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Patrizio Consiglia: Il Nido Racconta

Adriana Angelieri

Titolo: Il nido racconta: trucchi e segreti della cucina dei bambini
Autore: Fiorella Fiocchetti, Patrizia Pedrazzi, Massimo Bottura e le Cuoche dei Nidi d’Infanzia (Modena)
Editore: Elis Colombini Editore
Anno di pubblicazione: 2008
Purtroppo non sempre il binomio scuola-cibo è da considerarsi positivo e costruttivo per i bambini. Spesso nelle scuole si pensa esclusivamente a nutrire i bambini, senza considerare le ulteriori opportunità, anche didattiche, offerte dal cibo. Tuttavia, in questo panorama non certo edificante, emerge qualche realtà positiva che si propone di sfruttare al meglio le potenzialità del cibo. Patrizio è rimasto positivamente colpito da un progetto attuato dal Comune di Modena in collaborazione con i Nidi d’Infanzia. Progetto che ha dato vita a un bellissimo libro dal titolo “Il nido racconta”, pubblicato da Elis Colombini Editore e curato da Fiorella Fiocchetti e Patrizia Pedrazzi in collaborazione con Massimo Bottura, uno dei più importanti chef italiani.
lo chef Massimo botturaPer chi non lo conoscesse, Massimo Bottura è uno dei protagonisti della ricerca gastronomica del nostro paese, chef e patron dell’Osteria Francescana, un locale che raccoglie i massimi punteggi in tutte le guide ai ristoranti italiani, comprese due stelle Michelin ottenute nel 2005.
“Il nido racconta” raccoglie ricette, attività, consigli e suggerimenti per i bambini e i loro genitori, elaborati dai menù dei Nidi d’Infanzia del Comune di Modena. Si tratta di un libro dove i confini fra gioco, esperienza, didattica, gastronomia e nutrizione si fanno sempre più sfumati. Un progetto alla cui base c’è l’applicazione, cosa rara, della legge n°29/2002 della Regione Emilia Romagna, norme per l’orientamento e l’educazione alimentare e per la qualificazione dei servizi di ristorazione collettiva. Dunque un’attività per sostenere nei più piccoli e nei grandi le basi della cultura del gusto, della salute e della creatività. Patrizio ci spiega perché un’ iniziativa del genere è da ammirare.

copertina del libro Mario: Patrizio, raccontaci perché questo progetto ti ha colpito.

Patrizio: “Il nido racconta” è una bellissima raccolta che comprende ricette, immagini e nozioni relative all’educazione attraverso il cibo. Si propone di essere uno strumento didattico basato sul cibo, la sua preparazione, l’apparecchiatura della tavola e le relazioni sociali che tra bambini si scatenano durante il periodo del pasto. Relazioni da sempre fondamentali per la didattica dei bambini piccoli, ma non solo. Basti dare un’occhiata alle scuole montessoriane che basano una gran fetta della loro didattica proprio sull’esperienza del cibo. Ma per fare questo bisogna avere una certa organizzazione, cosa che spesso manca nelle scuole. Nel Comune di Bologna, per esempio, come in molte altre città, in base a una scelta fatta anni fa, il cibo viene portato nelle scuole preconfezionato, quindi, a livello didattico si può fare poco o nulla.
Nel comune di Modena, viceversa, complice anche CIR Food, partner di questa iniziativa, almeno nei nidi e nella scuola dell’infanzia il cibo si confeziona a scuola. Questo allora comporta un coinvolgimento diretto delle cuoche delle scuole che, insieme alle pedagogiste del Comune e alle insegnanti, hanno messo in atto un progetto squisitamente didattico basato sul cibo. Dunque un’attività didattica incredibilmente positiva, fatta attraverso il coinvolgimento diretto di un personaggio che, in teoria, non fa parte del corpo insegnante, ma che come modello di comportamento è magnifico: la cuoca, la mamma della scuola. Grazie a questo progetto i bambini si avvalgono di una serie incredibile di stimoli. Provate a pensare a quanto sia coinvolto il bambino da quello che mangia e da tutti i termini ulteriori sui quali si può allargare il discorso: i sapori, l’odore, i colori, i nomi, ma anche la stagionalità dei prodotti, la cucina, iprocessi di cottura, le manipolazioni che si possono fare con il cibo.

