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Caporalato, ancora inchieste e arresti per sfruttamento e violenze sui lavoratori

Angela Caporale
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    La legge sul caporalato, approvata durante la scorsa legislatura, mostra i suoi effetti. Le condizioni di lavoro dei braccianti nelle campagne italiane, al Sud come al Nord, sono sempre meno nell’ombra, è cresciuta la consapevolezza dei cittadini, sono state avviate campagne di sensibilizzazione al “giusto prezzo” per quanto viene acquistato al supermercato, ma non soltanto. È aumentato anche il numero di inchieste e arresti che coinvolgono i caporali, soprattutto in Campania, Lombardia e Lazio.

    Caporalato, nuovi arresti e inchieste in tutta Italia

    Nel mese di gennaio, un blitz della Polizia di Stato ha realizzato a una serie di arresti a Latina, portando alla luce un sistema di sfruttamento che coinvolgeva più di 400 braccianti, costretti a condizioni disumane pur di “lavorare” nei campi. Non si è trattato di un caso isolato.

    Il 27 marzo scorso, la Procura di Salerno ha disposto misure cautelari per 35 persone, accusate di associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, intermediazione illecita e sfruttamento dei lavoratori, riduzione in schiavitù e tratta di persone. Accuse pesanti che coinvolgono, appunto, più di trenta persone ritenute responsabili dello sfruttamento di oltre 200 braccianti nella Piana del Sele, in provincia di Salerno.

    Il sistema sventato gestiva una rete di illeciti che varcava i confini italiani per raggiungere anche Francia e Belgio. Il meccanismo prevedeva la concessione di falsi permessi di soggiorno per migranti irregolari, a cui veniva chiesta una cifra compresa tra 5.000 e 12.000 euro per documento. Una volta “regolarizzate”, queste persone dovevano firmare un contratto di lavoro fittizio per cui, in realtà, non venivano pagate. Di fatto, i caporali guadagnavano mettendo a disposizione la manodopera a costo zero, oppure con salari molto al di sotto delle norme, mentre agli imprenditori veniva garantito un compenso tra i 500 e i 1.000 euro per ogni persona “assunta”.

    Contratti regolari, ma solo sulla carta

    Agli arresti è finito, il 9 marzo, un notaio palermitano. In questo caso, le forze dell’ordine e nello specifico i carabinieri di Lercara Friddi, si sono insospettiti osservando la mobilità di un gruppo di agricoltori che, ogni giorno, si recava a lavorare in un’azienda intestata alla madre del notaio.

    Apparentemente i controlli avviati hanno dimostrato la presenza di contratti regolari, stipulati secondo la normativa vigente e con l’importo previsto dal contratto nazionale del lavoro. Tuttavia i carabinieri hanno scoperto che ben due terzi dello stipendio veniva restituito al notaio, sotto minaccia di licenziamento. Le indagini hanno fatto emergere quindi come la vera paga non superava i 25 euro al giorno (pari a circa 2 euro all’ora) e addirittura un vademecum preparato dal notaio con tutte le risposte da dare in caso di controlli.

    caporalato italia

    podl/shutterstock.com

    Meno di 1 euro all’ora e violenze sessuali nel Reggino

    In seguito di un’inchiesta dei carabinieri Reggio Calabria, lo scorso 5 marzo la Procura di Palmi (RC) ha emesso una misura di custodia cautelare nei confronti di cinque persone, accusate di aver sfruttato alcuni cittadini romeni e un maliano come braccianti per due aziende agricole della zona. Raccoglievano frutta e ortaggi, ogni giorno, tutto il giorno e di notte non avevano che fatiscenti brandine per dormire qualche ora, prima di essere riportati nei campi.

    Durante le indagini, durate più di due anni, è emerso inoltre come i caporali non soltanto pagassero le prestazioni lavorative meno di un euro all’ora, ma sono stati confermati diversi casi di violenza sessuale su due braccianti rumene. Una concomitanza, quella tra lo sfruttamento lavorativo e la violenza, che descrive la condizione di molte donne coinvolte nel caporalato, come sottolineano diversi reportage d’inchiesta, ma che fino a ora è emersa limitatamente dal punto di vista giurisdizionale.

