certificazioni-biologiche

Certificazioni biologiche: possiamo fidarci?

Adriana Angelieri

I numeri del biologico in Italia parlano chiaro: l’esercito dei bio-consumatori assidui conta numerosissimi adepti e si prepara ad accoglierne di nuovi. Un timore, tuttavia, trattiene spesso chi ha intenzione di intraprendere la via della salute: sarà bio o sarà truffa? Possiamo fidarci delle certificazioni biologiche?

Il sospetto è comprensibile, dal momento che ad esser vittima dello sfortunato fenomeno del falso bio è il 45% degli italiani. Ma questo non vi dissolva dal proposito di mangiare sano: vi diciamo noi come difendervi dalle frodi.

Cosa ci garantisce che un prodotto è biologico?

Nel caso dei prodotti confezionati, a farci da garante è il logo biologico dell’UE (per intenderci quello con le stelline bianche disposte a forma di foglia, su sfondo verde):
ad averlo in confezione sono tutti gli alimenti almeno per il 95% bio. L’altro grande strumento di difesa del consumatore consapevole è l’etichettatura, all’interno della quale troviamo la dicitura biologico:

  • Nella denominazione di vendita (dov’è indicato il nome del prodotto), a patto che almeno il 95% in peso degli ingredienti di origine agricola sia biologico.
  • Nell’elenco degli ingredienti, quando meno del 95% dei componenti del prodotto è di origine biologica. In questo caso comunque, è necessario che venga indicata la percentuale totale degli elementi di origine biologica.
  • In entrambi i campi, se il principale ingrediente è un prodotto della pesca o della caccia, o se contiene altri ingredienti di origine agricola, tutti biologici. E se gli ingredienti biologici utilizzati durante la preparazione sono stati tenuti ben separati dagli ingredienti non biologici e non contengono additivi non autorizzati.

L’indicazione del luogo di coltivazione

Abbiamo trovato il marchio bio sul prodotto che vogliamo comprare, ma vogliamo avere maggiori informazioni sullaprovenienza del prodotto: non ci resta che continuare ad esaminare l’etichettatura. Sotto il logo dell’UE, troveremo infatti scritto:

  • Agricoltura UE (per i prodotti coltivati nell’Unione Europea).
  • Agricoltura non UE (per i prodotti coltivati in paesi terzi).
  • Agricoltura UE/non UE (se parte delle materie agricole che compongono il prodotto sono state coltivate in paesi dell’Unione Europea e parte in altri paesi).

Il codice dell’organismo di controllo autorizzato

Sotto l’indicazione del luogo di coltivazione troviamo un codice composto da una serie di lettere a numeri, un codice identificativo dell’organismo che controlla prodotto e produttore, composto da:

  • Una sigla, che identifica lo Stato produttore (ad esempio, IT)
  • Un termine che fa riferimento al metodo di produzione biologico (ad esempio, bio)
  • Un numero di riferimento, che viene stabilito dall’autorità competente.

Per finire, troveremo un numero di codice per identificare l’operatore che ha prodotto l’alimento o che ne ha effettuato la preparazione più recente, un numeretto che segue la dicitura Operatore Controllato n.

 

A chi è affidato il controllo?

É affidato alle OdC: organismi di controllo privati che ogni Stato membro dell’UE ha il compito di designare. Una volta fatto questo, deve collaborare con loro, ma soprattutto deve controllarne l’operato, per poi riportare i risultati di questa supervisione all’Unione Europea.

Non siete ancora soddisfatti e volete sapere tutto, ma proprio tutto ciò che sta dietro un’etichetta?
Bene, allora non vi resta che attingere direttamente alla fonte e accedere alla pagina che la Commissione Europea ha dedicato all’agricoltura e alle certificazioni biologiche.

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

Lascia un commento