Da ingegnere a apicoltore: il miele di Luca Bianchi

Giulia Ubaldi
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    Di Fabriano vi avevamo già parlato a proposito dei Vincisgrassi di Serena D’Alesio e di sua mamma Emanuela Della Mora. Ma non vi avevamo ancora svelato il lato più dolce del fabrianese, ovvero la produzione di miele di Luca Bianchi. Oggi vi raccontiamo la sua storia, quella di un giovane imprenditore che ha lasciato gli studi in ingegneria per dedicarsi al mondo delle api. Così, l’apicoltura è diventato sì per lui un lavoro, ma soprattutto un modo per raccontare in modo sincero e profondo tutto l’amore per il suo territorio.

    Il miele marchigiano di Luca Bianchi 

    miele

    Se le Marche sono l’unica regione al plurale, un motivo ci sarà. Poche altre, infatti, possono vantare una varietà tale di territori, paesaggi, prodotti. La biodiversità marchigiana va dal mondo dei legumi a quello dei salumi, passando per vitigni e olive, fino ad arrivare a quell’immensità di erbe e fiori spontanei, che scandiscono il ritmo delle stagioni e che ritroviamo poi nel miele. “Ho visto delle potenzialità immense in questa terra pura, incontaminata e così ricca di bellezze naturali che non ho resistito”, afferma Luca Bianchi.

    A Fabriano, di fronte all’emigrazione continua dei coetanei e alla crisi post terremoto, Luca Bianchi decide di restare, investendo proprio sul territorio. Anche se la passione per l’agricoltura, trasmessa dai nonni, c’era sempre stata, inizialmente Luca sceglie un’altra strada, ovvero gli studi in ingegneria meccanica. Per anni fa il pendolare in auto dalle zone di montagna del fabrianese ad Ancona, all’Università Politecnica delle Marche. Parla spesso di trattori e terreni con un amico, che un giorno lo invita a vedere le cassette di api che suo nonno aveva appena ripreso. Davanti a quelle cassette, Luca viene completamente folgorato: ma cosa succede, come funziona quel mondo?, si chiede. Tornato a casa, passa la notte su internet a cercare informazioni e dopo due giorni, nel maggio del 2014, gli arrivano a casa la tuta gialla e le prime due famiglie di api.

    L’azienda e la certificazione del biologico

    Nel settembre del 2014 lascia Ingegneria, si iscrive a Scienze e Tecnologie Agrarie (oggi gli mancano 5 esami) e inizia a frequentare vari corsi di degustazione e apicoltura, poiché aveva finalmente chiaro che cosa non avrebbe mai fatto: l’ingegnere. La prima reazione dei genitori è del tutto negativa: dall’avere come figlio un aspirante ingegnere, si ritrovano un Luca nuovo, in preda a quello che era ancora un sogno e non un progetto. Ma in poco tempo cambiano idea, poiché vedono che Luca sta facendo sul serio: nel 2016, infatti, apre la sua azienda sui terreni della nonna, tra le montagne del fabrianese e nel 2018 è già tutto certificato biologico.

    Sembra semplice, no? Per nulla affatto, ma Luca ci ha messo una passione e un impegno senza eguali, animato soprattutto dall’amore per quell’unico, affascinante e indispensabile mondo delle api. “Il miele è solo il risultato”. Oggi le famiglie sono diventate 200, ma il numero è in continua crescita. Oltre al miele, Luca ha iniziato una produzione anche di caramelle con miele e altri abbinamenti quali anice, limone, zenzero, liquirizia e sesamo e parallelamente sta portando avanti importanti ricerche sul polline, in quanto alimento ricco di proteine vegetali e aminoacidi.

    api da miele

    Le varietà di mieli: un viaggio nelle Marche

    Per Luca il suo miele è prima di tutto un racconto del territorio, un viaggio nelle sue Marche, in particolare nelle zone di montagna. “I miei mieli riprendono le caratteristiche della zona in cui vengono prodotti: infatti il miele è la fotografia di uno specifico ambiente in un determinato momento, come se i fiori fossero i pixel – racconta – Basti pensare che per produrre 1 kg di miele le api devono visitare circa 2 milioni di fiori… La cosa sorprendente e per me magica è che ogni area ha il proprio miele, anche a seconda del periodo di raccolta, quindi ogni miele non è mai uguale ad un altro. La mia idea di apicoltura non è quella di rincorrere le fioriture, ma di avere postazioni fisse durante tutto l’anno e di raccogliere il prodotto che ogni volta il territorio mi offre”.

