La questione e le polemiche sul pasto da casa partono da Torino, per poi diffondersi in tutta Italia. Dopo aver interpellato l’avvocato che ha sostenuto la rivendicazione del diritto al pasto da casa e il vicepresidente dell’associazione dei presidi, per capire meglio la vicenda abbiamo intervistato Federica Patti, assessora all’Istruzione del Comune di Torino. In questa prima parte dell’intervista, l’assessora ricostruisce i fatti e illustra la posizione dell’ente locale che per primo si è confrontato con le richieste dei genitori contrari alla mensa. Nella seconda parte, invece, l’intervistata valuta l’aspetto economico, istituzionale e mediatico della vicenda.
Pasto da casa a Torino: la posizione del Comune
L’assessora Federica Patti illustra la posizione del Comune in merito al pasto da casa a Torino, specificando il quadro delle competenze. “Innanzitutto, voglio precisare che il Comune non può decidere di consentire o negare il pasto domestico, perché la sentenza non contempla gli enti locali. In effetti, quindi, il Comune non ha una reale competenza sul pasto da casa a Torino. Detto ciò, come Comune abbiamo fatto ricorso rispetto alla nota sentenza, perché nonostante non fossimo parte soccombente riteniamo che il pasto da casa, a Torino come altrove, rappresenti un peggioramento che coinvolge più aspetti. Si tratta di un arretramento di tipo culturale – dal momento che la mensa scolastica è stata una conquista – con diverse difficoltà di ordine gestionale, che infatti si stanno già manifestando.”
L’assessora all’Istruzione del Comune di Torino dichiara la sua contrarietà rispetto al pasto domestico, partendo da un approccio valoriale e didattico. “Per questi motivi, la nostra posizione sul tema del pasto da casa a Torino è contraria e netta. Crediamo nella mensa scolastica come servizio di valore sociale e di continuità didattica. Si tratta di tempo scuola, basato sulla condivisione, come accade prima e dopo il pranzo, condividendo libri, strumenti e programmi scolastici. Rendere individuale il momento della mensa, significa interrompere questa continuità di educazione e formazione.”
Genitori pro e contro la mensa
L’assessora prosegue descrivendo i rapporti fra il Comune e i genitori, sia con quelli che difendono la mensa scolastica che con quelli contrari alla mensa e favorevoli al pasto da casa. “A Torino, appena la nostra amministrazione si è insediata, abbiamo incontrato quasi subito i genitori, nel mese di luglio, sia quelli favorevoli alla mensa che quelli contrari. Ci siamo confrontati in tre incontri distinti, coinvolgendo anche la sindaca e la Regione, per capire meglio le ragioni di chi è contrario alla mensa e la situazione nel complesso.”
Come precisa l’assessora Patti, le difficoltà riguardo alla gestione del pasto da casa a Torino e in merito ai rapporti con i genitori contrari alla mensa sono state considerevoli. “Volevamo anche renderci conto della possibilità di trovare degli spazi idonei, aspetto che richiedeva tempo, non permettendo per ragioni tecniche un’immediata accoglienza per i bambini con il pasto da casa. A Torino, quindi, non era possibile applicare la sentenza fin dal primo giorno di scuola, perché c’era bisogno di tempo per riorganizzare gli spazi di refezione. Purtroppo, però, l’atteggiamento dei genitori contrari alla mensa è stato di estrema chiusura. Fin dal primo giorno di scuola, infatti, ci veniva richiesto di accettare il pasto domestico, negando il tempo tecnico per mettere tutto in regola.”
L’applicazione del pasto da casa a Torino richiedeva dei tempi tecnici, come aggiunge Federica Patti. “Si è accesa una polemica di fronte al fatto che l’ente locale non ha mai negato l’applicazione della sentenza, anche perché non potrebbe farlo. Si è creata questa divergenza perché i genitori contrari alla mensa pretendevano che fin dal primo giorno di scuola fosse consentito il pasto da casa. I rapporti con loro, quindi, non sono stati facili da gestire, nonostante siano stati ricevuti per ben tre volte.”
Pasto da casa a Torino: le difficoltà per le scuole
Federica Patti entra nel merito delle difficoltà che il pasto da casa a Torino ha creato nella scuole. “Per le scuole la prima difficoltà consiste nell’adeguamento degli spazi dedicati alla refezione, aspetto che può essere analizzato dal punto di vista normativo e dal punto di vista educativo.”
