente alle criticità dovute alla qualità e ai costi sono convinta che le famiglie e i bambini torneranno a preferire la mensa scolastica. E sarà bello e giusto.”

Per approfondire il tema del panino a scuola, può essere interessante leggere i nostri precedenti articoli, incentrati sull’aspetto educativo, pratico e nutrizionale di questa scelta. Abbiamo anche intervistato l’avvocato che ha sostenuto la rivendicazione del diritto al pasto da casa, oltre a proporre un’infografica sui pro e i contro che si possono determinare abbandonando la mensa.

Matteo è nato a Bologna e vive a San Giorgio di Piano (Bo), è giornalista, sommelier e assaggiatore di olio d'oliva, ha collaborato con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell'Università di Bologna. Per Il Giornale del Cibo si occupa di attualità, salute, cultura e politica alimentare. Apprezza i cibi e le bevande dai gusti autentici, decisi e di carattere. A tavola ama la tradizione ma gli piace anche sperimentare: per lui in cucina non può mancare la creatività, "perché è impossibile farne a meno!"

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