Cold brew: tutto sul caffè estratto a freddo

Mara D'Angeli
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    Per molti di noi il caffè è indispensabile per affrontare la quotidianità con maggiore energia. Per altri, rappresenta una piacevole abitudine a fine pasto o per spezzare la giornata, e spesso è la scusa per vedersi con un amico o una persona cara e fare due chiacchiere. Con l’arrivo dell’estate, però, cresce anche la voglia di bevande rinfrescanti, che aiutino a combattere afa e calura. Ecco allora che, non di rado, si opta per le varianti fredde del caffè – come ad esempio il caffè shakerato – che vedono sempre il caffè come protagonista, ma in versione cold.

    Quello che non tutti sanno è che esiste un tipo di caffè la cui peculiarità è proprio quella di essere estratto a freddo, quindi non con acqua calda come siamo abituati. Questo metodo di estrazione si chiama cold brew ed è anche la bevanda di cui vogliamo parlarvi in questo articolo. Si tratta di un drink perfetto soprattutto per l’estate, molto popolare nelle caffetterie di tutto il mondo, adatto sia per essere consumato da solo sia all’interno di cocktail.

    Scopriamo di più sul cold brew coffee, le sue origini, caratteristiche e, soprattutto, come prepararlo a casa con la ricetta!

    Cosa significa “cold brew”?

    Il termine cold brew sta a indicare un sistema di estrazione del caffè a freddo. Così come il metodo cold drip, che vedremo meglio tra poco, permette di ottenere un caffè molto diverso dal classico espresso e non va confuso con il “caffè freddo” che generalmente consumiamo a casa o al bar. La differenza principale sta nel fatto che in queste bevande il caffè viene preparato a caldo per poi essere raffreddato. Caffè shakerato, caffè leccese – un espresso servito in un bicchiere di vetro con cubetti di ghiaccio, che può essere anche arricchito con latte di mandorla – ma anche crema di caffè e caffè preparato con la moka e lasciato raffreddare in frigo fanno parte di questo gruppo.

    Il cold brew, invece, si basa su una logica molto diversa: in questo caso, infatti, è l’estrazione stessa ad avvenire a freddo e il processo richiede tempi decisamente più lunghi rispetto a quelli a cui siamo abituati (in genere superano le otto ore).

    Brent Hofacker/shutterstock.com

    Quando è nato il caffè cold brew?

    L’utilizzo di questa tecnica sarebbe già stato diffuso in Giappone nel Seicento, inoltre, dando un’occhiata al passato, si può trovare traccia di diverse varianti di caffè freddo, in particolare concentrati di caffè nati per essere utilizzati come razione militare. I primi criteri del sistema di estrazione cold brew per come lo conosciamo oggi, però, sono stati definiti dall’americano Todd Simpson, laureato in ingegneria chimica, negli anni Sessanta del secolo scorso. Dopo un viaggio in Guatemala, dove per la prima volta ha la possibilità di provare un caffè filtro, quando torna in America Simpson cerca di realizzarne uno. La moglie, a causa di disturbi allo stomaco, non riesce a sopportare l’acidità del caffè, così lui cerca di trovare un modo per risolvere il problema e capisce che diminuendo la temperatura dell’acqua l’acidità tende a ridursi. Simpson inventa così lo strumento “Toddy” per produrre il cold brew, oggi venduto dall’omonima ditta.

    Come si realizza il caffè estratto a freddo?

    Il caffè estratto a freddo può essere realizzato attraverso il metodo cold brew oppure, come abbiamo anticipato, con la tecnica cold drip. In cosa si distinguono? Il risultato finale è molto simile, ma le due procedure hanno delle differenze:

    • il cold brew è un sistema a infusione: in questo caso il caffè macinato deve stare a contatto con l’acqua all’interno di un recipiente per un tempo che va dalle 8 alle 24 ore prima di essere filtrato e pronto per l’utilizzo.
    • Il cold drip è un sistema “a goccia”: l’acqua cade goccia per goccia sulla porzione di caffè macinato (si tratta quindi di “percolazione”) e attraversa il caffè assorbendone aroma e colore. Per farlo si utilizza uno strumento composto nella parte superiore da un contenitore per l’acqua, sotto al quale si trovano il filtro per il caffè e, alla base, il contenitore per raccogliere il caffè prodotto. Alcuni modelli, inoltre, sono molto scenografici. 

