L’origine del nome del vostro piatto preferito

Antonio Pastore
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    Seduti a tavola, circondati dai nostri piatti preferiti, spesso non ci soffermiamo a pensare all’origine dei loro nomi. Eppure, dietro ogni termine si cela una storia affascinante e, a volte, sorprendente. Ogni pietanza ha un passato che merita di essere conosciuto e raccontato.

    Siete pronti per un viaggio attraverso le origini dei nomi di alcuni dei cibi più amati? Che siate appassionati di cucina o semplicemente buongustai curiosi, queste storie vi offriranno una nuova prospettiva sui vostri piatti preferiti. Scopriamo insieme i segreti nascosti nei nomi dei cibi che tutti abbiamo gustato almeno una volta nella vita!

    Pasta alla Norma

    Pasta alla norma

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    Questo piatto prende il nome dal compositore catanese Vincenzo Bellini, in onore della sua opera “Norma”. Alcuni lo attribuiscono all’esclamazione “Ma questa è Norma!”, pronunciata da una tavolata di artisti per indicare qualcosa di eccellente, dopo aver assaggiato questa prelibatezza. Però, va puntualizzato che la pasta con melanzane fritte, pomodori e ricotta salata esisteva in Sicilia già prima che fosse denominata alla Norma.

    Pasta alla carbonara

    Pasta alla carbonara

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    La pasta alla carbonara è da sempre un piatto che fa discutere, sia per gli ingredienti che per la sua provenienza. Ogni amante della cucina italiana ha una sua opinione su come debba essere preparata, ma le storie che circondano la sua creazione sono ancora più affascinanti. Quelle che stiamo per raccontarvi sono solo alcune delle versioni che indagano le misteriose origini di uno dei cibi italiani più apprezzati.

    Una delle ipotesi più accreditate sostiene che fosse il piatto preferito dai carbonai, in buona parte laziali, che lavoravano incessantemente sugli Appennini per trasformare la legna in carbone: questi, per rifocillarsi dal duro lavoro, consumavano pasti a base di “cacio e uova” conditi con guanciale e una buona dose di grasso o lardo, una pietanza già molto diffusa in Abruzzo.

    Un’altra teoria attribuisce la creazione del piatto a un oste romano che, circa cinquant’anni fa, decise di chiamare la pasta alla carbonara in onore del suo precedente mestiere. C’è anche chi afferma che la ricetta sia nata nel 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale, con la presenza degli Alleati in Italia, le cui dispense abbondavano di uova e bacon, influenzando così la cucina locale. Infine, una versione della storia racconta che una nobildonna del Polesine, durante l’Ottocento, preparasse questo piatto per le riunioni segrete degli affiliati alla Carboneria, l’organizzazione segreta che lottava per l’unificazione e l’indipendenza dell’Italia.

    Queste diverse narrazioni, tutte affascinanti, contribuiscono a rendere ancora più intrigante questo iconico piatto italiano.

    Pastasciutta

    La pastasciutta deve il suo nome al metodo di cottura, non al tipo di condimento. Per la maggior parte degli italiani, è il piatto irrinunciabile che rappresenta l’Italia nel mondo. Il termine “pastasciutta” iniziò a diffondersi agli inizi del Novecento, sostituendo il più comune “maccheroni”. Molti pensano che si riferisca alla pasta condita con il pomodoro, ma non è così. “Pastasciutta” indica qualsiasi tipo di pasta cotta secondo il metodo italiano: acqua portata a ebollizione, sale aggiunto e pasta immersa. Una volta cotta, la pasta viene scolata, risultando così “asciutta”.

    Quindi, quando parliamo di pastasciutta, non intendiamo solo spaghetti al pomodoro, ma anche pasta alla carbonara, alla norma, spaghetti al tonno e così via. Questi sono tutti esempi di pastasciutta.

    Pizza Margherita

    La pizza, chi non la ama? Ce ne sono di tutti i tipi e in ogni fase della vita abbiamo dei gusti preferiti, ma la Margherita c’è sempre. A cosa si deve il suo nome? Facciamo un salto nel 1889, quando re Umberto I e la regina Margherita visitarono Napoli.

