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Beeing, l’innovazione al servizio dell’apicoltura urbana

Angela Caporale
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    Parlare di api e, soprattutto, agire per preservarne la sopravvivenza significa, oggi, dedicarsi alla salvaguardia del pianeta. Questi piccoli insetti sono infatti fondamentali non soltanto per conservare la biodiversità, attualmente fortemente a rischio, ma anche perché sono impollinatori senza i quali anche l’intero settore agricolo andrebbe in crisi. Tutelare le api significa, anche, comprendere le esigenze degli apicoltori e mettere la tecnologia a loro disposizione per supportarne l’attività quotidiana: questo è quanto viene realizzato, per esempio, da Beeing, una start up di Faenza che abbiamo scoperto a Seed & Chips 2019, la quale fornisce agli apicoltori così come ai semplici appassionati, strumenti utili e semplici da usare. Per conoscere meglio questo interessante progetto innovativo abbiamo intervistato il Founder & CEO, Roberto Pasi.

    beeing start up fondatori

    Beeing, una start up per salvare le api

    Roberto Pasi è nato in una famiglia di apicoltori e conosce, per esperienza, quali sono le criticità che da sempre accompagnano un mestiere oggi in forte evoluzione. “Ho anche lavorato in un acceleratore di start up dove mi sono appassionato al tema dell’innovazione e ho conosciuto Gabriele Garavini che è diventato il mio socio in Beeing.” Il progetto è nato, dunque, dall’esigenza di rispondere a un problema concreto molto sentito dagli apicoltori ovvero quello dei furti delle arnie che purtroppo avvengono molto spesso per mano di altri apicoltori, a partire dagli strumenti tecnologici che l’IT mette a disposizione.

    “Così è nata la prima proposta di Beeing: be-secure, un antifurto con GPS sviluppato ad hoc per le arnie”, che è stato lanciato sul mercato nel febbraio del 2017 e oggi è stato aggiornato con altri sensori che permettono all’apicoltore di monitorare in diretta, tramite un’applicazione, anche temperatura e umidità in cui si trovano le api. “È un modo per essere in contatto in tempo reale con ciò che succede nello sciame, ma anche per verificarne in diretta lo stato di salute.” Pasi ci spiega, infatti, che l’obiettivo è installare sull’antifurto anche un microfono: “stiamo ascoltando e traducendo quello che si dicono le api per poter dare informazioni all’apicoltore non soltanto sulla posizione dello sciame, ma anche sulla morte dell’ape regina. Attualmente ci si accorge di questo fatto anche dopo un paio di settimane, scoprirlo subito permette di migliorare la produttività ed intervenire prontamente.” Si tratta, infatti, di un momento critico per lo sciame che funziona come un unico organismo di cui le api sono i vari organi: la regina, in particolare, è il centro della riproduzione e della sopravvivenza dello sciame. Non appena si ammala o perisce, dunque, va rimpiazzata per garantire la sopravvivenza dell’alveare.

    Arnie di design per l’apicoltura urbana

    Oltre ad una proposta specifica per gli apicoltori professionisti, Beeing ha sviluppato in seguito anche un prodotto pensato per chi desidera avvicinarsi al mondo delle api e dare un suo, seppur piccolo, prezioso contributo alla loro salvaguardia. Consapevoli del crescente interesse nei confronti dell’apicoltura urbana, Pasi e Garavini hanno sviluppato con il loro team delle arnie per il contesto cittadino: “dovevano essere esteticamente belle e, contemporaneamente, semplici da utilizzare.”

    Così sono nate b-hive e b-box, arnie da città dal design ispirato allo stile nordico, molto apprezzate da chi desidera dare un proprio contributo per salvare questi preziosi impollinatori, ma anche vivere un’esperienza a metà tra l’autoproduzione e la didattica. “Queste arnie – ci racconta ancora il CEO di Beeing – piacciono molto alle famiglie dove ci sono bambini e sono richieste anche dalle fattorie didattiche perché permettono di vedere le api all’opera in totale sicurezza.”

    L’obiettivo? Aiutare chi ama le api

    Come viene sintetizzato anche sul sito di Beeing, la mission della start up è: “aiutare chi ama le api, sviluppando strumenti innovativi che semplifichino le attività di chi si prende cura ogni giorno di questi animali fantastici.” Ecco perché i prodotti proposti si rivolgono sia agli apicoltori professionisti che ai semplici appassionati.

