Stagionatura formaggi

Una scuola di formaggi unisce le Marche e l’Ucraina

Angela Caporale
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    La solidarietà prende forma anche attraverso il cibo. Questa è la convinzione alla base della creazione della Strekoza School, una scuola interamente online nata dalla collaborazione tra Slow Food e alcune realtà locali per supportare i casari ucraini che hanno trovato rifugio in Italia dopo l’inizio della guerra nel 2022. Grazie allo spazio virtuale costruito insieme con base nelle Marche, queste persone hanno l’opportunità di continuare a formarsi e crescere professionalmente. 

    La Strekoza School, però, non è solo un luogo di formazione, ma diventa anche un crocevia di storie personali e di impatto sociale ed economico sulle comunità locali. Scopriamola insieme.

    Lavoratrici che producono formaggio

    Galdric PS/shutterstock

    Solidarietà, accoglienza e “resistenza casearia” 

    Per capire il peso e il ruolo della Strekoza School, bisogna partire dalle storie di Ekaterina Prichodko ed Eros Scarafoni perché è dal loro incontro, nel 2022, che prende vita un percorso di solidarietà, incontro, condivisione e “resistenza casearia”. Ekaterina, infatti, è una veterinaria e casara ucraina che è scappata dall’Ucraina dopo la guerra  ed è riuscita a trasferirsi nelle Marche, a Belmonte Piceno, in provincia di Fermo. Tramite una rete di conoscenze già attive nella zona, ha conosciuto Eros che le ha aperto le porte di casa e dell’azienda agricola Fontegranne. Prichodko e Scarafoni hanno cominciato da subito una produzione condivisa di prodotti che raccontassero la loro storia, formaggi e non solo, in cui le influenze tradizionali dei rispettivi Paesi potessero trovare casa. Una scelta che li ha portati, nel 2023, al premio Resistenza Casearia, il riconoscimento che ogni anno Slow Food assegna ai casari che custodiscono il loro mestiere e lo portano avanti in condizioni di difficoltà, fuori dalle logiche industriali. 

    Strekoza School, uno spazio di crescita e solidarietà

    Nell’ottobre del 2023, i due casari hanno voluto compiere un passo in più, inaugurando Strekoza School con l’obiettivo di offrire un sostegno concreto ai casari ucraini, aiutandoli a integrarsi nella comunità locale attraverso la produzione casearia artigianale. Il tutto alla luce di principi condivisi come la solidarietà e nel rispetto delle tradizioni culinarie. Si tratta di una scuola virtuale con sede, simbolicamente, a Belmonte Piceno e prende nome dal caseificio di Ekaterina in Ucraina. I due casari, con la collaborazione di Slow Food, hanno organizzato un percorso di lezioni offerte gratuitamente a 30 allevatori e produttori di formaggio ucraini. Ekaterina si è occupata delle lezioni di microbiologia, Eros delle tecniche casearie, mentre Julia Pitenko, presidente di Slow Food Ucraina, ha condiviso l’impegno dell’associazione nella valorizzazione dei prodotti a latte crudo e nell’utilizzo di fermenti autoctoni.

    Latte crudo per la produzione di formaggi

    eugenegur/shutterstock

    Alla fine del percorso, è stato organizzato un contest. Tutti i partecipanti hanno prodotto un formaggio con almeno 90 giorni di stagionatura e poi l’hanno spedito dall’Ucraina nelle Marche. Qui è stata organizzata una degustazione, al termine della quale una giuria in loco ha premiato i migliori prodotti per categoria. Non è stato pensato come un momento di competizione, quanto come un’occasione in più per sentirsi più vicini, anche se a distanza, sull’asse tra l’Italia e l’Ucraina.

    Attraverso il cibo, costruire un futuro

    casaro al lavoro

    Kitreel/shutterstock

    La Strekoza School non è stata, in questo anno di attività, soltanto un percorso formativo, ma anche uno spazio di vicinanza e solidarietà. Tra i partecipanti, infatti, ci sono persone che hanno approfondito le tecniche e si stanno avviando a trasformare questa esperienza nella propria attività, come una signora di Bucha (Ucraina) che faceva la sarta e oggi invece si occupa di formaggi stagionati. 

    Il presidente di Slow Food Marche, Vincenzo Maidani, ha espresso il suo plauso al progetto: “Ancora una volta, il cibo dimostra di essere non solo nutrimento, ma anche un potente strumento di solidarietà e condivisione, capace di generare speranza anche nelle circostanze più difficili. Confidiamo che questo progetto possa offrire ai giovani casari coinvolti una prospettiva di futuro più luminosa, anche in contesti dove le condizioni attuali ostacolano il loro cammino”.

    La scuola ha rappresentato pertanto un ponte tra culture e tradizioni, un luogo dove si incontrano esperienze e conoscenze provenienti da diverse parti del mondo. I partecipanti ai corsi hanno l’opportunità di condividere le proprie storie, tradizioni culinarie e sogni per il futuro, creando così legami di solidarietà e amicizia che vanno al di là delle barriere linguistiche e geografiche.

     


    Immagine in evidenza di: Kartinkin77/shutterstock

     

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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