riso liofilizzato

Il risotto in busta fa male?

Angela Caporale
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    Facile da preparare, comodo come piatto tappabuchi per un pranzo al volo o una cena da improvvisare, il riso liofilizzato, ovvero il risotto in busta, è un alimento molto utilizzato. Ma fa male alla salute oppure non dobbiamo preoccuparci? L’abbiamo chiesto alla dottoressa Francesca Evangelisti, biologa nutrizionista, che ha subito sottolineato come questo prodotto abbia davvero poco a che fare con il risotto tradizionale che prepariamo direttamente con le nostre mani a casa, con ingredienti quali olio EVO, burro, aglio, cipolla ed eventualmente spezie di qualità. Vediamo, dunque, perché il riso liofilizzato potrebbe fare male.

    Riso liofilizzato in busta: cosa si nasconde dietro all’etichetta?

    Dal punto di vista qualitativo, bisogna considerare che in tutte le preparazioni disponibili in commercio sono presenti sostanze non propriamente salutari per il nostro organismo. Per esempio, molto spesso si trova la dicitura grassi vegetali. “Al contrario di quello che si può pensare, ovvero che si possa trattare di un elemento leggero di origine vegetale (e pertanto addirittura da preferire al burro) – spiega l’intervistata – dietro questo nome si celano delle sostanze nocive per la salute e di scarsa qualità, vale a dire grassi idrogenati che, come è ormai già noto a molti, a lungo andare possono determinare un aumento dei livelli di colesterolo cattivo nel sangue.”

    Altra sostanza presente nei risotti in busta è il glutammato monosodico, un esaltatore di sapidità che sembrerebbe essere nocivo per la salute, anche se ci sono opinioni contrastanti a riguardo.

    Spesso sono poi presenti anche ingredienti che non fanno parte delle ricette tradizionali di risotti, quali ad esempio zucchero, siero di latte, proteine del latte, lattosio ed estratto di lievito. “Ora – specifica la dottoressa – anche se tutte queste sostanze non risultano di per sé dannose per la salute, va tenuto conto che non dovrebbero essere presenti come ingrediente di un risotto. Vengono utilizzate semplicemente per rendere il prodotto più appetibile o a migliorarne la consistenza. Si tratta, in poche parole, di veri e propri additivi che non dovremmo consumare nel momento in cui si sta mangiando un risotto.” Vale certamente la pena ricordare che si tratta di sostanze verso cui un individuo può risultare allergico o intollerante come lattosio o lievito, per cui possono risultare anche pericolose per la salute.

    Non bisogna poi dimenticare che per la preparazione del riso liofilizzato vengono usati additivi vari, conservanti e coloranti che non fanno bene alla salute. “Basti pensare – porta ad esempio la dottoressa Evangelisti – al giallo del riso liofilizzato allo zafferano, decisamente molto più intenso di quello preparato a casa, e poco naturale.”

    Non solo una questione di qualità…

    Il problema del riso liofilizzato non riguarda solo l’aspetto qualitativo, ma anche quello quantitativo. Le sostanze sopra menzionate sono spesso presenti in quantità eccessive, mentre ridotte sono quelle degli ingredienti che invece dovrebbero costituire una buona percentuale del prodotto.

    risotto pronto zafferano

    Seregram/shutterstock.com

    Risotto allo zafferano troppo giallo?

    L’esempio è nuovamente quello del risotto allo zafferano, uno di quelli più comuni sugli scaffali dei supermercati: lo zafferano dovrebbe essere presente in buona quantità, ma invece è spesso in una percentuale ridottissima, a volte pari anche al solo 0,05%. “Dettaglio decisamente strano se si ritorna al discorso del colore giallo intenso del riso liofilizzato allo zafferano.”