    Il pizzaiolo Raffaele Esposito preparò per loro tre pizze: una con formaggio, strutto e basilico; la marinara, con pomodoro, aglio, origano e olio; e una con pomodoro, mozzarella, origano e olio, i cui colori richiamavano la bandiera italiana. Quest’ultima conquistò la regina, che espresse il suo entusiasmo in una lettera. Onorato, Esposito decise di battezzare questa pizza tricolore con il nome della regina. Da allora, la Margherita è senza dubbio il cibo più amato nel mondo.

    Hot dog

    Hot dog

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    L’hot dog (letteralmente “cane caldo”) è un panino farcito con senape e salsiccia tipo würstel. Nato a New York verso il 1860, il termine hot dog si diffuse agli inizi del ’900. In origine, le salsicce erano chiamate “dachshund sausages”, cioè salsicce-bassotto, forse perché la forma ricordava quella razza di cane.

    Il nome attuale si deve a una vignetta del 1901 del disegnatore Tad Dorgan. Vedendo le salsicce vendute allo stadio, disegnò un bassotto in un panino, ispirato dal richiamo dei venditori: “Get your dachshund sausages while they’re red hot!” (“Prendi la tua salsiccia mentre è ancora calda!”). Da allora, il nome “hot dog” divenne di uso comune.

    Hamburger

    Si chiama hamburger perché ricorda un piatto tipico di Amburgo, in Germania, a fine ’800: la bistecca di manzo tritata e speziata. La parola è infatti l’abbreviazione di “Hamburger steak”, una polpetta di carne macinata, servita con cipolle, pane grattugiato e uova, molto popolare fra i marinai. Grazie agli immigrati tedeschi, questa pietanza riscosse un enorme successo negli Stati Uniti, dove il panino farcito di carne divenne rapidamente il simbolo di un intero Paese. La sua diffusione ha poi portato alla nascita di numerosi ristoranti e catene di fast food, che hanno esportato gli hamburger in tutto il mondo.

    Infatti, oggi, gli hamburger si mangiano ovunque: nei fast food, nei ristoranti stellati, nei chioschetti per strada o a casa. Questi panini ripieni di carne macinata e conditi con salse, insalate, formaggio e pomodori sono forse i più famosi. Diciamoci la verità: quando arrivano in tavola hamburger e patatine per cena, è una festa per tutti.

    Ketchup

    Abbiamo parlato di hamburger e hot dog, ma qual è una delle salse preferite per gustarli? È il ketchup e ha origini inaspettate. La sua storia inizia in Cina, con una salsa chiamata “Ke Tsiap”, a base di pesce sottaceto, che venne importata in Occidente dai marinai inglesi nel XVIII secolo.

    Col tempo, la ricetta si è trasformata nella salsa rossa che conosciamo oggi, fatta di succo di pomodoro, cipolla, aceto, zucchero e aromi.

    Non mentiamo, una bottiglia di ketchup non manca mai su nessuna tavola quando bisogna arricchire hot dog, hamburger e patatine fritte.

    Caciocavallo

    Caciocavallo

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    Parliamo di un formaggio che negli ultimi anni è tornato a popolare tavole e picnic: il caciocavallo. Il suo nome ha origini curiose: deriva dal fatto che viene messo ad asciugare a cavallo di un’asta, o forse perché la sagoma ricorda quella di un equino. Buono se mangiato in purezza, gustoso e filante se cotto, il caciocavallo si utilizza in moltissimi modi: come ripieno di panini, ingrediente di lasagne, paste al forno, involtini di carne, piatti di verdure e, naturalmente, nella pasta alla Nerano.

    Mozzarella in carrozza

    mozzarella in carrozza

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    Si chiama “mozzarella in carrozza” perché la mozzarella filante ricorda le briglie del cavallo di una carrozza. Però, esiste anche una seconda versione sull’origine del nome: in antichità, formaggi e latte, infatti, venivano trasportati in carrozza. Poiché le distanze erano lunghe e il tempo di percorrenza dilatato, il latte spesso arrivava cagliato a destinazione, trasformandosi in formaggio fresco. La mozzarella in carrozza è un piatto irresistibile e goloso e oggi esistono diverse varianti gustose, come potete scoprire in questo articolo.

