birra artigianale

“Non chiamatela birra artigianale!”

Redazione

La birra artigianale sta vivendo da diversi anni una fase di forte crescita. Negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio boom di negozi specializzati nella vendita di birre artigianali e di qualità. E l’Italia sembra trainare la crescita di questo settore, pur non essendo storicamente un Paese produttore.

Abbiamo intervistato Gianfranco Sansolino, ex Presidente di BrewLab Bologna e gestore di due locali per intenditori della città felsinea, per capire meglio cosa c’è dietro questa tendenza e come scegliere una buona birra.

  • Perchè questa attenzione per le birre artigianali? Quando è partita e da cosa è nata questa tendenza?

Gianfranco Sansolino: La rinascita della birra artigianale/di qualità in Italia avviene appena poco più di 10/15 anni fa. L’esplosione della tendenza è dovuta principalmente a una maggiore consapevolezza dei consumatori, anche grazie a internet, e complice è stata la crisi, che ha spinto ognuno di noi a spendere meglio i propri soldi. In più c’è una vastissima offerta di prodotti interessanti…

  • E’ un fenomeno solo italiano?

G.S. : Non è solo Italiano, in Francia, Spagna e paesi Scandinavi c’è un grande fermento. L’Italia è però la locomotiva d’Europa in questo senso. Anche se, in fatto di consumi, occupiamo posizioni molto basse.

  • Strano, perché l’Italia non è storicamente un produttore…o sbaglio?

G.S. : Vero, questo significa che siamo anche in grado di innovare la nostra cultura enogastronomica… in meglio s’intende.

  • Quali birre possono definirsi artigianali? Cosa le qualifica e caratterizza?

G.S. : Artigianale vuol dire poco. Ciò che definisce una birra è essenzialmente la qualità e genuinità. Sono birre artigianali/di qualità, birre fatte da chi persegue la realizzazione di un prodotto eccellente, senza pastorizzare e utilizzare conservanti, stabilizzanti e materie prime a basso costo. Io credo sia ora di superare la definizione artigianale.

  • Birrifici che hanno raggiunto volumi alti di produzione (es. Baladin o Ronzani), possono ancora definirsi artigianali?

G.S. : Non parlerei di Ronzani, che non lo è mai stato. Baladin può definirsi certamente un birrificio di qualità. Eviterei la definizione artigianale, perché davvero vuol dire ormai poco.

  • Quanti birrifici artigianali ci sono in Italia? Sono ancora in crescita o il boom si sta assestando?

G.S. : Siamo sui 600 birrifici in Italia e la tendenza sembra di continua crescita.

G.S. : La competenza di chi te la sta vendendo. Eh già, lo capisce anche un neofita se chi te la vende è competente!

  • Qual è il gusto dei tuoi clienti, cosa cercano e quali birre apprezzano?

G.S. : Il gusto in generale sembra orientato verso birre luppolate, amare e piuttosto strutturate.  Cresce di molto l’attenzione per prodotti di nicchia come le birre acide.

In tema di birre artigianali, sempre più si parla di birra agricola, cioè prodotta con l’uso esclusivo di materie prime naturali coltivate e trasformate dalle aziende agricole stesse. Non pastorizzate e non microfiltrate, senza aggiunta di cereali a basso costo e additivi chimici.

  • Anche al Salone del Gusto si è parlato di birra agricola. Cosa ne pensi?

G.S. : Penso possa essere un buon strumento per incentivare la produzione di materie prime italiane. Questo si traduce anche in minori costi e maggior occupazione. Temo che la legge però possa aiutare i furbi, chi dichiara di produrre le materie prime e invece le acquista da qualcun altro…spero che i fatti mi diano torto.

 

La continua crescita delle birre di qualità è dunque da ricercare nella capacità di soddisfare le richieste di consumatori sempre più attenti ed evoluti e sembrerebbe essere un prodotto su cui puntare per continuare a qualificare il made in Italy e innovare la nostra cultura enogastronomica.

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