notte di yalda

La tradizione iraniana della Notte di Yalda, tra melograno, riso e poesie

Giulia Ubaldi
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    In Iran si aspetta tutto l’anno: è la notte di Yalda, il 21 dicembre, che celebra il solstizio d’inverno. Ma non solo in Iran: nel tempo, infatti, gli iraniani emigrati nel mondo non hanno mai smesso di festeggiarla. Ovunque si trovino, per l’occasione, si riuniscono con tutta la famiglia, ma anche con amici e vicini di casa dal tardo pomeriggio fino a notte fonda. Dunque, informatevi se avete qualche vicino di casa persiano, in modo da fingere di passare per caso per scoprire che cosa accade in questa notte così speciale. Noi, possiamo provare a darvi qualche anticipazione.

    L’emigrazione iraniana in Italia 

    In Italia ci sono moltissimi iraniani, in particolare nelle grandi città come Roma e Firenze, dove sono presenti vere e proprio comunità e associazioni, ma anche Milano e Torino. La maggior parte dei primi emigrati a cavallo della rivoluzione islamica iraniana, nel 1979, erano studenti che scappavano dall’Iran proprio per poter studiare; nel tempo l’emigrazione iraniana si è sempre caratterizzata per la presenza di moltissimi studenti e ricercatori. E così è ancora oggi. “ogni anno arrivano in Italia circa 400 persone per studiare, in particolare giovani” ci racconta Mohsen Tutunci, giornalista, opinionista e geopolitico, che vive a Firenze da anni, spesso presente anche in televisione. “Non essendo così facile accedere ai corsi universitari nel proprio paese, molti scelgono l’estero e sempre di più l’Italia, dove oggi ci saranno quasi 30.000 iraniani presenti”. E la maggior parte nell’ambito della ricerca e dell’Università. Mohsen non torna in Iran da più di 40 anni, ma nonostante questo c’è una tradizione che non ha mai abbandonato: festeggiare la notte di Yalda con i suoi cari.

    La tradizione di Shab-e-Yalda, la notte più lunga dell’anno

    notte di yalda

    Steven Kangup/shutterstock.com

    La notte della Yalda, chiamata anche Shab-e Yalda, è una festa molto antica, che ha origine nel mitraismo, cioè la religione del dio persiano Mithra”. Nasce per celebrare la notte più lunga dell’anno: Yalda, infatti, vuol dire “nascita”, mentre Shab “notte”, cioè quando l’oscurità viene sconfitta dalla luce e si va verso giornate sempre più lunghe. Si tratta di un vero e proprio rito: per questa occasione l’usanza vuole che ci si riunisca tutti insieme nel tardo pomeriggio, seduti su materassi e cuscini intorno al korsì, il nostro tipico tavolo basso persiano, di circa 40 centimetri, con i carboni caldi sotto”. Poi, durante le festa è tradizione sorseggiare il tè leggendo le poesie di Hafez, “il più grande poeta iraniano che sia mai esistito, tant’è che in Iran non c’è casa dove non sia presente un suo libro, spesso vicino al Corano, talmente è ritenuto sacro”. E poi, ovviamente, si mangia fino a notte fonda. Infatti, come aggiunge Sabrina della Comunità Iraniana di Firenze, “la cosa importante di questa notte non è la cena, ma quello che si continua a mangiare dopo, tutta notte, fino la mattina leggendo le poesie e raccontandosi storie. Ricordiamo, infatti, che un tempo non si conoscevano le ragioni per cui le giornate erano più corte, per cui si aveva paura del buio e stare insieme fino al mattino era un modo per trascorrere meglio la notte più lunga di tutte”. Insomma, ennesima prova di quanto si tratti di una festa molto antica.

    Cibi e piatti della notte di Yalda

    Durante la notte di Yalda, mentre il tempo viene scandito dalla lettura delle poesie di Hafez, si mangia di continuo. A non mancare mai sono semi tostati di zucca, frutta secca e frutta fresca, come melograno, mele, uva, cachi, prugne, arance e anguria. “Melograno e anguria simboleggiano l’abbondanza, il ciclo della vita quindi la rinascita. Yalda, infatti, soprattutto in passato era anche un’occasione per celebrare la fine della stagione dei raccolti autunnali e pregare per la prosperità dell’anno successivo” ci spiega Sabrina. “E poi il rosso è il colore dominante: per noi è il simbolo della ricchezza e della salute, per questo si cerca di consumare più piatti possibile di questo colore, sempre come buon auspicio” continua Massumeh Dehestani, amica di Mohsen. “Anche perché il senso della festa, oltre allo stare insieme, è proprio quello di portare fortuna al nuovo anno, con la vittoria della luce sulle tenebre”.

    yalda cibi

    Mohsen Tutunci

    Ma in realtà, come tutto ciò che è tradizione, non segue regole precise: infatti, c’è chi collega il potere magico di questa notte non solo a cibi di colore rosso, ma anche ad altri alimenti. Tutti d’accordo, però, sono sulla presenza del riso, ingrediente principe della cucina iraniana, che si prepara in vari modi: c’è il Baghali Polo con fave; il Sabzi Polo, con pesce e verdure; o ancora il Chelow kabab, una specie di kebab. Spesso, al riso, così come in altre pietanze, viene aggiunto un po’ di zafferano, di cui come forse già saprete, l’Iran è uno dei maggiori produttori.

    La notte di Yalda si conclude alle prime luci del mattino, con un dolce a base di riso e zafferano, i due ingredienti simbolici per eccellenza. E ricordate: “in generale la cucina iraniana è molto raffinata e curata nei dettagli, tant’è che Napoleone quando aveva ospiti cucinava francese o persiano” conclude Mohsen.

    Chissà se quest’anno si potrà festeggiare la notte di Yalda, anche con pochi intimi. In alternativa, per riunirsi con i propri cari, bisognerà aspettare il 21 marzo, quando con l’inizio della primavera, in Iran si festeggia Nowrouz, cioè il Capodanno. E lo sapevate che per quell’occasione si prepara un grandissimo pasto (molto più abbondante della Yalda ci assicurano) con sette piatti cibi, tutti che iniziano con la lettera S?

    Antropologa del cibo, vive tra Parigi e Milano, dove è nata e dove ha fondato il Laboratorio di Antropologia del Cibo. Scrive per varie testate e il suo piatto preferito sono gli spaghetti alle vongole, perché per lei sono diventati un'idea platonica: "qualsiasi loro manifestazione nella realtà sarà sempre una pallida copia di quella nell'iperuranio". Nella sua cucina non mancano mai pistilli di zafferano, che prima coltivava!

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