Sostenibilità in azione: quali sono le sfide per l’agroalimentare? 

Angela Caporale
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    “La (R )evoluzione sostenibile della filiera agroalimentare italiana” è il titolo del rapporto realizzato da The European House Ambrosetti e Ambrosetti Club, due tra i principali think tank che si occupano di analisi e di consulenza aziendale in Italia. Presentata in occasione del Forum Food&Beverage di giugno 2023, la ricerca è dedicata alla transizione sostenibile e circolare della filiera agroalimentare italiana. Partendo dalle principali difficoltà, incarnate dalla crisi climatica e da quella energetica, sono state individuate le sfide per un settore che guarda al futuro e desidera abbracciare un’idea di sostenibilità economica, ambientale e sociale. La risposta a quella che viene definita come “policrisi”, secondo gli analisti, si poggia sull’idea di evoluzione e rivoluzione, naturalmente in senso green.

    Sostenibilità per l’agroalimentare e Agenda 2030

    Il primo elemento che emerge dall’analisi di The European House Ambrosetti è la solidità del quadro normativo internazionale e italiano sul tema della sostenibilità. Non vi sono dubbi che il legislatore incoraggi e stimoli un’evoluzione in tal senso dell’agroalimentare, un settore che si conferma chiave per l’economia italiana e contribuisce al Pil con 64,1 miliardi di euro, occupando 1,4 milioni di persone.

    Proprio perché si tratta di un ambito chiave che, come evidenziato anche da Federalimentare e Censis, ha un valore anche sociale ed etico, la riflessione (e l’azione) sul tema della sostenibilità è di grande attualità e urgenza. Non soltanto perché è uno dei settori che subisce di più le conseguenze della crisi climatica e al contempo ne è una delle cause, ma anche perché, senza agire, è esso stesso a rischio. Lo sanno bene gli agricoltori in alcune zone d’Italia che già hanno dovuto adattarsi alle nuove condizioni climatiche, cambiando colture o strategie.

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    Secondo il rapporto Ambrosetti, la pietra miliare del percorso verso la sostenibilità dev’essere l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: ben 11 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, infatti, coinvolgono la filiera agroalimentare. Basti pensare all’inclusione, tra i temi, del diritto all’accesso al cibo sano, ma anche la lotta contro la fame, la malnutrizione e la denutrizione.

    In ambito europeo, invece, i punti di riferimento sono le strategie Farm to Fork e Biodiversity che contribuiscono a fissare degli obiettivi concreti e misurabili. Per esempio, la riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi e del 20% quello dei fertilizzanti entro il 2050, ma anche raggiungere il 25% di terreni coltivati destinati ad agricoltura biologica, traguardo su cui l’Italia è già a buon punto. 

    Ma quali sono, secondo il rapporto di Ambrosetti, le principali sfide che le imprese dell’agroalimentare italiano dovranno affrontare per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità?

    La sostenibilità del food vista dai consumatori

    La prima sfida riguarda i consumatori che, secondo la ricerca di The European House Ambrosetti, hanno una crescente consapevolezza dell’impatto dei comportamenti sull’ambiente e sulla società. Per 7 italiani su 10, infatti, la sostenibilità è un fattore di cui tener conto nel momento della scelta dei prodotti alimentari da acquistare.

    Per una ampia maggioranza dei consumatori, il 72,8%, la sostenibilità si applica prevalentemente nell’ambito della produzione alimentare, mentre il 40,3% ha indicato il packaging come strumenti per migliorare in tal senso. Meno rilevante, in generale, l’associazione tra determinati prodotti (i ricercatori si sono soffermati, per esempio, sugli elementi tipici della dieta mediterranea) e l’impatto della filiera sul Pianeta. 

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    In maniera coerente, evidenziano ancora gli autori del rapporto, l’80% dei consumatori è pronto a spendere di più per acquistare cibi sostenibili. Ciò che è complesso, per le aziende, è quantificare il “di più”. Secondo The European House Ambrosetti, un terzo degli italiani è disponibile a pagare il 5% in più, mentre una percentuale inferiore al 5% spenderebbe addirittura il 30% in più. Su questo tema, tuttavia, emergono delle importanti differenze di reddito: tra le famiglie che si collocano nelle fasce più basse, una su quattro non è disposta ad aumentare la quota destinata alla spesa in cambio di prodotti sostenibili.

    Tra valori e crescita: perché le imprese guardano alla transizione ecologica

    Dal punto di vista dell’impresa, la sostenibilità viene interpretata come una opportunità di crescita e sviluppo, un vero e proprio fattore chiave per il successo a lungo termine. Così come i consumatori, anche gli imprenditori concordano sul fatto che un prodotto sostenibile è tale se la fase della produzione rispetta determinati standard. Questo elemento è seguito dall’attenzione a materie prime di qualità e alla ricerca sul packaging. 

    Guardando allo sviluppo da qui a 3-5 anni, le imprese dichiarano che dedicheranno maggiore attenzione alla sostenibilità della produzione e alla riduzione degli sprechi. “La transizione sostenibilità della filiera agroalimentare”, si legge nel rapporto The European House Ambrosetti, “è un percorso complesso e articolato, che richiede un incremento di consapevolezza e l’adozione di strategie e soluzioni innovative che coinvolgano sia i consumatori sia le aziende. Tra questi, l’educazione alimentare e lo sviluppo tecnologico sono due elementi fondamentali che possono costituire le leve per la promozione della sostenibilità nella filiera”.

    La sfida culturale

    C’è, infine, un terzo ambito di ricerca evidenziato dal rapporto The European House Ambrosetti che coinvolge in maniera trasversale aziende e consumatori e riguarda l’educazione e l’informazione sul tema della sostenibilità.

    Sebbene consapevoli della necessità di modificare i consumi per ridurre l’impatto sul pianeta, gli italiani non conoscono i rischi legati ai comportamenti alimentari sbagliati che, invece, sono responsabili del 23,1% dei decessi nel Paese. Sana alimentazione e sostenibilità devono, secondo i ricercatori, muoversi di pari passo e legarsi al tema dell’accessibilità economica dei prodotti di qualità.

    Questo tipo di sfida sintetizza la complessità del concetto di sostenibilità e la sua triplice declinazione: ambientale, sociale ed economica. Nel rapporto, i ricercatori sostengono che “è importante promuovere la trasparenza e la responsabilità lungo tutta la filiera, incoraggiando le buone pratiche e sostenendo iniziative che mirano a garantire condizioni di lavoro dignitose e rispettose dei diritti umani (nonché dell’ambiente, ndr). (…) La promozione di modelli sostenibili di produzione, trasformazione, distribuzione e consumo all’interno della filiera agroalimentare è pertanto una sfida complessa, che si estende su scala globale e che deve necessariamente tornare in cima alle agende politiche e alle priorità di imprese e consumatori nel breve termine.”

    Passare dalla teoria alla pratica della sostenibilità, dunque, un lavoro di squadra in cui ciascuno può fare la sua parte. 


    Immagine in evidenza di: Volodymyr_Shtun/shutterstock.com

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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