Il Manifesto Della Cucina Italiana Di Martino Ragusa A Bari

Adriana Angelieri

Il Manifesto

 

di Nino Dario Ruvolo.

 

Bari è stata la splendida cornice della presentazione del libro di Martino Ragusa: “Manifesto della cucina nazionale italiana” , tenutasi il 14 e 15 Aprile. bariI giorni dell’evento sono stati caratterizzati da un vivo e fervido coinvolgimento di istituzioni politiche e accademiche, ma soprattutto una grande partecipazione di studenti dell’Ateneo di Bari e di appassionati di gastronomia. L’evento è stato promosso dall’Università di Bari grazie al sostegno e all’organizzazione delle prof. Maria Sinatra e Carmela Ferrandes e del loro staff di ricerca.
il manifestoLa presentazione, avvenuta in due giorni consecutivi ha avuto un’anteprima dal profumo istituzional-familiare: un accogliente benvenuto da parte del Sindaco di Andri Nicola Giorgino e del Delegato del Rettore dell’università di Bari prof. Giancarlo Tanucci, condito con un’affettuosa presenza di appassionati di enogastronomia. Una calda atmosfera in una dimora di charme, il B&B Villa Casadangelo. La presenza di giornalisti e delle televisioni locali ha dato risalto alla notizia.
lezione in aulaLa seconda presentazione del libro, avvenuta alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Bari, ha fatto breccia sul pubblico consentendo al contempo di presentare e promuovere il corso di laurea in Beni Enogastronomici e aprendo un interessato dibattito sulla cucina italiana.
presentazioneLa stimolante discussione, con la partecipazione attiva del Delegato del Rettore – prof. Tanucci – e dei presidi delle Facoltà di Agraria, Lettere e Filosofia, Lingue e Letterature Straniere – prof. Savino, prof. Di Giandomenico e prof. Guaragnella- , è partita dai temi caldi del Manifesto di Martino Ragusa coinvolgendo infine una platea attenta e curiosa.
Le riflessioni sull’identità della cucina italiana hanno messo in rilievo la necessità di una forte spinta verso la contemporaneità che tenga conto della qualità e della tipicità di prodotto, mantenendo l’equilibrio fra tradizione e innovazione della cucina nazionale.
Il ManifestoMartino Ragusa sottolinea la forte valenza relazionale e conviviale della cucina, l’accento è posto sull’importanza dei fattori psicosociali ed interpersonali dell’alimentazione. Viene anche messa in rilievo la valenza terapeutica del cibo, la buona cucina italiana e la civil-conversazione come rimedio per la malinconia e depressione dei nostri giorni.
Un ulteriore focus è stato posto sull’innovazione da proporre per la formazione del cuoco italiano contemporaneo, una trasformazione da mero esecutore in bricoleur (nell’accezione culturale di Levi-strauss), come ampiamente mostrato nel “Manifesto della cucina nazionale italiana” si propongono preparazioni-bricolage di prodotti nazionali geograficamente sparsi nel territorio che si sposano attraverso la nuova cucina italiana, creando nuove armonie di gusto e di cultura.
gli studenti Martino è promotore di una spinta, per alcuni versi provocatoria, verso l’esaltazione del territorio e della glocalità, alla ricerca di un’identità e di un garibaldino completamento dell’unità gastronomica d’Italia. La glocalità va intesa come unione armoniosa tra globale e locale, dove globale va a rappresentare il territorio italiano e locale le eccellenze e tipicità gastronomiche legate al territorio e ai suoi prodotti.
Martino espone al ManifestoNegli ultimi anni la competizione culinaria vede l’Italia in una posizione particolarmente controversa, da un lato fornisce prodotti d’eccellenza globalmente riconosciuti, dall’altro offre una cucina che non sa rispondere alle reali esigenze dei tempi moderni essendo troppo ancorata a modelli tradizionali obsoleti che non riescono più a coinvolgere e stupire il pubblico.
Il manifestoIl libro “Manifesto della cucina nazionale italiana”offre dei punti di riflessione e dei suggerimenti per uscir fuori dalle difficili contingenze attuali; il consumatore oggi cerca una nuova cucina, l’offerta attuale è costituita da chef superstar che propongono piatti insostenibili che non convincono né il palato né il portafoglio. La proposta è quella di una commistione di tecniche italiane volta all’alleggerimento dei piatti tipici piuttosto che una spasmodica esterofilia del gusto, la cucina internazionale si italianizza utilizzando i nostri prodotti, di contro la cucina italiana si internazionalizza con quella continua ricerca all’estero di soluzioni alternative che spesso risultano grottesche.
Martino firma il ManifestoOccorre dunque dare nuova identità alla cucina italiana, come dice Martino Ragusa“creare qualcosa di nuovo a partire da qualcosa di già conosciuto”. Anche all’estero la presentazione dei piatti italiani è erronea ed ingannevole, “di italiano c’è soltanto il sound”, ma non il contenuto; le materie prime sono conosciute ma i piatti in sé non fanno notizia, questa mancanza di appeal si traduce in storpiamenti internazionali e campanilismi territoriali in difesa di una vaga ed inafferrabile tradizione.
Creare e cambiare la nuova cucina italiana contemporanea senza scivolare nella stravaganza, poiché la cucina è artigianato, che si avvicina all’arte, ma a differenza di questa deve essere riproducibile.

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

Lascia un commento