Questa ricetta delle fettuccine al ragù aquilano, tipica delle aree montane del capoluogo abruzzese, è poco nota. La tradizione della transumanza dei pastori abruzzesi prevedeva, anticamente, che questo ragù fosse un cibo di “scorta” per i lunghi mesi trascorsi sugli Appennini: le donne confezionavano il sugo in barattoli ermetici per resistere a tutto. Particolarmente ricco
La polenta è la regina della tradizione della Valsugana e del Tesino. Nella zona, inoltre, si coltiva una particolare varietà di granoturco: il Pignolino, caratterizzato da una semente pura, lo “Spin”, il chicco dalla particolare forma ad uncino, è stato registrato il marchio “Farina della Valsugana”. Una sapiente lavorazione porta ad ottenre un prodotto unico nel suo
la Sbira – o Trippa alla Genovese – è una delle zuppe più antiche di Genova, una di quelle che affondano le radici nella tradizione più intima e profonda della città. Per questo le sue origini sono incerte. Secondo alcuni viene chiamata sbira perché faceva parte del classico rancio degli sbirri, cioè delle guardie che
La jota, tipico piatto carnico, ci racconta di una terra così povera che persino la polenta con il latte era considerato un lusso. In effetti la jota era una vera e propria minestra di sopravvivenza, basata su ingredienti davvero essenziali, ma anche proteici: crauti, fagioli e farina di granoturco. L’unica concessione alla gola era data
Ricetta un po’ particolare per il modo in cui cuoceremo la carne: la faremo al vapore cosi da renderla tenera ma molto gustosa, e con una cottura al sangue.
Strano termine dialettale umbro per designare questa ricetta. Sicuramente onomatopeico, che ricorda il rumore della pentola che bolle piano piano. Una volta il lardo era l’unico grasso di base in ogni tipo di preparazione culinaria. Il maiale era il condimento per il pasto di tutti i giorni e l’Umbria in quanto a prodotti di salumeria
Un delizioso e coloratissimo antipasto, da realizzare in trenta minuti. Questa golosa ricetta con i gamberoni utilizza accostamenti originali, per un risultato finale sfizioso e dal sapore delicato.
Piatto saporito, ma non disdicevole per la presenza delle pere selvatiche o di pianta inselvatichita. L’ho assaggiato anni fa in un agriturismo, ad Orgosolo.
Quando ero piccolo non avevamo tante possibilità in famiglia, si mangiava il giusto senza ingrassare e senza buttare nulla: se rimaneva qualcosa si riutilizzava in altro modo.
Nella stagione fredda la preferisco più liquida, mentre in estate la faccio densa e la mangio fredda: aumento o diminuisco l’acqua, oppure aumento o diminuisco le patate. Ricordatevi che mangiata il giorno dopo è ancora migliore!
Questo piatto, a paddgada, è un piatto difficilmente riproducibile nelle case e nelle famiglie odierne, attente quanto mai alle calorie ed ai grassi contenuti. Nelle case povere di un tempo, quando sulla tavola c’era ben poco ed il lavoro era tanto, non si badava di certo ai grassi quindi, pur sapendo quanto possa far male, ve la
Come insegano Sergio e Annarita della Locanda delle tre chiavi di Isera (TN), sono ottime in antipasto, accompagnate da un succulento e fumante tortel di patate con puzzone di moena e speck!
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