    Aris-Tect Group/shutterstock.com

    Nitro cold brew: il caffè con l’azoto

    E se vi dicessimo che esiste anche un caffè all’azoto? Si chiama Nitro cold brew e può essere ritenuto una sorta di evoluzione del caffè realizzato con il metodo cold brew. La sua peculiarità è quella di essere creato miscelando un caffè cold brew con l’azoto: il risultato è un drink morbido e dal sapore dolce… un’altra preparazione tutta da provare!

    Cold brew coffee: la ricetta da preparare a casa

    Esiste un modo per realizzare il caffè cold brew direttamente a casa usando metodi casalinghi? La risposta è sì: per preparare un caffè estratto a freddo con il metodo a infusione possiamo infatti utilizzare anche semplici strumenti che abbiamo già nelle nostre cucine oppure facilmente reperibili. Ecco tutti gli step della ricetta proposta da Il Caffè Espresso Italiano, blog autorevole in questo ambito:

    1. dopo aver macinato il caffè con una granulometria larga (caratteristica molto importante in questa preparazione), potete versarne 90 grammi all’interno di un barattolo di vetro, quindi aggiungere 600 ml di acqua fredda.
    2. Dopo aver mescolato, chiudete il contenitore e lasciate il tutto in infusione in frigo o a temperatura ambiente per 12-24 ore.
    3. Trascorso questo lasso di tempo, dovete filtrare il caffè: per farlo basterà mettere un imbuto sopra una caraffa e posizionare su di esso della carta assorbente (l’alternativa che vi consigliamo sono i filtri specifici di carta per bevande).
    4. Versate il caffè finché tutta la bevanda non sarà filtrata all’interno della caraffa, ed ecco che il cold brew è pronto! Potete consumarlo con l’aggiunta di ghiaccio, latte o bevande vegetali e rinfrescare la vostra giornata con questo drink gustoso. Il caffè può essere conservato per 2 o 3 giorni in frigo. 

    Smyshliaeva Oksana/shutterstock.com

    Che gusto ha il caffè estratto a freddo?

    Gli esperti tendono a concordare sul fatto che i caffè estratti a freddo siano meno amari e più dolci rispetto a quelli estratti a caldo, che abbiano un aroma più leggero e che si percepisca una minore acidità. Ma quali sono le accortezze da adottare per la loro preparazione? Generalmente viene consigliato di optare per caffè di alta qualità floreali o fruttati e per una tostatura chiara. Come anticipato, la macinatura deve avere una granulometria grossolana, dunque non fine, inoltre bisogna tenere in considerazione due parametri importanti, ossia il rapporto acqua/caffè e il tempo di infusione.

    Come si beve il caffè cold brew e il suo utilizzo nei cocktail

    Il caffè cold brew può essere consumato in vari modi, ad esempio diluendolo con acqua, aggiungendo del ghiaccio oppure del latte, ma un aspetto molto interessante è che, grazie alle sue caratteristiche, si presta anche per preparazioni diverse, in particolare per la realizzazione di cocktail o bevande di vario genere. È infatti molto diffuso il suo impiego nella rivisitazione di cocktail classici (pensiamo agli abbinamenti con l’acqua tonica, il gin e la vodka, solo per citarne alcuni), ma anche per creare nuove miscele, alcoliche e analcoliche, stimolando la creatività dei baristi. 

    Come abbiamo visto, dunque, i caffè estratti a freddo possono essere un modo diverso per gustare il caffè, approcciarsi a questa bevanda e in un certo senso “riscoprirla”, sia attraverso un metodo di preparazione che si differenzia molto da quello a cui siamo abituati sia attraverso i sentori e gli aromi che la caratterizzano. Se a questo aggiungiamo l’esigenza di trovare soluzioni rinfrescanti che ci aiutino a combattere il caldo estivo… non abbiamo più scuse per non provarli!  

    E voi conoscevate già i caffè cold brew e cold drip? Avete avuto modo di assaggiarli? Raccontateci la vostra esperienza nei commenti!


    Immagine in evidenza di: Wanwalit Tongted/shutterstock.com

    Nata a Rimini, ha trascorso gli anni universitari a Urbino dove, tra una lezione e l’altra, si è innamorata della mitica crescia: ora, quando le chiedono cosa preferisca tra crescia e piadina… be’, non sa proprio decidere! Da qualche anno vive a Riccione, vicino a Rimini, e lavora come web writer e revisore di contenuti. Il suo piatto preferito è la pasta asciutta, in tutte le forme e le salse, perché un buon piatto di pasta… ti cambia la giornata. In cucina per lei non può mancare una bella porzione di verdura di stagione, condita con olio d’oliva.

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