L’aspetto normativo
L’assessora Patti descrive l’iter dell’applicazione del pasto da casa a Torino. “In chiave normativa, il problema era dovuto al fatto che lo spazio riservato alla mensa era sottoposto a una SCIA (segnalazione certificata di inizio attività, ndr), cioè a una pratica per cui l’azienda ristoratrice era responsabile di tutto ciò che avveniva all’interno di quello spazio. Siccome le sentenze affermano la necessità di definire in maniera chiara gli ambiti della refezione collettiva e quelli della refezione individuale, se devono svolgersi in contemporanea, abbiamo dovuto effettuare sopralluoghi in tutti i refettori.”
La definizione degli spazi idonei ha rappresentato il punto di partenza. “Questo è servito per individuare gli spazi dove è possibile ospitare la refezione collettiva e quelli da destinare al pasto domestico individuale, in maniera tale che le due aree fossero ben definite. Inoltre, l’iter prevede una pratica per cui l’azienda ristoratrice è responsabile solo di uno spazio delimitato da una linea gialla, segnata sia in planimetria che negli spazi del refettorio. Al di fuori di questo spazio la responsabilità compete al dirigente scolastico. Le scuole non sono tutte uguali, e non è sempre stato semplice individuare e suddividere gli spazi. Il numero dei bambini nei diversi istituti è molto diversificato. In alcune scuole, ad esempio ci sono pochi alunni nelle prime classi e molti di più nelle quinte, pertanto riuscire a gestire la situazione non è stato banale.”
L’aspetto educativo
Federica Patti parla della tutela degli alunni, che ha guidato l’azione amministrativa a prescindere dalle polemiche sul pasto domestico. “Dal punto di vista educativo, affrontare il pasto da casa a Torino è stato ancora più complicato. Da un lato bisognava tutelare i bambini, che non dovevano sentirsi discriminati da una scelta fatta dai loro genitori. Molti di loro, infatti, sono estremamente stressati, perché purtroppo sono diventati l’organo di controllo dei genitori su ciò che accade a scuola. Questo mi ferisce, come madre e come amministratrice. Spesso nelle scuole i dirigenti scolastici, prendendosi anche delle responsabilità notevoli, hanno lavorato perché questo non avvenisse, provando a trovare delle disposizioni e delle soluzioni che non separassero i bambini.”
L’assessora Patti ricorda alcune delle criticità dovute all’abbandono della mensa scolastica. “Il pasto da casa a Torino, inoltre, ha evidenziato in maniera lampante le differenze sociali fra i bambini, un aspetto che invece la refezione scolastica ha sempre annullato. Non solo, perché a emergere sono anche le responsabilità delle famiglie rispetto alla cura per l’alimentazione dei propri figli, sia in termini economici che qualitativi. In sostanza, l’alimentazione dei bambini con il pasto da casa in alcuni casi a Torino è peggiorata. Avendo cibi diversi, alcuni bambini vogliono provare cibi di altri e al momento questa gestione è tutta in capo al personale insegnate, e credo che questo non sia giusto né corretto, perché crea problemi, magari piccoli, ma che nella quotidianità affaticano moltissimo la didattica e la gestione giornaliera di chi lavora nella scuola.”
A rimetterci è anche il personale scolastico
L’assessora Patti parla di un aspetto legato al lavoro, che spesso è sottaciuto quando si pensa al pasto da casa, a Torino e non solo. “Con la diffusione del pasto domestico, a rimetterci è in primis il personale assunto dalle aziende ristoratrici, che avendo visto diminuire del 10% il loro introito saranno propense a licenziare. Gli insegnanti si fanno carico di una situazione che è già molto complicata, perché il personale scarseggia. I dirigenti, dal canto loro, se devono distinguere i due pasti diversi devono anche incrementare il personale, che può essere trovato solo andando a inficiare la compresenza del tempo pieno. I problemi, chiaramente, sorgono anche nell’organizzare le pulizie. Questa è la verità.”
Per approfondire il tema del pasto da casa, a Torino e non solo, oltre alla seconda parte dell’intervista all’assessora Patti, può essere interessante leggere i nostri precedenti articoli, incentrati sull’aspetto educativo, pratico e nutrizionale di questa scelta. Abbiamo anche intervistato l’avvocato che ha sostenuto la rivendicazione del diritto al pasto da casa e il vicepresidente dell’associazione dei presidi, oltre a proporre un’infografica sui pro e i contro che si possono determinare abbandonando la mensa.