Panino libero a scuola: Torino dice sì al pasto da casa
La Corte d’Appello di Torino ha riconosciuto, la settimana scorsa, un nuovo diritto: il diritto al panino libero. In pratica i genitori che non vogliono – o non possono permettersi – che il figlio acceda alla mensa scolastica sono liberi di portarsi a scuola un panino – o altro cibo preparato da mamma o papà –e di mangiarsi quello mentre gli altri bimbi gustano i pasti completi preparati dalle aziende che si sono aggiudicate la gara per la refezione scolastica. Va precisato, per chi non conosce bene la materia, che un bimbo non è costretto a mangiare a scuola: i genitori sono liberi di non iscriverlo al servizio mensa. È un po’ scomodo: bisognerebbe prendere il bimbo durante l’intervallo, portarlo a casa e riportarlo il pomeriggio e non tutti possono permetterselo; chi però non può permettersi – scusate il gioco di parole – la retta, lo fa.
Adesso, dopo la sentenza, si può lasciare il bimbo a scuola mettendogli nella cartella un panino, una mela, un orzotto preparato con cura. Si risparmia la retta e l’andirivieni scuola-casa quattro volte al giorno che per molti è impraticabile. Un giurista potrebbe inquadrare questo diritto nell’ambito dei diritti alla libertà individuale, o all’autodeterminazione. Che cosa c’è di male?
C’è molto, di male. Il pasto a scuola è una conquista di civiltà del nostro stato sociale. Non solo, grazie a diete studiate da esperti i nostri figli possono nutrirsi in maniera equilibrata, con sicurezza igienica e materie prime di provenienza certificata, ma il momento del consumo collettivo è parte importante del processo educativo. Inoltre il fatto che qualche bimbo si porti il pasto da casa pone dei problemi di difficile soluzione. Cito da una associazione di categoria: “…se un alunno offrisse il cibo portato da casa a un suo compagno di banco non sapendo che è intollerante a un prodotto o magari celiaco, gli addetti mensa o i docenti non sarebbero in grado di stabilire le cause di eventuali intossicazioni alimentari. La soluzione a problemi di questo tipo sarebbe quella di identificare delle aree dove mangiano esclusivamente i bambini con cibi da casa con una conseguente violazione della privacy, oltre che una evidente esclusione sociale…”
Tutto vero. Ma se centinaia di genitori si rivolgono a un tribunale e per ottenere giustizia sono disposti a tornare indietro, ai tempi in cui la refezione scolastica pubblica non esisteva, bisogna chiedersi perché si sia giunti a tanto. Perché tanta esasperazione?
Queste esasperazioni si sviluppano quando vengono commessi errori e non c’è poi la buona volontà di correggerli. Errori da matita blu, questa volta. Si può sbagliare, ma poi bisogna avere l’umiltà di ascoltare. Se gli enti pubblici continuano a fare gare per la refezione scolastica al massimo ribasso, o alla finta qualità, poi si perde fiducia nell’ente committente; se le ditte che vincono le gare, per starci dentro con dei prezzi stracciati, fanno appena appena il dovuto se non meno del dovuto, i bambini mangiano male; se alcune amministrazioni comunali fanno pagare rette maggiorate rispetto al prezzo con cui comprano il servizio, i cittadini si arrabbiano; se la retta è troppo alta, anche i cittadini che non si arrabbiano rinunciano alla refezione scolastica perché non possono permettersela.
Ho finito la matita blu. La lotta giusta dovrebbe essere per il diritto a una refezione scolastica di qualità accessibile a tutti. La qualità deve essere assicurata con gare serie. Le famiglie con problemi economici devono essere aiutate permettendo così ai loro figli di nutrirsi con un pasto caldo equilibrato che li faccia crescere in salute. Se il diritto al panino scuoterà l’albero dei diritti, facendo tornare maturo quello a una refezione scolastica di qualità accessibile a tutti, allora la sentenza della Corte di Appello di Torino avrà contribuito alla ricostituzione di un importante pezzo del nostro stato sociale.
Il dibattito è tanto acceso, così, per riassumere la questione, abbiamo voluto analizzare i pro e contro del panino libero in un’infografica. Clicca sull’immagine per vederla.