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A Pranzo Nel Mac World

silvia

hamburger e patatine

di Silvia Salomoni.

Sul mercato globale del Mc World si è autorizzati al massimo a scegliere un contorno per una patata al forno, il resto è consumo passivo  (Barber)

Quando si parla di globalizzazione a tavola, l’associazione mentale universale è sempre la stessa: Mac Donald. Le cifre parlano chiaro:Mac Donald’s possiede circa 25.000 ristoranti, 10.000 dei quali sono negli Stati Uniti, mentre i restanti sono distribuiti in più di 110 paesi. Ha inoltre ogni giorno circa 40 milioni di clienti, di ogni nazione, razza e religione. Ogni cinque ore apre un nuovo ristorante, nonostante ne esistano già tanti da situarsi a meno di 3 minuti di macchina dall’abitazione di ogni americano. big mac e patatineIl settimanale finanziario “The Economist”arriva a utilizzare il prezzo di vendita del celebre hamburger Big Mac come una unità di misura delle monete a livello mondiale, metro per paragonare le variazioni del potere d’acquisto. Più semplicemente nell’esperienza quotidiana di ciascuno di noi, Mac Donald significa sedere di fronte allo stesso hamburger, attorniati dalla stessa artificiosa e gioviale atmosfera a Pechino, come a Roma o New York.

la locandina di super size meLa premessa vi torna? A questo punto siamo già schierati bilateralmente tra gli indefessi sostenitori (quelli a cui il documentario di denuncia “Super size me” fa venire un certo languorino) e i detrattori integralisti (quelli che “quella robaccia io, mai nella vita!”). Sulle scelte della pausa pranzo non si discute, ma possiamo provare a mitigare qualche falso mito sullo spettro della globalizzazione alimentare. Chi è convinto che Mac Donald sia davvero uguale dappertutto, stia pronto a ricredersi: in realtà, per inserirsi in ogni nuovo paese di esportazione,non fa che adattarsi. Deve adattarsi, se vuole integrarsi, farsi accettare e sopravvivere. un ristorante mc donalds in indiaIn India ci sono gli unici ristoranti della catena che non impiegano carne di manzo, in Arabia Saudita i locali effettuano 5 pause al giorno per le preghiere dei musulmani, la Nuova Zelanda vende un Kiwi Burger” condito con salsa di barbabietola, mentre i filippini possono mangiare i “Mc Spaghetti” e i mediorientali dei “Kebab Burger” a base di montone.kiwi burger in primo pianoSoltanto restando in Europa si può osservare come vengano serviti caffè espresso e insalata di pasta fredda in Italia, hamburger vegetariani in Olanda, sandwich al salmone affumicato in Norvegia, wurstel e birra in Germania. La verità è che le barriere culturali non si tagliano con un grissino (tanto meno con una patatina fritta) e rappresenta un gran rischio proporre sempre le stesse pietanze in qualsiasi giorno e ora, rendendo disponibili gli alimenti indipendentemente dai cicli stagionali negando sia il tempo sociale che quello naturale.

Curiosamente inoltre, nella frenesia di preoccuparsi dell’americanizzazione, si dimentica di soffermarsi sull’altro lato della medaglia: la crescente europeizzazione (e italianizzazione) del modo di mangiare oltreoceano. pubblicità di pizza hutPartendo dal presupposto chenon è l’hamburger, ma la pizza il fast food più diffuso negli Stati Uniti, sulle tavole degli americani sono arrivati inediti prodotti: il vino, l’acqua minerale, la pasta, il caffè espresso, l’olio e l’aceto balsamico. Basti pensare alla sostanziale modifica della prima colazione: latte, caffè, yogurt, cereali e panificati hanno ormai scalzato i prodotti iperproteici ed ipercolesterolici che più caratterizzavano l’istituzione berakfast in quel paese. Che dire, nel paniere globale c’è Mac Donald, ma ci sono anche gli involtini primavera, Pizza Hut, il sushi, i nachos e il kebab. Il consiglio a questo punto è banale: assaggiati nel rispettivo paese d’origine guadagnano decisamente molti punti!

 

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