    Da un lato, Pasi ci racconta come b-secure, l’antifurto con GSP, stia aiutando concretamente gli apicoltori e abbia permesso di recuperare decine di arnie rubate. Dall’altro è forte l’esigenza di creare un ponte tra chi si è sempre occupato di api e vive con difficoltà l’attuale crisi del settore e chi può fare qualcosa di concreto per ripopolare fattivamente il mondo delle api. 

    miele arnie apicoltura urbana
    Oltre al fatto che, come ricorda il CEO di Beeing, promuovere e far conoscere meglio il funzionamento dell’apicoltura contribuisce a rendere il consumatore più consapevole di ciò che acquista e mangia. Esistono diversi studi, ad esempio, che sottolineano come il miele prodotto attraverso l’apicoltura urbana non abbia nulla da invidiare a quello realizzato in campagna. “Un’ape può volare anche per 6 o 7 km e, in campagna, spesso trova prodotti chimici di cui porta le tracce anche all’interno del miele. In città, invece, è vero che c’è il traffico urbano, ma i residui di smog sono già presenti nella nostra dieta che, quindi, non viene peggiorata dal consumare miele urbano. Diciamo che, se non altro, ci si risparmia in parte l’aggiunta di pesticidi.”

    arnie urbane

    L’innovazione è semplificazione

    Beeing è stata inserita non soltanto tra le start up più interessanti presentate al Seed & Chips 2019, ma ha anche vinto il primo del concorso Think4Good dedicato proprio alle innovazioni sostenibili del settore agroalimentare. “Dal mio punto di vista – conclude Pasi – le nostre proposte sono innovative perché hanno un effetto reale e concreto sulla quotidianità degli apicoltori e degli appassionati. Da un lato permettiamo ai dati di entrare anche nel settore dell’apicoltura, dall’altro diamo l’opportunità  a più persone di avvicinarsi al mondo dell’apicoltura urbana e delle api”, un contributo piccolo ma significativo per salvare questi preziosissimi insetti.

    Conoscevate questa start up?

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

    2 risposte a “Beeing, l’innovazione al servizio dell’apicoltura urbana”

    1. Beppe ha detto:

      Cara Angela,
      si parla di “facilità” quando lo sanno tutti (o quasi dato il successo del progetto), le api non possono essere paragonate ad un animale domestico ma rimangono pur sempre degli animali (insetti) selvatici, non basta metterle in una scatola e prelevare il miele. Ci vogliono cure, attenzioni, controlli costanti, trattamenti periodici sanitari…non soltanto guardandole dal vetro, come se fosse lo schermo di un tv come invece sostengono questi giovani startupper. Ci vuole preparazione e supporto, esperienza e tutt’altro che un distacco ma una sintonia, dopotutto un apicoltore non stregato dalle sue api che razza di apicoltore è?
      Se poi continuano a mettere il dito sulla pericolosità delle api, calcando tutta la loro comunicazione su temi come “sicuro”, “senza pericoli”, “senza bisogno di protezioni” andiamo di nuovo contro corrente a tutte quelle campagne di sensibilizzazione per convincere le persone del contrario.
      E concludo sul tema (a mio avviso drammatico) della posizione di questa innovativa arnia: “basta un metro quadro di spazio” citano nelle loro campagne social “è possibile metterla anche sul balcone”.
      Che cosa succederà quando “senza venire in contatto con le api” partiranno sciami per tutta la città? Per non parlare delle deiezioni sulle lenzuola della signora stese sul balcone di sotto. Che cosa farà questa signora quando si vedrà le api a tarda sera attirate dalle luci artificiali delle sue finestre a pochi metri dall’arnia innovativa?
      Quanto saranno bravi questi comuni cittadini a identificare le parassitosi e virosi attraverso un vetro? Basterà “il tutorial di base”? E se l’apicoltore che fornirà le api non sarà disposto a supportare il bravo e comune cittadino, al contrario di quello che Beeing sostiene (“qualunque apicoltore locale tu scelga di fornirti le tue api sarà una fonte di conoscenza e consulenza specialistica.”)?
      Per favore: coerenza, chiarezza, rispetto ed onestà.
      Grazie

      • Redazione ha detto:

        Ciao Beppe,
        ti ringraziamo per aver letto con interesse l’articolo. Le osservazioni poste richiedono un approfondimento che esula dall’argomento del nostro articolo, per cui ti suggeriamo di contattare direttamente la start up dal loro sito. Speriamo che tu possa trovare altri interessanti spunti nella sezione dedicata alla Food Innovation del Giornale del Cibo. Buona lettura!

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