vendemmia 2017

Vendemmia 2017: mai così scarsa dal 1947

Elena Rizzo Nervo

Si è recentemente conclusa la vendemmia 2017, caratterizzata da una serie di fenomeni climatici avversi.

Infatti, prima alcune gelate primaverili hanno danneggiato i germogli, impedendogli di fruttificare, mentre più tardi la siccità estiva “ha messo a dura prova i vigneti del Centro-Sud Italia, che hanno dovuto subire anche una straordinaria ondata di caldo, che ha coinvolto anche il Nord, iniziata sin da maggio, raggiungendo il suo apice nei mesi di luglio ed agosto” (con temperature superiori ai 40°C). A seguire, sul finale di stagione, è arrivata la grandine, che ha colpito soprattutto la Lombardia e le zone di produzione dei vini veneti.

Anche se ultimamente molti enologi hanno parlato di un’annata scarsa, ma di grande qualità, per via delle alte temperature, non si può negare che la vendemmia 2017 è stata anticipata quasi ovunque, con grappoli spesso disidratati e poco succosi, per cui, “a fronte di un innalzamento del grado zuccherino, si riscontra comunque un’altissima acidità”, come ha dichiarato a inizio settembre Riccardo Cotarella, il presidente degli enologi italiani.

Da qualche giorno sono stati pubblicati i dati definitivi da Assoenologi, l’organizzazione nazionale di categoria dei tecnici del settore vitivinicolo.

Vediamo quanto è emerso.

vitigni 2017

Vendemmia 2017: i dati definitivi di Assoenologi

Produzione decimata

Se la Coldiretti quest’anno era preoccupata soprattutto del fatto che in assenza dei voucher, si sarebbe tolta un’opportunità di lavoro a 50mila persone, tra giovani studenti, pensionati e cassaintegrati impiegati stagionalmente in campagna, i problemi più seri della vendemmia 2017 sono arrivati dal clima. “A memoria d’uomo non si ricorda una stagione come quella in corso, dove gli eventi climatici si sono accaniti con inusuale ed eccezionale portata”. Così Assoenologi sintetizza la vendemmia 2017.

vendemmia

 

15 milioni di ettolitri in meno rispetto al 2016

I dati parlano di 15 milioni di ettolitri in meno rispetto al 2016, con con punte medie anche del 45% in Toscana, Lazio, Umbria e Sardegna. La vendemmia 2017, a livello di quantità, si colloca, quindi, al secondo posto tra le vendemmie più scarse dal dopoguerra ad oggi, superata solo da quella del 1947.

Nelle campagne del Centro-Sud, poi, la carenza di impianti di irrigazione, ha abbassato la produzione di oltre 40 milioni di ettolitri, anche se, in alcune zone, le piogge di settembre hanno contributo ad ottenere una buona qualità del vino, seppur scarso.

Produzione vitivinicola 2017 regione per regione e confronto con l’annata 2016

assoenologi 2017

Qualità eterogenea

Come accennato, a inizio settembre Riccardo Cotarella aveva espresso molta preoccupazione rispetto alla qualità del vino 2017: “il mio non è un de profundis e sono tutto meno che catastrofista, ma […] in questo momento, a fronte di un innalzamento del grado zuccherino, riscontriamo comunque un’altissima acidità. E questo è molto anomalo”.

Per fortuna, i dati definitivi della vendemmia 2017 (presentati ufficialmente a fine ottobre 2017) hanno messo in evidenza situazioni che variano molto da territorio a territorio, tanto che Assoenologi dichiara a riguardo che: “la qualità risulta quest’anno alquanto eterogenea, complessivamente abbastanza buona, ma con diverse varianti che evidenziano punte di ottimi livelli qualitativi e altre, dove il clima si è particolarmente accanito, di livello inferiore. Quest’anno più di altri, ha giocato un ruolo determinante l’approccio scientifico degli enologi, in particolare nella conduzione dei vigneti”.

Oltre al lavoro preventivo, di lavorazione del terreno e di selezione dei grappoli, si potrà intervenire per migliorare la qualità in fase di vinificazione, con appositi accorgimenti, tuttavia per capire davvero come sarà stata la vendemmia 2017, oltre ai numeri, non rimane che aspettare di degustare i vini.

La situazione voucher

Come se non bastasse, le aziende vitivinicole italiane hanno dovuto affrontare anche il problema dei voucher.
Dall’agosto 2008 nel nostro Paese sono stati introdotti i cosiddetti “buoni lavoro” per la raccolta dell’uva, un’iniziativa nata come opportunità di impiego stagionale, per studenti, anziani o persone che avevano necessità di integrare il reddito. E così, effettivamente è stato. I primi anni, infatti, sono stati un vero successo (nel 2009 furono calcolati 535.000 voucher e 27.400 persone impegnate nelle vigne) e il mondo vitivinicolo italiano ha contribuito a contrastare povertà e caporalato in agricoltura, offrendo un’opportunità di reddito che, solo nel 2016, ha impegnato 1,3 milioni di persone.

Tuttavia, la natura flessibile di questo strumento, utilizzato non solo in agricoltura, ha favorito, in tanti settori dell’economia italiana, la diffusione di pratiche di elusione della previdenza sociale. A questo va aggiunta la contrarietà del sindacato della CGIL che nel 2016 ha promosso un referendum abrogativo, sostenendo, in sostanza, che i voucher promuovessero la precarietà lavorativa, impedendo la possibilità di un lavoro stabile, soprattutto a molti giovani. Allo stesso tempo, i buoni lavoro sono stati anche utilizzati impropriamente, ad esempio come copertura di rapporti di lavoro che in realtà erano di tipo esclusivo e continuativo.

Il referendum abrogativo, che riguardava anche altri aspetti contenuti nel Jobs Act, non si è tenuto, tuttavia dopo varie vicende legislative, a marzo 2017 il sistema del voucher è stato abolito, per essere poi reintrodotto, con modalità diverse e regole più stringenti, lo scorso luglio, in particolare sotto la pressione di famiglie e aziende che nel lavoro occasionale tramite voucher avevano trovato una forma di impiego legale ed utile.

I nuovi buoni lavori possono essere utilizzati solo dalle imprese con meno di cinque dipendenti e sono vietati in agricoltura (salvo alcune categorie di lavoratori), motivo per cui a risentire di tutta questa situazione è stato soprattutto il mondo del vino e la vendemmia 2017, sulla quale, come abbiamo visto, hanno pesato molto anche i fenomeni climatici avversi.

Nell’attesa di vedere, ma soprattutto sentire, come sanno i vini della vendemmia 2017, sapete quali sono state negli ultimi 14 anni le migliori annate del vino italiano?

Giornalista pubblicista, Elena è nata a Bologna, dove vive e lavora. Per Il Giornale del Cibo si è sempre occupata di attualità, sana alimentazione e sostenibilità. Il suo piatto preferito é il Gâteau di Patate, "perché sa conquistare tutti, unendo gusto e semplicità". Per lei in cucina non può mancare una bottiglia di vino, "perché se c'è il vino c'è anche la buona compagnia".

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