L’inedita “Expo sotto la superficie”: intervista al regista Andrea Segre
Dopo aver assistito alla proiezione in anteprima del docu-film “Expo Sotto la Superficie”, diretto da Andrea Segre e prodotto da CIR food, il 23 febbraio ci siamo fatti strada nella sala affollata del MIC di Milano alla ricerca del regista.
Del film documentario che racconta il volto inedito di Expo sappiamo ormai tutto (o quasi!). Il suo racconto cinematografico “under Expo”, tuttavia, ci ha fatto venir voglia di scambiare ancora due chiacchiere con Andrea che, anche questa volta, ha soddisfatto volentieri le nostre curiosità.
Andrea, durante le riprese del tuo docufilm, hai potuto cogliere aspetti di Expo che nessun visitatore avrebbe mai potuto conoscere senza prima aver visto il tuo documentario. Cosa ti ha sorpreso di più, al termine di questa “esplorazione”?
Andrea Segre: Il tunnel sotto Expo. (ride) Il pensiero che sotto la superficie, sotto ciò che vedevamo c’era in realtà tutto un altro mondo sotto. Non potevo mai immaginare che ci fossero così tanti tunnel!
L’altra cosa che mi ha molto colpito è stata la fretta che le persone avevano di far mettere i visti di tutti i Paesi nel passaporto ufficiale di Expo. Questo giochetto del passaporto mi sembrava un po’ in contrasto con i fatti che succedevano nell’estate 2015. Mentre migliaia di persone cercavano di arrivare dove non potevano, ce n’erano altre che andavano a farsi mettere i visti finti nel passaporto. È stata una cosa che ho fatto un po’ fatica a tollerare…
Intorno ad Expo una marea di critiche, scetticismo. Prima di cominciare il tuo lavoro al film, qual era il suo atteggiamento? Avevi dei pregiudizi?
A.S.: No, non avevo dei pregiudizi. Credo però che sia necessario non coprire con una patina di successo i problemi legati ai temi che sono stati scelti. Se si scelgono tematiche come quelle dell’Esposizione in un Paese come l’Italia, dove quasi il 70% delle campagne del Sud è pieno di braccianti sfruttati e spesso picchiati o ridotti in condizioni molto pesanti, è normale aspettarsi che qualcuno ne faccia notare le contraddizioni.
Va detto però che sono tante le conseguenze pratiche, positive, sull’aver affrontato le tematiche di Expo seppur con le loro contraddizioni. Qualcuno è riuscito a portare ad Expo i temi più delicati che riguardano il cibo e la nutrizione, basti pensare ai lavori di Laboratorio Expo, alla Carta di Milano.
Anche se, a mio avviso, la stessa Carta di Milano tende a considerare il problema del cibo in un’ottica globale, quando sarebbe più utile farlo anche in ottica locale…
Di “Expo sotto la superficie” ormai sappiamo quasi tutto: in un’intervista rilasciata qualche mese fa al nostro magazine ci hai raccontato per filo e per segno i motivi delle tue scelte artistiche. In realtà questo non è il tuo unico contributo artistico sulle tematiche dell’Esposizione…
A.S.: Sì è vero, ho collaborato insieme ai registi del gruppo di Zalab, di cui io faccio parte, alla realizzazione di “Mini Expo”, 4 pillole di 4-5 minuti, che raccontano 4 ortaggi e frutti del Made in Italy attraverso le persone che li raccolgono, i “nuovi italiani”.
Abbiamo la melanzana, arancia, pomodoro e cipolla, raccontate da un uomo ganese, un signore del Burkina Faso, una donna del Ghana e una donna bulgara, che raccontano i luoghi in cui raccolgono i frutti e ci parlano del loro lavoro. È stato il nostro modo per collaborare a questo dibattito, che secondo noi bisogna cercare di affrontare anche sotto questi aspetti.
“Expo sotto la superficie”, che con sguardo attento e sensibile ci mostra un volto dell’Esposizione che non avremmo mai conosciuto senza il lavoro di Andrea Segre e il contributo di CIR food, è disponibile sul nostro magazine e sul canale youtube di CIR food.
Voi cosa ne pensate di questo inedito sguardo su “Nutrire il Pianeta”?