    Pesce San Pietro

    Questo pesce è caratterizzato da un colore giallo ed è ricoperto da macchie scure sulla parte laterale del corpo, attorno alle quali spicca un alone più chiaro che le fa risaltare: ed è da qui che ha origine il nome di San Pietro. Infatti, si dice che queste chiazze, grandi come un pollice umano, siano le impronte della mano dell’apostolo Pietro che faceva il pescatore. Il pesce San Pietro è molto diffuso nelle acque del Mediterraneo, ma lo si può trovare anche nell’Oceano Pacifico Orientale e nel Mar Nero.

    Castagne del prete

    Le castagne del prete devono il loro curioso nome a una simpatica leggenda. Si racconta infatti che un prete, un giorno d’autunno, ricevette in dono un grande cesto di castagne. Mentre le trasportava sulla groppa di un mulo, l’animale attraversò un fiume e le castagne caddero in acqua. Per salvarle, l’uomo le portò a casa e le mise in forno ad asciugare.

    Da quel momento, queste castagne tostate, immerse in acqua e poi asciugate, furono dette “castagne del prete”.

    Chiacchiere

    Chiacchiere di carnevale

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    Si chiamano “chiacchiere” perché, secondo la leggenda, la regina Margherita di Savoia chiese al cuoco di corte un dolce da gustare durante le conversazioni con le sue dame di compagnia. Questa bontà, tipica del periodo carnevalesco, è amata e preparata in ogni angolo d’Italia.

    A seconda delle regioni, questo leccornia così friabile e gustoso cambia nome: esistono infatti i crostoli, le nuvole, le bugie, le sprelle e i cenci.

    Biscotto

    Si chiama “biscotto” perché in origine era un pezzo di pane cotto due volte per garantirne una conservazione più lunga. La ricetta del biscotto dolce ha radici nella Roma antica, ma esiste anche una leggenda affascinante che chiama in causa la mitologia greca.

    Si dice che un cuoco degli Argonauti, i marinai guidati da Giasone alla ricerca del vello d’oro, dopo aver infornato il pane, si addormentò, lasciandolo cuocere troppo a lungo. Al risveglio, trovò le pagnotte secche e piatte. Decise di non buttarle e le aggiunse al cibo della ciurma. Con sua sorpresa, scoprì che quel pane cotto troppo si era mantenuto molto bene e rimase commestibile a lungo.

    Oggi, le ricette dei biscotti sono moltissime e variegate. Ce ne sono di tutti i tipi, preparati con diverse farine: biscotti ripieni, al burro, secchi, morbidi e le famose lingue di gatto.

    Cibi con passaporto falso

    Chi non ha mai gustato un piatto dal nome esotico per poi scoprire che ha radici vicine a casa? Molti cibi portano nomi che suggeriscono origini lontane, ma in realtà nascondono vicende curiose e, spesso, locali. Scopriamo insieme alcuni di questi cibi con passaporto falso e le loro storie affascinanti.

    Insalata russa

    In Italia si chiama insalata russa, ma oltre i confini cambia nome. In Lituania è nota come insalata bianca, mentre in Germania e Danimarca è conosciuta come insalata italiana. E in Russia? Qui prende il nome dal suo inventore, il cuoco belga Lucien Olivier. Questo chef aprì un ristorante di cucina francese di lusso, l’Hermitage, a Mosca negli anni ’60 del XIX secolo. Durante un sontuoso banchetto, presentò un piatto con petti di pernici, quaglie e code di gamberi ricoperti da gelatina e maionese, decorato con patate, tartufi, sottaceti e uova. Si narra che uno dei commensali abbia mescolato gli ingredienti, trasformandolo in qualcosa di simile a un’insalata. Olivier, pur se inizialmente contrariato, decise di servire il piatto nella versione “maltrattata”, inaugurando così il successo dell’insalata russa.