    Condannato a 4 anni di carcere un imprenditore tarantino

    Infine, è del 28 marzo scorso la notizia della condanna a 4 anni e 4 mesi di reclusione per l’imprenditore agricolo Francesco Sabato, 45enne di Ginosa, e a 3 anni e 5 mesi per Andrea Paduraru, 27enne romeno, per intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento del lavoro. Il Tribunale di Taranto ha, dunque, confermato che Sabato e Paduraru hanno sfruttato almeno 35 cittadini rumeni costretti a lavorare nei campi per 17 ore al giorno, pagati 4 euro all’ora da cui venivano detratte le spese di vitto, alloggio e trasporto. “Questa sentenza – commenta la segretaria generale della Flai Cgil Taranto, Lucia La Penna a La Repubblica –  seppur non definitiva, riporta giustizia su episodi di vero e proprio schiavismo condotti nelle nostre campagne.”

    reato caporalato

    ChiccoDodiFC/shutterstock.com

    Le attività delle forze dell’ordine

    Proprio le organizzazioni sindacali, commentando le indagini e gli arresti, pongono l’attenzione sull’esigenza di implementare la legge sul caporalato. In particolare, in una nota firmata da Cgil Campania, Flai Campania e Flai Salerno si legge: “Facciamo appello alle istituzioni nazionali, regionali e provinciali, affinché intervengano con atti concreti che portino a ulteriori passi avanti nell’applicazione della legge sul caporalato, attivando tavoli istituzionali dove discutere di trasporto e collocamento pubblico in agricoltura che rappresentano, a nostro giudizio, misure efficaci e concrete per isolare i caporali e ripristinare la legalità in agricoltura”.

    I dati nel Rapporto Agromafie 2018

    Un invito accolto dal Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, intervenuto in occasione della presentazione del VI Rapporto Agromafie, realizzato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. Come riporta l’Ansa, Bonafede non si è limitato a riconoscere l’operato virtuoso della legislatura precedente che ha promosso e approvato la legge, ma anche promesso di “costituire un tavolo, che dovrà partire entro marzo, per il monitoraggio degli effetti di quella legge e per lo studio di quelle soluzioni che possano colmare delle voragini che ancora ci sono.”

    Il rapporto conferma l’intensificazione degli interventi delle forze dell’ordine contro il caporalato, tra il 2017 e il 2018. In particolare, riporta come tra il 1 gennaio e il 30 giugno 2018, sono stati denunciati 561 soggetti. L’accusa più frequente è quella di sfruttamento della condizione di illegalità dello straniero, seguita dall’impiego di lavoratori privi di permesso di soggiorno e intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. I controlli dei Nuclei Ispettorato del Lavoro hanno scoperto la presenza di 19.239 lavoratori in “nero” su 105.419 casi esaminati in totale, e l’occupazione illecita di 496 minori su 1.043 complessivamente controllati.

    Colpisce, infine, un duplice dato che emerge a proposito di chi sono gli sfruttatori e i caporali. Nell’80% dei casi, infatti, le denunce riguardano cittadini italiani, il 13% è rivolto a cittadini marocchini e il resto suddiviso tra altre nazionalità senza che nessuna superi il 2%. Inoltre, il 20,4% dei soggetti coinvolti, soprattutto quelli denunciati per caporalato e violenza sessuale, sono già noti alle forze dell’ordine per altri illeciti, anche gravi, come estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, truffa.

     

    Non è facile, dunque, per i braccianti denunciare le condizioni nelle quali sono costretti a vivere e lavorare, ma i segnali sono positivi e la speranza di autorità e addetti ai lavori è che la legge trovi sempre maggiore applicazione contribuendo, ancor di più, al contrasto del fenomeno. Avevate notato l’aumento di denunce e inchieste?

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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