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Via libera dell’Unione Europea ai primi insetti commestibili

Alessia Rossi
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    Si chiamano “novel food”, ossia alimenti “nuovi” che non fanno parte della tradizione gastronomica tipicamente europea e che, dopo un lungo processo di valutazioni scientifiche e del benestare da parte dell’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma, possono comparire nell’elenco degli ingredienti in commercio. Tra questi, ecco che troviamo cibi strani come l’olio di krill o il baobab, ma anche l’alga spirulina, i semi di chia e, ovviamente, gli insetti. Quando vi abbiamo parlato di questi novel food, tempo fa, in particolare a proposito di un nascente mercato europeo di insetti edibili – destinati quindi al consumo umano – e di prodotti alimentari a base di insetti, la rivoluzione pareva dietro l’angolo. Due anni dopo, infatti, siamo qui a raccontarvi proprio di quella rivoluzione che, ora, sembra davvero arrivata. Recentissima è infatti l’approvazione dei paesi membri dell’Unione Europea alla commercializzazione come alimento di una specie di insetto particolare. Curiosi di saperne di più?

    Il via libera dell’UE alla commercializzazione delle tarme della farina

    La notizia è rimbalzata sulle pagine di quotidiani e magazine e ha suscitato parecchio scalpore. Il 3 maggio, gli Stati membri dell’UE hanno approvato una proposta della Commissione Europea per autorizzare il commercio delle larve gialle delle tarme della farina – un coleottero il cui nome scientifico è Tenebrio molitorad uso alimentare. Si tratta del primo ok in assoluto per un insetto “da mangiare”, che arriva in seguito a una valutazione scientifica da parte dell’EFSA, che si era detta favorevole dichiarando le larve del tenebrione mugnaio “sicure per il consumo umano”. Gli insetti, che fanno parte della nuova regolamentazione sui novel food entrata in vigore nel 2018, potranno essere immessi in commercio come insetto essiccato intero, come snack, o come farina, secondo una serie di requisiti di etichettatura specifici prescritti ovviamente dall’EFSA, che sta valutando anche la delicata questione degli allergeni, spiegando che al momento non si escludono reazioni in chi soffre di allergia ai crostacei e agli acari della polvere (e anche, dato il nutriente principe delle tarme della farina, al glutine). Ad ogni modo, rassicurano gli esperti dell’EFSA, “i consumatori potranno scegliere con fiducia ciò che mangiano, ben sapendo che la relativa sicurezza è stata accuratamente verificata”.

    larve tarme della farina

    Joaquin Corbalan P/shutterstock.com

    Insetti: cibi economici ad alto contenuto proteico per un basso impatto ambientale

    Ce lo siamo chiesti più volte: gli insetti sono il cibo del futuro? Stando ai dati riportati dal Global Market Insights, sembrerebbe proprio di sì: la dimensione del mercato degli insetti commestibili ha superato i 112 milioni di dollari a livello globale nel 2019 e dovrebbe arrivare a più di 1,5 miliardi di dollari entro il 2026. Ma quali sarebbero i punti a favore del mangiare insetti?

    A fronte di una popolazione mondiale che cresce sempre di più e all’impossibilità concreta di rispondere al problema di nutrire tutti quanti in maniera sana e adeguata, c’è quindi la necessità – e l’urgenza – di trovare fonti alimentari ad alto contenuto proteico (ma a basso contenuto di grassi) che però siano allo stesso tempo economiche. Inoltre, non meno importante negli ultimi anni è la spinosa questione dell’impatto ambientale del cibo che arriva sulle nostre tavole, come ad esempio il costo – in termini di risorse – degli allevamenti tradizionali. E gli insetti sono estremamente sostenibili sotto questo profilo, in quanto il loro allevamento non è connesso alla disponibilità di terreno. Anzi, molti insetti si nutrono anche di rifiuti organici, andando quindi a risolvere un altro problema attualissimo, ossia quello degli sprechi alimentari: le Nazioni Unite  stimano infatti che, in tutto il mondo, circa un terzo del cibo destinato al consumo umano venga buttato.

    Per quanto riguarda le larve delle tarme della farina, gli esperti evidenziano come i suoi componenti principali siano proteine, grassi e fibre, offrendo quindi una fonte di cibo potenzialmente sostenibile e a basse emissioni. Sul loro sapore, invece, dicono che una volta essiccate abbiano un gusto molto simile alle arachidi.

    Insetti nel piatto: quali reazioni?

