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Etichette: Come Leggerle

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Etichetta alimentare

di Silvia Salomoni.

Quando ci troviamo a tu per tu con lo scaffale del supermercato davanti a pacchi, tubetti e barattoli, come facciamo a sapere cosa abbiamo di fronte? Leggendo sempre le etichette sulle confezioni dei prodotti, delle vere e proprie carte di identità che informano il consumatore con trasparenza e correttezza. Se non altro per vincolo di legge, dato che da oltre vent’anni le aziende sono obbligate a specificare: la denominazione di vendita, l’elenco degli ingredienti, la quantità, la data di scadenza o termine minimo di conservazione, la ragione sociale o il marchio depositato, la sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento, il lotto di appartenenza, la modalità di conservazione, il luogo di origine o provenienza, le istruzioni per l’uso (se servono) e il titolo alcolmetrico volumico effettivo se si tratta di bevande alcoliche oltre l’1,2%. Per non parlare poi delle indicazioni aggiuntive, volendo sull’etichetta si possono trovare, infatti, anche i valori nutrizionali, i marchi, i simboli metrologici e ambientali, la certificazione di qualità, il codice a barre.

Della data di scadenza, prima caratteristica da guardare, abbiamo già parlato. Di seguito qualche indicazione per orientarsi meglio su tutto quello che è opportuno sapere e controllare.

Gli ingredienti sono elencati in ordine di peso, quindi il primo della lista è quello più rappresentato quantitativamente, generalmente i primi tre sono quelli che contano più di tutti gli altri, in sostanza quello che stiamo mangiando. Questo nel tempo ha però suggerito ai produttori qualche tranello: se ad esempio vengono utilizzati due tipi diversi di grassi (margarina e strutto), questi compaiono come due ingredienti distinti; in realtà sono entrambi dei grassi e insieme farebbero un quantitativo ben superiore. Vediamo altre trappole nascoste: ricordate che gli oli di origine vegetale non assicurano la presenza di un ingrediente naturale, la categoria comprende anche sostanze nocive come gli oli di colza o di cotone frazionati e mischiati ad altri oli. Anche la dicitura “senza zucchero” può essere ingannevole, se trovate citati sciroppo di glucosio, di fruttosio, di cereali, maltosio o amido di mais, sappiate che di zucchero ce n’è eccome, seppure indirettamente. Fate attenzione poi alla grammatica: c’è differenza, ad esempio, tra un prodotto che dichiara di essere “di patate”, o “con patate”. Alla fine della lista poi ci si imbatte spesso nella parola “additivi”, cioè coloranti, conservanti, addensanti e compagnia bella: non si tratta propriamente di ingredienti e non hanno alcun valore nutrizionale.

Non fidatevi dell’immagine sulla confezione, cercate la scritta in piccolo dove si specifica che è solo una “libera immagine” che non fa nessuna promessa sull’estetica del prodotto. Magari prendete nota del lotto di appartenenza, utile per risalire la catena di produzione e protestare nel caso fosse davvero contraffatto o alterato. La provenienza nazionale invece si desume dal codice a barre, qualche esempio di codice? 80 Italia, 30 Francia, 57 Danimarca, 73 Svezia, 400 Germania, 76 Svizzera, 45/49 Giappone, 87 Olanda, 90 Norvegia.
L’etichetta non è utile solamente prima dell’acquisto, può dare qualche suggerimento anche per lo smaltimento e la differenziazione dei rifiuti: cercate l’indicazione del materiale con cui sono fatte le confezioni, i più frequenti che si incontrano sono cartone (CA), alluminio (AL), polivinilcloruro (PVC) e banda stagnata (ACC).

 

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