    L’origine dei funghi porcini

    Analizzando, invece, il risotto ai funghi porcini si osserva come, quasi sempre, la percentuale di funghi risulta essere molto bassa, senza contare poi che generalmente non è indicata la tipologia di funghi presenti. “Nell’etichetta sono spesso presenti infatti “anomalie”, – sottolinea la dottoressa – nel senso che la percentuale di funghi porcini (denominazione Boletus edulis) è molto bassa, a favore invece di altre specie di funghi, come per esempio i funghi pinarelli (denominazione Boletus lutesus) che, al contrario dei porcini, sono funghi di qualità decisamente inferiore.” Nella maggior parte dei casi non è chiara nemmeno la provenienza dei funghi: spesso, infatti, vengono utilizzati quelli raccolti nell’Europa dell’Est, più economici di quelli nostrani. “Il problema è che risultano più economici poiché di bassa qualità, poiché si tratta di prodotti che molto spesso contengono metalli pesanti o addirittura residui di sostanze radioattive.”Acquistando funghi freschi e preparando il risotto in casa, abbiamo la possibilità di scegliere la qualità delle materie prime, accertandoci anche della provenienza e abbiamo una garanzia in più di ciò che portiamo nel piatto”.

    risotto

    Maciej Czekajewski/shutterstock.com

    Frutti di mare o scarti?

    Infine, la dottoressa Evangelisti si sofferma su un terzo tipo di prodotto molto amato e diffuso: il risotto ai frutti di mare, per cui si ripresenta una problematica simile a quello affrontata a proposito dei funghi. “Molto spesso vengono utilizzati varietà di molluschi e crostacei poco pregiate e non di rado corrispondenti a prodotti di scarto della pesca.”

    Quale apporto nutritivo?

    Osservando, in conclusione, il profilo nutrizionale del riso liofilzzato emerge come si tratti di un alimento ad alto contenuto di sale: dovuto sia alla presenza di sale da cucina che al glutammato monosodico, elemento di cui tenere conto, specie se si soffre di ipertensione. “Spesso una bustina di riso può apportare infatti anche più del 40% della quantità giornaliera ritenuta accettabile, ovvero 2,4 grammi circa.”

    E che dire il riso? Dato che si tratta, appunto, di riso, questo dovrebbe essere l’unico cereale presente, ma spesso non è così poiché se ci soffermiamo ancora una volta sull’etichetta del prodotto leggeremo spesso che sono presenti anche tracce di frumento. La dottoressa Evangelisti, dunque, conclude dicendo che: “il riso liofilizzato è un mix di tante sostanze, dannose e non per la salute, che certamente rendono questo prodotto poco salutare.

    Va quindi consumato solo occasionalmente, ed è sempre consigliabile leggere accuratamente le etichette, in modo tale da capire quali sono gli ingredienti e in che quantità sono presenti e soprattutto se ci sono  sostanze nocive, che andrebbero sempre evitate.”

    Conoscevate queste caratteristiche del riso liofilizzato?

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

    Una risposta a “Il risotto in busta fa male?”

    1. Francesco ha detto:

      Quella percentuale di zafferano è assolutamente normale. Lo zafferano è il più potente colorante che conosciamo in natura e come insaporitore è secondo solo alla vaniglia. Lo 0.05% su 175 grammi di prodotto secco (peso nominale della maggior parte delle bustine di risotto con condimento liofilizzato; N.B.: il riso di per sé non è liofilizzato) è superiore alla dose che normalmente usiamo a casa. Infatti le classiche bustine di carta si vendono in confezioni da 4 che complessivamente pesano 0.3 grammi; ciò significa che una bustina pesa 0.075 grammi e con quella in etichetta viene consigliato di condire e aromatizzare un risotto per 4 persone, dunque 300-400 grammi.
      La vaniglia si usa nell’ordine di 1 grammo ogni 10mila grammi (cioè 10 kg); segue appunto lo zafferano, con 1 grammo ogni 4mila grammi (cioè 4 kg). Del resto lo zafferano costa sul mercato finale dai 10mila ai 40mila euro al chilo; la vaniglia si ferma a 11mila (se ne produce di più). Ovviamente sto parlando dei prodotti già lavorati e finiti.

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