    La decisione formale della Commissione europea sarà adottata a partire dalle prossime settimane, e fa parte della strategia «Farm to Fork», ossia il piano d’azione dell’Unione Europea 2020-2030 che prevede di trasformare il sistema alimentare europeo nella direzione di una maggiore sostenibilità sotto diversi aspetti e riducendo il suo impatto sui Paesi terzi. Gli insetti, proprio per tutte le ragioni riportate sopra, rientrano tra i “cibi futuri” che possono possono sostenere questa transizione «verde», ritagliandosi un ruolo di peso nel mercato alimentare europeo, al punto che sono ben undici le domande per insetti come “nuovi alimenti” all’esame dell’Efsa. L’approvazione da parte dell’UE è quindi un passo importante, che apre alla commercializzazione degli insetti, ma non sono mancate le divisioni, sia da parte dei produttori che dei consumatori.

    insetti edibili piatto

    MP cz/shutterstock.com

    “Un momento storico” che apre a nuove possibilità

    Come ha sottolineato Luisa Torri, professoressa associata di Scienze e Tecnologie Alimentari dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, direttrice del Laboratorio di Analisi Sensoriale e direttrice della Ricerca e Terza Missione UNISG, non si tratta di una novità. “Già nel 2017 avevamo iniziato a raccogliere dati dai consumatori attraverso test sensoriali per indagare la loro attitudine al consumo di insetti o alimenti contenenti insetti come ingredienti. In particolare, avevamo testato prodotti a base di grilli e, tramite il lavoro di tesi dell’allora studente Mattia Gianfranco Marino, abbiamo condotto una survey online tra i consumatori italiani per valutare la loro accettabilità verso diverse specie di insetti, tra cui anche la tarma della farina” spiega la ricercatrice. Risultati che sono stati diffusi e pubblicati nell’articolo Italian consumers’ attitudes towards entomophagy: Influence of human factors and properties of insects and insect-based food sulla rivista scientifica Food Research International nell’agosto 2020. Dalla ricerca è emerso che, ad esempio, la popolazione maschile si è dimostrata più positiva nei confronti del consumo di insetti rispetto a quella femminile e più disponibile per motivi di gusto; inoltre, si è sembra anche meno influenzata dalla specie o dal livello di lavorazione degli insetti. Anzi, mangiarli sembra evocare emozioni avventurose, audaci e selvagge, ma non sono comunque mancate le ritrosie e, per molti intervistati, il disgusto e la neofobia alimentare, che hanno rappresentato i principali fattori di rifiuto verso questa possibilità.

    Lorenzo Pezzato, cofondatore di Fucibo, sostiene che si tratta di un “momento storico”, uno spartiacque che segna un prima e un dopo: “L’apertura agli insetti come nuovo ingrediente alimentare farà decollare – finalmente – anche le vendite dei prodotti finiti che ne contengono la farina, che arriveranno agli scaffali dei negozi e dei supermercati molto, molto presto. E stavolta non è solo una previsione”.

    Insetti “estranei alla cultura alimentare nazionale”: arrivano i no

    A questo proposito, non sono mancate le contestazioni. Luigi Scordamaglia di Filiera Italia ha commentato la notizia spiegando che si tratta di “un altro paradosso di un approccio troppo ideologico alla Farm to Fork. Da una parte si spinge verso una messa in discussione della produzione delle nostre straordinarie eccellenze alimentari, soprattutto zootecniche, prodotte secondo un modello di sostenibilità unico al mondo”. Al tempo stesso, però, “si spingono cibi etnici, alternativi e strumentalmente proposti come più sostenibili per coprire la richiesta crescente di proteine nobili”. Anche Coldiretti si è schierata in questa direzione, sostenendo che “una corretta alimentazione non può però prescindere dalla realtà produttiva e culturale locale nei Paesi del terzo mondo come in quelli sviluppati – sostiene la Coldiretti – e a questo principio non possono sfuggire neanche bruchi, coleotteri, formiche o cavallette a scopo alimentare che, anche se iperproteici, sono molto lontani dalla realtà culinaria nazionale italiana ed europea”. Come tra l’altro sembra dimostrare un’analisi Coldiretti/Ixè condotta a seguito dell’approvazione, per cui la maggioranza degli italiani – circa il 54% – considera gli insetti estranei alla cultura alimentare nazionale e non porterebbe mai a tavola la larva gialla della farina.

    Insomma, l’argomento è complesso e delicato, ma solleva diversi interrogativi, anche perché  sembra rispondere a questioni realmente urgenti come quella dello sfruttamento delle risorse ambientali. Noi continueremo a seguire la questione per aggiornarvi sugli sviluppi che si attendono per i prossimi mesi.

    Voi intanto cosa ne pensate?

    È nata vicino a Bologna, ma dopo l'università si è trasferita a Torino per due anni, dove ha frequentato la Scuola Holden. Adesso è tornata a casa e lavora come ghost e web writer. Non ha molta pazienza in cucina, a parte per i dolci, che adora preparare insieme alla madre: ciambelle, plumcake e torte della nonna non hanno segreti per lei. Sta imparando a tirare la sfoglia come una vera azdora (o almeno, ci prova).

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