    Pan di Spagna

    Questo dolce venne preparato per la prima volta a Madrid da Giovanni Battisti Cabona, giovane pasticcere genovese, basandosi sulla pâte génoise, dolce tipico della sua città d’origine, simile al Pan di Spagna, ma con l’aggiunta di burro. La sua rapida diffusione in Spagna portò al nome con cui oggi è conosciuto ovunque. Peraltro, anche se nato all’estero, la sua versione più popolare e conosciuta è in Italia, dove è diventato un classico delle nostre pasticcerie.

    Crema catalana

    Crema catalana

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    La tradizione spagnola vuole che la crema catalana venga servita il 19 marzo, alla festa di San Giuseppe, motivo per cui uno dei nomi di questo dolce è anche crema de Sant Josep. Essendo molto semplice, con ingredienti che si trovavano un po’ in tutta Europa, chiarire chi effettivamente abbia “inventato” la crema catalana è uno dei dilemmi maggiori della storia della pasticceria. I catalani, però, non hanno dubbi, in quanto la si trova citata in alcuni ricettari medievali scritti in catalano. Sul perché si chiami così, la storia narra di un vescovo spagnolo che andò in visita a un convento di monache le quali, per omaggiarlo, gli prepararono un budino. Purtroppo il dolce risultò troppo liquido, così, per compensare, le cuoche decisero di aggiungere dello zucchero e caramellizzarlo… ma quando il vescovo lo assaggiò non potè fare a meno di gridare “crema!”, che in catalano significa anche “brucia”. Da qui nasce anche un altro nome diffuso in Catalogna per indicare questo dessert: la crema cremada

    Altre fonti, invece, sostengono che questo dolce sia nato in Inghilterra, già conosciuto e noto come “burnt cream” o “trinity cream”, un dolce simile preparato con zucchero caramellato in superficie.

    Zuppa inglese

    Non lasciatevi ingannare dal nome: la zuppa inglese è un dolce italianissimo, diffuso in Emilia-Romagna, Toscana e nel Centro Italia. La classica ricetta prevede strati di pan di Spagna o savoiardi imbevuti di alchermes, crema al cacao e crema pasticciera. Ferrara rivendica la paternità del dolce, nato nel XVI secolo alla corte degli Estensi come rielaborazione del trifle (dolce britannico simile alla zuppa inglese). Inizialmente, si usava la bracciatella, una sorta di ciambellone, poi sostituita nel Settecento dal pan di Spagna. Con il tempo, la crema pasticciera e il cioccolato sostituirono la panna, contribuendo alla creazione del dolce che conosciamo oggi.

    Bavarese

    Bavarese

    Nancy Pauwels/shutterstock

    La Bavarese trae il suo nome dalla Baviera, una regione tedesca, ma ha origine in Francia. Il termine deriva dal francese “bavarois”, che significa “budino”. Questo delizioso dessert, a base di latte, zucchero, uova, panna fresca e gelatina, fu creato in Francia nell’Ottocento e si diffuse rapidamente nelle corti d’Europa. In principio, però, con lo stesso termine si intendeva una bevanda tedesca a base di tè, latte e liquore, introdotta in Italia all’inizio del 1700 dagli chef francesi al servizio della casa regnante bavarese dei Wittelsbach. Fu proprio da questa bevanda e dalla crema inglese che i cuochi francesi ebbero l’ispirazione per inventare il dolce che conosciamo oggi.

    E voi, conoscevate queste vicende? Ogni piatto che assaporiamo non è solo un insieme di ingredienti, ma un pezzo di storia che porta con sé tradizioni, aneddoti e leggende. È affascinante scoprire come nomi apparentemente semplici racchiudano retroscena complessi e affascinanti.

     

    Avete altre storie curiose sui nomi dei piatti che amate? Condividetele nei commenti!

     


    Immagine in evidenza di: VasiliyBudarin/shutterstock

     

     

    Lucano di nascita, campano di formazione, emiliano d’adozione. Si è trasferito a Bologna per studio e per amore della cotoletta alla petroniana. Oggi lavora come copywriter anche se da bambino sognava di diventare benzinaio. Il suo primo preferito sono gli gnocchi alla sorrentina. Nella sua dispensa non mancano mai basilico, menta e l’olio dello zio.

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