Ciò che, secondo me, è interessante è che a livello organizzativo bisogna evidentemente predisporre le mense in un certo modo per ottenere questi risultati. Il cibo preconfezionato che arriva da un centro che confeziona 12 mila pasti al giorno, potrà certamente garantire la massima salubrità del cibo, ma difficilmente potrà influire positivamente sulla didattica del cibo e sull’educazione alimentare a scuola. A questo poi si aggiunge il non facile rapporto delle scuole con le Asl e con la medicina scolastica che, per preservare – giustamente – la salute dei bambini, rischia però a volte di imporre delle regole che ostacolano la realizzazione di progetti didattici di questo tipo. Capita, infatti, che la medicina scolastica proibisca perfino il sale in tavola, perché i bambini, usando le loro dita possono contaminarlo e trasmettersi delle malattie. Di conseguenza, provvedimenti di questo tipo bloccano qualsiasi altro tipo di attività relativa al cibo. Altro aspetto importante di questo progetto è che le cuoche hanno condotto una ricerca anche di carattere gastronomico. Infatti le ricette, preparate con la collaborazione dello chef Massimo Bottura, sono di ottima qualità e la seconda parte del libro è uno splendido ricettario. Questo aspetto è molto importante perché non è detto che a scuola si debba solo nutrire i bambini. Credo sia giusto che nelle scuole ci sia una certa attenzione anche all’aspetto gastronomico e alla qualità del cibo.
In più, attraverso una serie di ricette specifiche, sono stati fatti conoscere ai bambini tutti i prodotti tipici della zona: il Parmigiano Reggiano, il prosciutto di Modena, l’aceto balsamico. Di conseguenza, grazie a iniziative del genere, i bambini imparano sin da piccoli a gustare i prodotti locali e a valorizzare l’identità del luogo in cui vivono. Ma l’aspetto fondamentale di tutto questo progetto è che il cibo viene preparato al momento, sul posto, appositamente per i bambini delle diverse scuole. Perciò viene tradotto, in termini didattico-pedagogici, il pensiero che stiamo cercando di sviluppare anche noi attraverso la teoria del Cibo Sincero: la filiera corta, la stagionalità, il rispetto delle nostre tradizioni. Ecco allora che questi aspetti vengono acquisiti direttamente da una cultura didattica e trasmessi ai bambini fin dall’asilo nido, permettendo poi un riverbero sui bambini della scuola materna ed elementare.
M: Perché ti sta tanto a cuore la questione delle mense scolastiche?

P: I motivi per cui me la prendo tanto per le mense scolastiche sono tantissimi. Prima di tutto ho una figlia di 13 anni, che ha appena esaurito l’iter scolastico in cui si mangia a scuola. Ti cito degli episodi. Lei ha cominciato frequentando per tre mesi un asilo montessoriano a Roma. Praticamente la sua personalità è stata formata lì. Poi ha frequentato un’altra scuola montessoriana qui a Bologna, bellissima con insegnanti meravigliose ma con qualche difficoltà logistico-organizzative. L’asilo si trovava al primo piano ma, per motivi sindacali, né le bidelle andavano giù a prendere il cibo né gli addetti al servizio lo portavano su per le scale. Il risultato è stato che per mesi i bambini hanno mangiato in uno scantinato dove non era possibile per le maestre far fare ai bambini quelle azioni didattiche legate al cibo.
Anche alla scuola elementare, poi, il cibo arrivava da fuori preconfezionato, quindi qualunque tipo di attività didattica legata al cibo era difficilissima, quasi impossibile. Per cui il problema delle mense è una frustrazione che mi porto dietro da tanto tempo. Di conseguenza, vedere delle realtà come quella di Modena mi fa capire ancor più l’importanza dell’alimentazione dei bambini. Visto che io, per ciò che riguarda il cibo, non posso che dare un pessimo esempio a mia figlia, in passato speravo che la scuola, in qualche modo, la educasse. Purtroppo mi rendo conto che, nonostante lo sforzo di molti insegnanti, la struttura delle scuole spesso non permette lo sviluppo di determinati progetti. Ma l’organizzazione delle mense non può essere razionalizzata con criteri esclusivamente produttivi o di natura medico-salutistica. I valori del cibo possono essere ben altri.

di Mario Palma

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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