Social network e food: 5 lezioni da tenere a mente
L’appetito vien leggendo ricette e trucchi di cuochi e food blogger. L’appetito vien guardando foto taggate #foodporn su Instagram. L’appetito vien conversando sui social network. E proprio quest’ultima frase è stata scelta per dare il titolo al convegno, che si è tenuto a Riva del Garda lo scorso sabato, in seno all’evento Garda Chef Party.
Il cibo è da sempre una delle componenti fondamentali della nostra socialità e, in quanto tale, è l’argomento principe sui social network. Che social network e food vanno a braccetto lo sanno e lo sfruttano anche bene alcuni ristoratori e alcune aziende turistiche. Ma, in un Paese dalla vocazione turistica come il nostro, alcuni vuol dire troppo pochi. Iniziative come queste, specifiche e rivolte alle aziende, servono proprio per far prendere coscienza delle possibilità che i nuovi strumenti offrono. Se poi vengono organizzate all’interno di social eventi, come il Garda Chef Party, diventano ancora più interessanti e diventano esperimenti replicabili. Questo è stato quello che ho visto in questo evento, voluto dal gruppo TonelliHotels in collaborazione con Carlo Vischi e volto a promuovere il Lago di Garda coinvolgendo influencer nel settore food e travel, chef e aziende: una cosa da rifare, per dirla con parole semplici.
Le parole usate da Massimo Tonelli in apertura del convegno riassumono tutto il senso della relazione solida tra social network e food: “ci sono poche cose capaci di stimolare la conversazione come il cibo. E sui social network, investendo, possiamo farne marketing”.
Ad approfondire il discorso su come declinare questo binomio e sfruttarne le possibilità, come investire, come ottimizzare il budget e come usare nuovi strumenti ci hanno pensato i relatori. Ecco le cinque lezioni che ho tratto dai loro interventi e che potranno tornare utili a chi si occupa del settore turistico (e non solo).
5 lezioni su social network e food
Conversazione non conversazione
Sergio Cagol, esperto in turismo digitale, apre il convegno con una incontrovertibile verità: ogni social network ha un difetto: come la scarsa visibilità dei post su Facebook o la rapidità dei tweet. Questo perché i social network sono stati creati per le persone e, solo in seguito, adattati alle aziende. L’uso efficace di questi strumenti prevede, quindi, che anche le aziende si adeguino al linguaggio dei social. Questo significa non usarli come nuovo mezzo pubblicitario, ma come amplificatore di una comunicazione nuova, bidirezionale, capace di coinvolgere e ricca di contenuti, non volta (esclusivamente) alla vendita.
Il cibo alleggerisce i toni
Proprio affrontando il discorso dei contenuti, Gianni Lacorazza, che si occupa della comunicazione dell’APT Basilicata, ha ricordato che sui social una delle regole fondamentali è quella di alleggerire i toni (il cazzeggio è una cosa seria). Questo è il motivo per cui il cibo funziona sui social e rappresenta un grande aiuto alla strategia di comunicazione. Come testimonia il lavoro di APT Basilicata, che ha deciso di comunicare l’identità del territorio, attraverso cibo e cultura.
Senza contare che quando si tratta di promozione turistica, i prodotti tipici e le specialità culinarie rappresentano un argomento di grande interesse per il turista. È bene ricordare: “che si scelga montagna o mare, a una certa ora tutti i turisti vogliono mangiare” (la rima non è voluta, ma aiuta a memorizzare il concetto).
Una immagine vale più di cento parole (più la didascalia)
Se parliamo di contenuti sui social e parliamo di cibo e di turismo, ovviamente dobbiamo tirare in ballo le immagini. È come fare 1+1=2. Ed è Paola Favarelli, agente immobiliare, appassionata di fotografia e social network, che ci racconta l’importanza delle immagini al tempo dei social. Se usate coerentemente e in linea con la strategia comunicativa, le immagini (e i video) hanno un grande appeal nei confronti del pubblico. I contenuti visuali sono più immediati di quelli testuali; sono più affidabili e quindi avvalorano il testo (soprattutto quando di tratta di hotel e di agenzie immobiliari); non hanno bisogno di traduzione.
Partecipanti non spettatori né clienti
Raccontare una storia attraverso le immagini è uno dei segreti per usare bene i social network. Ed è ancora più facile se questa storia la facciamo raccontare agli altri. Uno dei punti in comune di tutti gli interventi è stato l’importanza di coinvolgere i nostri utenti e clienti e di “sfruttarli” nel senso positivo del termine per ampliare i nostri contenuti. Soprattutto se il budget è limitato e se non si ha la possibilità di dare risonanza, usare immagini, video e tweet prodotte dall’evento è la soluzione giusta, come testimoniano le Invasioni digitali, di cui ha parlato Marianna Marcucci.
L’importanza della reputazione digitale
La gestione dei social rappresenta solo una parte, sebbene importante, della presenza online di una azienda. Per le aziende turistiche e per le strutture ricettive, il web diventa di importanza vitale, dal momento che ormai tutte le fasi di un’esperienza di viaggio, dalla scelta della destinazione, alla condivisione di ricordi, vengono vissute online dal turista.
Lo sanno bene i ragazzi di Travel Appeal, rappresentati da Pasquale Stroia, una startup che si occupa di analisi dei big data per il settore del turismo. Migliorare il sentiment, ossia la percezione online degli utenti, e monitorare le recensioni si traduce in profitti per le aziende turistiche.
Lo sapevate, infatti, che gli hotel migliori – meglio valutati, quindi qualitativamente meglio percepiti dal mercato – possono sostenere un prezzo doppio rispetto ai concorrenti (fonte Trivago)?
Mi sembra una buona ragione per iniziare a prendersi cura della propria presenza online, voi che ne dite?