Valle d’aosta: festeggiamo il natale con i vini della valle d’ aosta

Adriana Angelieri

di Martino Ragusa.  Sapevate che la Valle d’Aosta è una regione con una ricca produzione vinicola? Sembra incredibile, con tutte quelle montagne, eppure è così. A introdurmi nel mondo della viticoltura valdostana è stato Andrea Costa, l’enologo della cantina “La Crotta di Vegneron” di Chambave, in Media Valle. Andrea è un tecnico bravissimo – basta assaggiare i suoi vini per rendersene conto – ma anche un divulgatore eccellente, capace di raccontare il vino con semplicità, andando al sodo dell’informazione e senza tanti fronzoli gergali di difficile comprensione. Ecco il suo racconto: "In Valle d’Aosta la viticultura è praticata lungo tutto il tratto che va da Pont Saint Martin, al confine con il Piemonte, fino al Monte Bianco. Per arrivare alla coltivazione eroica dell’uva sopra ai 1200 metri, che è il record di altitudine europeo".      Martino: Qual è il vantaggio della coltivazione a questa altitudine che immagino sia veramente complicata? Andrea: A questa quota la fillossera, il terribile parassita delle vigne, non riesce a completare il suo ciclo biologico e perciò si può dire di potere disporre di vigne immuni da questo flagello. Ciò consente di evitare di rinnovare i vigneti innestandoli su piante americane ogni 20-30 anni. Così abbiamo le cosiddette piante "franche di piede" cioè i nostri vitigni autoctoni non innestati e che possono superare i cento anni di vita. La qualità delle uve prodotte da questi vigneti è decisamente superiore. Martino: Come sono i vini valdostani? Andrea: Anzitutto sono tanti e tutti da scoprire. Abbiamo una varietà veramente singolare per una regione così piccola e montuosa. Sapeva che all’interno della denominazione "Valle d’Aosta Doc" si distinguono più di venti sotto denominazioni? Tanta abbondanza di nomi non è "voglia di distinguersi", corrisponde a una oggettiva varietà di vini ottenuti da diversi vitigni autoctoni che hanno trovato il loro microclima ideale in una piccola porzione della Valle. Qui i microclimi mutano continuamente passando dal ventoso al siccitoso al piovoso nel giro di pochi chilometri. E si può dire che ogni microclima si è rivelato ideale per un nostro vitigno. Martino: Qui a Chambave cosa si produce? Andrea: Chambave è nota per un grande moscato, il Chambave Muscat, che ha la caratteristica unica di essere lavorato in modo da ottenere un vino secco, non dolce come tutti i vini ottenuti da uve moscato. È noto da secoli. Di sicuro era conosciuto e apprezzato nel 1490, visto che è citato in un documento come dono dell’aristocrazia valdostana a Bona di Borbone, madre di Amedeo VIII di Savoia, il Conte Rosso. Dalle stesse uve si fa anche un passito, il Chambave Muscat Passito, ottenuto dall’appassimento dei grappoli per novanta giorni. Questa volta si ottiene un vino dolce, adatto alla nostre Tegole (biscotti tipici valdostani a forma di tegola) ma anche con i formaggi erborinati e a fegato grasso. Poi, nelle altre zone sono notevoli il rosso di Nus, il Nus Rouge, ottenuto con il vitigno autoctono Petit Rouge. Sempre nella stessa zona si produce un grande pinot grigio passito da uve pinot grigio nel clone autoctono Malvoisie, il Nus Malvoise. Poi c’è l’Arnad–Montjovet, prodotto ad Arnad e nei comuni vicini, un altro eccellente rosso ottenuto da uve Nebbiolo. Martino: E del vino ottenuto dalle viti coltivate oltre i 1200 metri cosa mi racconta? Andrea: È il Blanc de Morgex et de la Salle, ottenuto dal vitigno autoctono Priè Blanc de la Salle che è ancora coltivato sotto le caratteristiche pergole in pietra, esattamente come all’epoca della viticoltura romana. Come può immaginare è un vitigno resistentissimo al freddo e non è raro che al momento della vendemmia gli acini siano ricoperti di neve e di gelo. Ultimamente la Cave du Vin Blanc, la cooperativa che produce il Blanc de Morgex et de la Salle, ha prodotto uno spumante di grande livello, l’unico valdostano, e poi il cosiddettito "vin de glas" o "eis wine", ottenuto da vendemmie tardive quando il succo zuccherino si congela all’interno degli acini. Le uve vengono raccolte e lavorate sotto zero. Grossomodo è lo stesso processo di concentrazione che subisce il passito ma stavolta è il freddo che concentra e intensifica gli aromi. Il risultato è quello di un molto pregiato e molto apprezzato dagli intenditori. Dopo l’aperitivo con Andrea sono passato alla cena nel ristorante situato nello stesso edificio della cantina, ma con gestione indipendente. È governato dallo chef Cleante Castelletta detto “Cleo”, che fa una cucina Valdostana tradizionale, “di sostanza” e per nulla ammiccante alla leziosità dell’attuale ristorazione di classe. Dimenticate dunque i piatti quadrati, le mini-porzioni e le decorazioni artistiche e preparatevi a una cucina veramente tipica: zuppa alla Valtellinese con pane cavolo e fontina, fonduta, risotti con vino, carbonata e tutta la selvaggina. Per l’acquisto dei vostri vini valdostani fatevi consigliare da Andrea Costa, lo trovate a questo indirizzo: Cooperativa “La Crotta di Vegneron” Piazza Roncas, 2 11023 Chambave (Ao) Tel. +39-0166-46670 – Fax +39-0166-46543 E-mail: lacrotta@libero.it Internet: http://www.lacrotta.it Nello stesso stabile c’è il Ristorante “La Crotta” P.zza Roncas, 4 11023 Chambave (Ao) Tel. 0166/46671 – Fax 0166/46671 Per l’acquisto dell’Arnad Montjovet DOC vi consiglio la Cooperativa Agricola “La Kiuva” Frazione Pied de Ville, 42 11020 Arnad (Ao) Tel. +39-0125-96.63.51 – Fax +39-0125-96.63.51 Per l’acquisto e la degustazione del Blanc de Morgex et de La Salle vi consiglio di visitare la Cave du Vin Blanc a Morgex. Dispone di una sala di degustazione con punto vendita e un buon ristorante. L’indirizzo è: Cave du Vin Blanc Chemin des Iles, 19 – La Ruine 11017 Morgex Tel. 0165.800331 – Telefax 0165.801949 E-mail: cavevinblanc@hotmail.com

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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