    Luca produce tipologie differenti di miele per raccontare al meglio la varietà del suo territorio, con i suoi tempi e con i suoi spazi: c’è il millefiori, che più di tutti sa delle fioriture spontanee di montagna; c’è l’acacia, che apre le porte all’arrivo della primavera; c’è il miele di melata, un po’ amaro, ricco di sali minerali, prodotto nei boschi marchigiani, dove sono molto presenti piante ad alto fusto; poi c’è quello di erba medica, che meglio racconta il territorio in cui viene raccolta nel fabrianese; o ancora, quello di girasole, il mio preferito, sarà perché un po’ femminile, molto floreale, con quel sapore di Marche esplode in bocca, essendo il girasole una delle coltivazioni principali; infine c’è il miele di stachys, che sarebbe la betonica o la stregona, la pianta tipica dei dintorni di Fabriano dopo la trebbiatura del grano sui terreni non trattati, fungendo così da ulteriore garanzia del prodotto. Vedete quindi che viaggio nelle Marche vi aspetta attraverso i mieli di Luca Bianchi? Da qui nasce l’idea di una confezione esagonale con sei vasetti da 50 g con mieli differenti per l’assaggio, acquistabili poi nei formati più grandi da 280 g. “Il mio sogno è quello di rifornire chef stellati di alto livello e oggi posso dire che questo mio sogno sta iniziando a realizzarsi, ad esempio con il grandissimo chef Errico Recanati (una stella Michelin) che utilizza il mio miele per un suo piatto.”

    La ricetta del pollo fritto con miele e ostriche di Portonovo di Errico Recanati 

    pollo con ostriche e miele

    Ad aver intuito subito la qualità dei prodotti di Luca, è stato lo chef Errico Recanati del ristorante Andreina di Loreto. Dietro ogni suo piatto c’è sempre uno studio approfondito, tanta ricerca e prove continue, che uniti al suo estro naturale vanno a creare ogni volta piatti eccezionali, proprio come l’ultima novità: il pollo fritto con miele e ostriche di Portonuovo. Oltre a questa ricetta che vi racconteremo oggi, Errico utilizza il miele di Luca per preparare un condimento per il petto d’anatra: acqua, buccia di limone sottile, aceto di mele e miele di erba medica da spruzzare sulla pelle in cottura, che ricorda un po’ la tradizionale pechinese. Inoltre, da tre settimane è in corso un nuovo esperimento con kobe immerso nella cera d’api; in attesa del risultato, ecco la ricetta del pollo.

    Ingredienti per 4 persone

    • 2 cosce di pollo allevato a terra
    • 8 ostriche di Portonovo
    • 100 g miele di melata
    • 50 g soia
    • 50 g sakè
    • 100 g saba
    • 30 g miso
    • 10 g aglio
    • 10 g zenzero
    • q.b. gambi di coriandolo
    • q.b. gambi di prezzemolo
    • 1 limone grattato
    • 150 g amido di mais
    • q.b. sale
    • q.b. pepe
    • q.b. olio di arachidi
    • 150 g quinoa soffiata
    • q.b. di Ponzu
    • 150 g insalata Mizuna verde e rossa

    Procedimento

    1. Pulite e tagliate il pollo.
    2. Preparate un intingolo con miele, soia, sakè, saba, miso, aglio, zenzero, gambi di coriandolo e di prezzemolo, sale e pepe.
    3. Mettete il pollo a marinare nell’intingolo per una notte.
    4. Successivamente ricoprite il pollo con amido di mais.
    5. Friggete il pollo a 180 °C in olio di arachidi.
    6. Una volta fritto, ricopritelo di quinoa soffiata.
    7. Servitelo sopra le ostriche crude, ricoperto di Mizuna e Ponzu.

     

    E voi, siete già andati alla scoperta di quelle meravigliose terre al plurale che sono le Marche?

    Antropologa del cibo, è nata a Milano, dove vive e scrive per varie testate, tra cui La Cucina Italiana, Scatti di Gusto, Vanity Fair e le Guide Espresso. Il suo piatto preferito sono gli spaghetti alle vongole, perché per lei sono diventati un'idea platonica: "qualsiasi loro manifestazione nella realtà sarà sempre una pallida copia di quella nell'iperuranio". Nella sua cucina non mancano mai pistilli di zafferano, che prima coltivava!"

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