shakshuka giapponese

Leggerezza e ironia tornano ne Il Tunnel, ultimo romanzo di Yehoshua

Giuliano Gallini
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    La shakshuka è un piatto ebraico, ma diffuso in tutto il Nordafrica con diverse ricette, motivo per cui viene citato anche nell’articolo de Il Giornale del Cibo sulle ricette di confine. Nella versione più tradizionale pomodori, peperoni e cipolle vengono cucinati insieme in padella e solo alla fine si aggiungono le uova. A questo punto non bisogna più mescolare, e la padella va portata in tavola bollente. È ottima anche riscaldata.

    Sono stato tre volte in Israele e non ho mai assaggiato questo piatto: e adesso sono ancora qui che me ne pento. Certo, potrei cucinarmela, confidando nelle ricette che si trovano sul web; o cercare un ristorante di cucina israeliana in Italia: ma non sarebbe la stessa cosa. Sicuramente non sentirei il gusto che il protagonista di Il Tunnel (Einaudi, 2018), l’ultimo romanzo di Abraham Yehoshua, prova mangiando un piatto preparato con ingredienti della sua terra.

    Il protagonista Zvi Luria: tra Alzheimer e shakshuka

    copertina il tunnel yehoshua

    Il tunnel – Abraham B. Yehoshua – Einaudi

    Ho incontrato Yehoshua due volte e conservo gelosamente i libri che mi ha autografato. La prima volta fu a Ferrara in occasione del festival di Internazionale, la seconda vent’anni dopo a Padova, in un incontro privato nella locale sinagoga. Entrambe le volte Yehoshua non si è sottratto alle domande più spinose sul rapporto tra Israele e Palestinesi, ma la seconda mi è sembrato più stanco, disilluso che la questione possa avere una composizione, come per esempio attraverso il modello di due popoli, due stati. Poi si è rinfrancato parlando del suo progetto di scrivere un romanzo ambientato in Italia, un Paese che ha visitato innumerevoli volte. La sua energia e i suoi progetti per il futuro, data la sua età, sono stati un incoraggiamento per tutti i giovani-vecchi come me che lo ascoltavano.

    Tornando a il Tunnel, il protagonista Zvi Luria è, a dire il vero, costretto a mangiare la shakshuka per parecchio tempo tutti i giorni: aveva comprato troppi pomodori, non voleva essere sgridato dalla moglie per la spesa sbagliata e così li ha cucinati tutti, stivando la shakshuka in freezer, e tirandola fuori poco alla volta.

    Un trucchetto da marito, che per questi errori aveva però una buona giustificazione. Fin dall’inizio Yehoshua ci rivela che il suo protagonista ha un principio di Alzheimer; che è destinato in pochi anni, se non mesi, a peggiorare progressivamente la propria situazione e che le brevi amnesie, le dimenticanze, gli smarrimenti di cui soffre diventeranno sempre più gravi.

    “Sono stato al centro commerciale,” confessa Zvi Luria alla sorella, “e ho comprato i pomodori. Poi sono andato al mercato per prendere gli anemoni per mia moglie ma mi sembravano avvizziti. I pomodori invece erano così belli, e ne ho comprati altri tre chili perché mi ero dimenticato di averli appena comprati”. La sorella gli dà allora la ricetta della shakshuka così potrà trasformare il suo incauto acquisto in qualcosa di meno ingombrante e più duraturo.

    Potrebbe sembrare, da questo inizio, un romanzo triste e malinconico. Ma la scrittura di Yehoshua evita un simile esito perché anche in questo libro riesce nel miracolo di coinvolgere, affascinare, intenerire affrontando le realtà più dure della vita con leggerezza e ironia, ma senza nascondere stupidamente la sofferenza, come fanno molti autori meno capaci e più improvvisati.

    Zvi Luria è un ingegnere in pensione e si ritrova dopo un periodo di riposo a collaborare come consulente con un giovane collega che deve progettare e realizzare un tunnel sotto una collina nel deserto, dove passerà una nuova autostrada. Forse sarebbe più economico livellare quella collina, come in altre occasioni è stato fatto. Ma il giovane collega di Zvi nasconde nel cuore un interesse speciale che lo obbliga a fare di tutto per non distruggere la collina. Da qui l’idea del tunnel, che conquista anche l’anziano e smemorato ingegnere…

    Yehoshua ha scritto dodici romanzi, e secondo me ne ha sbagliati pochi. Ha 82 anni e il suo primo romanzo è del 1977:  vuol dire che ne ha scritti uno ogni 3-4 anni. Gli stili, i punti di vista, la struttura romanzesca sono sempre diversi (dalla prima persona alla terza, dal racconto corale al monologo), ma i temi dominanti non cambiano: il tema della famiglia, prima di tutto; e quello del rapporto tra israeliani e palestinesi, del groviglio di ragioni, vendette e sentimenti che continua a crescere insieme alla incomprensione tra i due popoli.

     

    Per chi è un autore come Yeoshua? Per chi ama una letteratura alta ma semplice. Ma soprattutto per chi desidera un mondo che potrebbe essere guidato dall’affetto e dalla benevolenza, affetto e benevolenza che Yeohshua non fa mancare ad alcuno dei suoi personaggi.

    Scrittore di romanzi, lettore appassionato ed esperto del mondo del cibo e della ristorazione. Crede profondamente nel valore della cultura. In cucina non può mancare un buon bicchiere di vino per tirarsi su quando sì sbaglia (cosa che, afferma, a lui succede spesso).

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