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Caffeina: effetti posiviti per il nostro cervello

Elena Rizzo Nervo

Il caffè è un piacere per moltissime persone e non sembra temere crisi, tanto che in Italia viene bevuto da Nord a Sud, come rito della mattina, come momento di condivisione e di relax o come riattivatore di energia contro lo stress da lavoro. Non importa a quale delle sei tipologie di bevitori di caffè apparteniate, in ogni caso, se consumate questa bevanda potrete beneficiare delle sue proprietà che non sono solo irritanti o eccitanti. Infatti, aumentano sempre più gli studi che dimostrano come la caffeina abbia effetti positivi per la salute. L’ultimo arriva dagli Stati Uniti, precisamente dall’Università dell’Indiana dove alcuni ricercatori hanno evidenziato l’azione della caffeina contro la demenza. Scopriamone di più.

Il caffè (forse) non fa male

caffè fa bene

L’anno scorso vi avevamo parlato di due ricerche che sfatavano alcuni falsi miti riguardo al caffè. Se è vero che è sconsigliato in gravidanza e, comunque, essendo una bevanda eccitante va consumata senza esagerare e sempre rispetto alle proprie condizioni, tuttavia non mancano le opinioni favorevoli. Infatti, uno studio pubblicato dalla rivista medica Alimentary Pharmacology and Therapeutics lo considera un protettore contro la cirrosi epatica, mentre un’altra ricerca pubblicata dal Journal of American Heart Association, ne evidenziava gli effetti benefici sul sistema cardiovascolare.

Ora arriva anche una ricerca che sostiene che la caffeina ha effetti protettivi contro la demenza. Si tratta di uno studio finanziato dal National Institutes of Neurological Disorder and Stroke. Vediamo di che si tratta.

Caffeina e i suoi effetti sui livelli di NMNAT2

L’NMNAT2 è un enzima del cervello che ha capacità di proteggerlo dalla demenza. Per incrementarne i livelli, i ricercatori dell’Università dell’Indiana hanno osservato gli effetti di circa 1280 sostanze, tra cui la caffeina che ha dimostrato avere effetti molto positivi. “Questo lavoro potrebbe aiutare gli sforzi compiuti per sviluppare farmaci che aumentano i livelli di questo enzima nel cervello, creando una sostanza chimica di ‘blocco’, contro gli effetti debilitanti di patologie neurodegenerative“, ha detto Hui-Chen Lu, che ha condotto lo studio.
Ma facciamo un passo indietro per capire qual è il ruolo dell’enzima NMNAT2.

Il protettore del cervello

La buona funzione cerebrale richiede che i neuroni rispondano in modo appropriato a una serie di sfide, come danni derivanti da lesioni, vari stress, invecchiamento e tossine. E qui entra in gioco l’enzima NMNAT2. Il Nicotinamide mononucleotide adenylyl transferasi 2 (NMNAT2), infatti, è stato studiato dagli stessi ricercatori dell’università americana, i quali hanno scoperto che svolge due ruoli nel cervello:

  1. funzione protettiva per custodire i neuroni dallo stress
  2. funzione “chaperone”, ovvero accompagnatrice, per combattere le proteine, chiamate tau, che si accumulano nel cervello come “placche” e che sono responsabili dell’invecchiamento dei neuroni.

caffè chicchi

Le proteine tau provocano disturbi neurologici e sono coinvolte nel morbo di Alzheimer e di Parkinson, così come nella sclerosi laterale amiotrofica, conosciuta anche come SLA. Per questo motivo la dott.ssa Hui-Chen Lue i suoi colleghi hanno deciso di studiare quali sostanze potessero agire da “stimolanti positivi” nei confronti del prezioso enzima NMNAT2. Vediamo cosa hanno scoperto.

La caffeina ha effetti protettivi verso la demenza

Analizzando in laboratorio oltre 1280 sostanze l’equipe dell’Università dell’Indiana ha individuato un totale di 24 composti capaci di aumentare la produzione di NMNAT2 nel cervello, tra cui la caffeina che ha dimostrato effetti tra i più alti. Come controprova del fatto che la caffeina sia collegata a un ridotto rischio di demenza, lo studio è proseguito con una sperimentazione su topi con basso livello dell’enzima protettore del cervello. Il trattamento con caffeina ha determinato un aumento (considerevole) della produzione di NMNAT2. Inoltre, ha anche dimostrato di migliorare la funzione di memoria in topi con alti livelli di proteine ​​tau, responsabili delle forme di demenza.

Le altre sostanze positive studiate

Oltre alla caffeina, effetti positivi, seppur di minor livello, nell’aumentare la produzione di NMNAT2 sono stati riscontrati con l’uso di rolipram (un farmaco antidepressivo non più in produzione), ziprasidone, cantharidin, wortmannina e acido retinoico. In particolare, “l’effetto dell’acido retinoico potrebbe essere significativo poiché il composto deriva da vitamina A”, ha specificato la dott.ssa Lu.

caffeina fa bene

Alimentazione e cervello

Proprio parlando di alimentazione e Alzheimer, vi avevamo raccontato che ci sono cibi da evitare e altri da preferire, in relazione alla salute del cervello. Tra i brain food, troviamo, in primis, frutta e verdura, specialmente a foglia verde, ma anche pesce, ricco di grassi polinsaturi Omega-3 e Omega-6, dal potere antiossidante, purché non contenga dosi elevate di mercurio. Bene anche i cereali integrali e la frutta secca, elisir di lunga vita, il mirtillo, che aiuta a rafforzare la memoria e le spezie come la curcuma, ricca di polifenoli.

L’importanza dei risultati dello studio

Come dichiarato da Hui-Chen Lu “queste informazioni ci aiuteranno a comprendere meglio la regolazione dei livelli di NMNAT2 sia nei cervelli sani, sia in quelli malati, per il futuro sviluppo terapeutico”. L’obiettivo a lungo termine dei ricercatori è, infatti, quello di sviluppare terapie per il trattamento di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.

Da oggi, quindi, possiamo goderci il nostro caffè con una speranza in più e qualche timore in meno rispetto alla caffeina e ai suoi effetti! Senza dimenticare che uno dei peggiori nemici della nostra salute, anche mentale, è lo stress, per cui vi consigliamo come combatterlo con questi 5 cibi che ci aiutano tutti i giorni. Se invece siete alla ricerca di un caffè “buono e giusto”, vi consigliamo di leggere l’articolo in cui si parla di come riconoscere tracciabilità e qualità. Per gustare tutto il piacere di questa bevanda amatissima.

Giornalista pubblicista, laureata in Sociologia, Elena dal 2021 è la Direttrice responsabile de Il Giornale del Cibo. Cresciuta a pane, politica e musica, da bimba si fa regalare una macchina da scrivere perché vuole fare la scrittrice (tutto pur di non occuparsi di numeri!). Lavora prima all’Associazione Italiana Agricoltura Biologica dell’Emilia Romagna e in un’agenzia di eventi, poi si dedica alla comunicazione per il web. Responsabile dei progetti editoriali di Noetica, dal 2016 scrive per Il Giornale del Cibo di attualità, sostenibilità e sana alimentazione. Ama cucinare ed è fan del carboidrato in tutte le sue forme. Per lei in cucina non può mancare una bottiglia di vino, "perché se c'è il vino c'è anche la buona compagnia".

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