Una dieta che fa bene al cuore e rispetta il pianeta, secondo la scienza

Angela Caporale
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    Ciò che mangiamo ha un effetto diretto sulla nostra salute, ma anche sull’ambiente. Le patologie cardiovascolari, infatti, sono la principale causa di morte in Europa e nel mondo, e le scelte alimentari ne sono responsabili nella metà dei casi. Allo stesso tempo, il settore agroalimentare nel suo complesso causa più di un terzo delle emissioni di gas serra nell’atmosfera, fattore che contribuisce all’acuirsi della crisi climatica. 

    Come far fronte a questa situazione? Questa è la domanda da cui è partito il progetto di ricerca condotto dall’Unità di Ricerca su Nutrizione, Diabete e Metabolismo dell’Università Federico II di Napoli con la collaborazione di ricercatrici indipendenti e di altre afferenti al Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici e al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli. Il risultato è una pubblicazione che descrive una dieta che fa bene al cuore e contemporaneamente al pianeta

    Ne abbiamo parlato insieme alla dottoressa Annalisa Giosué, Medico Ricercatrice del Dipartimento di medicina clinica e chirurgia, Unità di diabetologia dell’Università Federico II e parte del gruppo di lavoro Giovani della SINU, Società Italiana di Nutrizione Umana.

    Una dieta scientificamente buona per il cuore

    La ricerca è stata presentata al XLIII Congresso Nazionale della SINU durante il quale le è stato riconosciuto anche il Premio Barba come miglior ricerca scientifica condotta nel campo della nutrizione umana da un ricercatore iscritto alla Società con meno di 35 anni.

    La dottoressa Giosué ci descrive, dunque, l’evoluzione del progetto: “Tutto è nato dall’intenzione di stabilire i consumi da consigliare alla popolazione adulta sana (che non deve correggere condizioni particolari, ndr) che è interessata alla prevenzione del rischio cardiovascolare. Siamo, dunque, partiti da una revisione di tutti i dati scientifici disponibili, comprese le linee guida nazionali italiane e internazionali. Il nostro tentativo è quello di uniformare la metodologica e approfondire l’associazione tra il consumo di specifiche quantità di alimenti e la possibilità di sviluppare malattie cardiovascolari.”

    Un lungo e puntuale lavoro di analisi, dunque, con la finalità in primo luogo di evidenziare uno strumento che i professionisti della salute – dietologi, nutrizionisti e non soltanto – possono utilizzare per guidare i pazienti anche quando sono sani. 

    “Abbiamo individuato alimenti il cui consumo abbondante comporta una riduzione del rischio, come la frutta, i cereali integrali e le verdure. Cereali raffinati ad alto indice glicemico, invece, comportano un aumento del potenziale rischio, come avviene per un alto consumo di carne rossa e processata” spiega la dottoressa Giosuè. “Individuando i consumi ottimali di ciascun alimento per la prevenzione, abbiamo voluto creare un piano alimentare completo e porzionato, traducendo i dati scientifici dagli studi a documenti facilmente utilizzabili. Questa dieta, ci tengo a sottolinearlo, deve passare nelle mani dei professionisti della salute per arrivare alle persone, ma fornisce di per sé molti spunti pratici e concreti.”

    Dal cuore all’ambiente: come la dieta contribuisce alla riduzione delle emissioni

    Il piano alimentare settimanale elaborato dalle ricercatrici è stato poi confrontato con la dieta abituale della popolazione europea – stimata dalle quantità di alimenti disponibili per il consumo nel triennio 2014-2018 (dati FAO) – ed è stata, quindi, valutata l’adeguatezza nutrizionale e l’impatto sul clima in termini di emissioni di gas serra dei due modelli alimentari. “Dovevamo verificare che la dieta fosse adatta per la prevenzione del rischio cardiovascolare, ma che allo stesso tempo potesse assicurare il fabbisogno nutrizionale e non fosse associata a un impatto ambientale elevato.”

    Da qui la ricerca di un prezioso equilibrio tra prevenzione, adeguatezza nutrizionale e riduzione delle emissioni di gas serra rispetto alla media dei consumi attuali. “Dalla comparazione” spiega la ricercatrice, “il nostro modello è uscito vincente perché migliora il profilo nutrizionale riducendo l’assunzione di grassi saturi e zuccheri aggiunti e dimezza l’impronta di carbonio e delle emissioni settimanali di ciascuno.”

    Alina Kruk/shutterstock.com

    Il modello alimentare, dunque, è in grado di assicurare l’assunzione di tutti i macro e micro nutrienti nelle quantità raccomandate dall’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e di migliorare il profilo nutrizionale della dieta attuale della popolazione europea. Infine, ma non per ultimo, lo studio ha dimostrato che questo piano alimentare – sviluppato per l’ottimizzazione del rischio cardiovascolare – è in grado di ridurre del 48.6% le emissioni di gas serra legate ai consumi europei.

    Verdure, pesce, cereali integrali: quali sono gli alimenti della dieta che fa bene a cuore e pianeta?

    La dieta ottimale per la prevenzione cardiovascolare non prevede l’esclusione di alcun alimento, ma piuttosto una combinazione accurata di quantità e frequenza. Per esempio, possono essere consumati:

    • vegetali freschi, cereali integrali e yogurt ogni giorno;
    • legumi e pesce fino a 4 volte alla settimana;
    • uova, formaggi e carni bianche non più di 3 volte a settimana;
    • carni rosse, cereali ad alto indice glicemico o patate non più di una volta alla settimana.

    LanaSweet/shutterstock.com

    La dottoressa Giosué pone l’accento su un risultato interessante, ovvero che non tutto ciò che è di origine animale è da limitare e tutto ciò che è vegetale porta benefici. “Anche all’interno della stessa categoria di alimenti, bisogna differenziare: lo yogurt consumato tutti i giorni è potenzialmente protettivo per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, mentre formaggio o latte tutti i giorni può essere un problema. La dieta media ci dice che gli europei bevono una tazza di latte al giorno, già ridurre a un bicchiere è un passo verso un modello più sostenibile.”

    Un altro esempio è quello dei cereali. “Ci sono alimenti raffinati come pane bianco, riso brillato o patate che si associano a un aumento del rischio cardiovascolare al pari di altri alimenti più noti, come la carne rossa o i salumi. Ridurre quantità e frequenza può essere una scelta utile in termini di prevenzione.”

    Il modello alimentare è pensato come uno strumento utile in prima battuta per i professionisti della salute. “Riteniamo” commenta la dottoressa Giosué, “che debba esserci una maggiore attenzione di tutti i colleghi sul tema dell’alimentazione perché la dieta ha un impatto individuale e collettivo. In un’ottica di salute globale, tutti dovrebbero avere a disposizione uno strumento per poter facilmente dare indicazioni ai pazienti sani.”

    In questa direzione va anche il riconoscimento del Premio Barba. “È stato bellissimo constatare che una parte della comunità scientifica ha capito il valore dello studio. Siamo sempre più consapevoli di quanto sia importante un approccio più olistico quando parliamo di salute, capace di includere anche l’ambiente e la prevenzione delle patologie, non soltanto la cura in sé.”

    Attraverso l’alimentazione, dunque, possiamo compiere scelte nella direzione della prevenzione e della tutela dell’ambiente, l’importante è imparare a riconoscere il valore dei singoli alimenti e affidarsi agli esperti. I professionisti della salute avranno, infatti, sempre più strumenti a portata di mano per guidarci verso uno stile di vita più sano. 


    Immagine in evidenza di: marilyn barbone7shutterstock.com

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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