Enologica 2015

Enologica 2015, tra mito, tradizione e rivoluzione

Giovanni Angelucci

«Mito, rito e simbolo sono connaturati con qualunque forma di civiltà, nascono con essa e con essa si sviluppano» Franco Cardini, storico

Enologica

La sera precedente all’apertura della diciottesima edizione di Enologica ero a cena con il suo curatore Giorgio Melandri che mi ha fatto notare quanto importante sia concentrare forze e pensieri su pochi ma buoni progetti. Ed è così che fa con la sua Enologica, la manifestazione dedicata alle eccellenze vinicole dell’Emilia Romagna.

 

18 anni di Enologica

Enologica produttori

 

Quest’anno Enologica è diventata maggiorenne: dal 21 al 23 novembre è andata in scena nella splendida cornice di Palazzo Re Enzo a Bologna, organizzata dall’Enoteca Regionale. È stato scritto un nuovo capitolo di un racconto i cui protagonisti sono stati oltre 110 tra produttori, consorzi e cantine della regione, che hanno permesso ai visitatori di intraprendere un ideale “viaggio” lungo la via Emilia, dal riminese fino ai colli piacentini.

 

I tarocchi simbolo delle eccellenze

Tarocchi

Giorgio Melandri ha scelto di rappresentare i vini e i prodotti dell’Emilia Romagna attraverso i tarocchi, carte simboliche e popolari nate proprio a Bologna alla fine del 1300 da un’idea del Principe Francesco Antelminelli Castracani Fibbia e diventate oggi lo strumento più usato per le divinazioni. Tarocchi rivisitati in chiave enogastronomica appositamente per Enologica 2015 grazie al lavoro dello storico Andrea Vitali e dell’illustratrice Francesca Ballarini che, insieme al curatore Melandri, hanno dato vita a questa originale opera in grado di raccontare le storie di Sangiovese, Lambrusco, Fortana, Gutturnio, ossia vini radicati nel quotidiano della regione. Rappresentati dai tarocchi anche la mortadella, il culatello di Zibello, il prosciutto di Parma, i tortellini, la mora romagnola, il cotechino di Modena, la piada: cibi strettamente legati al territorio e ad una storia che si è tramandata nei secoli.  

 

Il tema 2015: la pasta ripiena

Pasta ripiena

Tema scelto per il 2015 è stata la pasta ripiena, al centro del Teatro dei Cuochi, curato da Enrico Vignoli: “la pasta ripiena ha trovato in Emilia-Romagna espressioni raffinate e territoriali e con questa edizione 2015 del Teatro dei Cuochi abbiamo voluto prima raccontarlo e poi scoprire cosa ci riserva il futuro. Un cuoco, o una sfoglina, per ognuna delle nove provincie della regione, tante storie e qualche idea per confrontare la tradizione con il contemporaneo”.

Tortellini, tortelli, cappelletti, anolini, tutti simboli delle province emiliane, preparati allo stesso modo dalle tre generazioni femminili della famiglia Naldi, storico luogo della pasta fresca a Bologna, o da Elsa Fregnani, che tira magistralmente le sfoglie a Modigliana. E poi i cuochi a dare la loro interpretazione delle paste ripiene: Gianluca Gorini, Marta Scalabrini, Carla Aradelli, Ido e Athos Adalberto Magliari, Riccardo Agostini, Massimo Spigaroli, Eros Palmirani dello storico ristorante Diana di Bologna.

Naldi Pasta

“La promozione di un territorio e dei suoi prodotti enogastronomici ha bisogno di riferimenti, di luoghi speciali, di personaggi e di storia: in poche parole di modelli. L’Emilia-Romagna in particolare è un territorio che deve riconoscere il ruolo dei ristoratori che rappresentano la tradizione e la capacità di testimoniarla”, commenta ancora il gastronomo Enrico Vignoli.

Se è vero che ancor prima di concludere un’edizione la mente in fermento di un curatore è già proiettata a quella successiva, Giorgio Melandri ha già in mente le lingue dialettali dell’Emilia a cui dedicare Enologica 2016. Staremo a vedere, intanto complimenti.
E voi eravate ad Enologica 2015? Cosa vi è sembrato?

Foto: Vittoria Lorenzetti

 

Giornalista e gastronomo, collabora con numerose riviste e quotidiani che si occupano di cibo e viaggi tra le quali spiccano La Stampa, Dove e la Gazzetta dello Sport. I suoi piatti preferiti sono gli arrosticini (ma che siano di vera pecora abruzzese) e gli agnolotti del plin con sugo di carne arrosto. Dice che in tavola non può mai mancare il vino (preferibilmente Trebbiano Valentini o Barbaresco Sottimano).

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