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Tutela della sostenibilità: la Riserva MAB UNESCO dell’Appennino tosco-emiliano

Angela Caporale
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    Oltre ai capolavori dell’arte e ai monumenti storici, l’UNESCO – l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura – si occupa anche della tutela, della promozione e della valorizzazione dell’ambiente, perché l’uomo e la natura convivano in maniera virtuosa. Nel 1971 è stato, infatti, varato il programma “Man and Biosphere” che promuove la creazione in tutto il mondo delle Riserve della biosfera, ovvero reti di realtà pubbliche e private che operano in territori, anche ampi, dove proteggere attivamente la biodiversità del nostro pianeta.

    Nel mondo oggi le Riserve MAB, come viene sintetizzato il nome del programma, sono 720, di cui 20 si trovano in Italia. Per conoscere meglio questa realtà e le azioni che mettono in campo abbiamo intervistato Fausto Giovanelli, Presidente del Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano e Coordinatore della Riserva della Biosfera dell’Appennino.

    Che cosa sono le Riserve per la Biodiversità?

    “Oggi il programma Man and Biosphere dell’UNESCO” ci spiega Fausto Giovanelli, “è forse quello di maggiore attualità e dinamismo, perché il cambiamento climatico e la sostenibilità sono temi in cima all’agenda dei governi e delle realtà sovranazionali. Sono il motore dei movimenti giovanili, ma anche dei semplici cittadini, che fanno la raccolta differenziata o che, a ragione, si spaventano per i tornado che colpiscono la Sicilia.”

    Il programma MAB, nato anche sull’onda dei primissimi movimenti ambientalisti cinquant’anni fa, ha proprio la finalità di stimolare una visione inclusiva e, potremmo dire, umanistica della tutela dell’ambiente. L’uomo e la natura – e il loro inscindibile rapporto – sono il campo d’azione delle iniziative promosse dall’agenzia, a partire dalle Riserve.

    Foto di Francesco Ferretti | Archivio Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano

    Così nascono le Riserve MAB, ma chiediamo al presidente Giovanelli di spiegarci che cosa sono: “si tratta di territori dove è riconosciuta l’esistenza di un equilibrio tra attività umane e patrimonio naturale. L’impegno che si prende chi cura la Riserva è di sviluppare questo equilibrio, che è sempre a rischio, in maniera innovativa. Il programma MAB protegge i valori già presenti in un’area, ma soprattutto contribuisce a crearne di nuovi nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.” L’UNESCO propone all’umanità educazione, scienza e cultura in grado di far sopravvivere la biosfera: le riserve MAB accolgono questa sfida sui territori.

    Tutela della biodiversità in azione: la Riserva della Biosfera dell’Appennino

    La Riserva dell’Appennino tosco-emiliano è molto ampia, circa 450 mila ettari, e coinvolge associazioni pubbliche e private che hanno stretto un patto territoriale per aderire al programma MAB. “Coinvolge ben 80 Comuni che vanno da Parma e Reggio Emilia, fino al modenese, alla Lunigiana e alla Garfagnana, abbracciando sette parchi naturali, ma anche aree urbane” sottolinea Giovanelli, ponendo l’accento proprio sullo straordinario intreccio in un’area molto ricca di biodiversità, di insediamenti umani, come città, paesi e terre coltivate con spazi altamente naturali, come foreste e parchi.

    Si tratta, infatti, di un territorio compreso tra la via Emilia e la via Aurelia, coperto al 50% da boschi, ma che è anche luogo di siti geologici importanti, di storici castelli e pievi e di ben 64 prodotti classificati come IGP e DOP e tradizionali. Il crinale, ci spiega ancora il coordinatore della Riserva MAB dell’Appennino, è il confine naturale tra clima mediterraneo ed europeo, un luogo ideale dove studiare gli effetti del cambiamento climatico in Italia.

    “Pensando alla cucina, che è uno degli elementi che caratterizzano il rapporto tra uomo e biosfera, abbiamo nell’area della Riserva MAB due tradizioni diverse, con caratteristiche distinte tra loro che hanno un impatto sulla vita dell’uomo e sul paesaggio” spiega Giovanelli, che aggiunge: “sul versante toscano c’è quella mediterranea, con l’allevamento di ovini e l’uso dell’olio per condire i cibi, su quello emiliano invece si usa il burro e gli allevamenti di bovini e suini sono molto rilevanti.”

    L’uso del termine “riserva” non deve trarre in inganno. Queste aree tutelate dall’UNESCO non sono spazi chiusi. Deriva dall’inglese reserved (che, in italiano, usiamo per parlare di vini) e identifica qualcosa di prezioso, da proteggere e valorizzare nella sua essenza e nelle sue caratteristiche innate.

    biosfera appennino

    bologna2000.com

    Sensibilizzazione e attività: gli obiettivi della MAB dell’Appennino tosco-emiliano

    Sono molto ricche e variegate le attività della Riserva MAB dell’Appennino tosco-emiliano, finalizzate ai diciassette Goal dell’ONU e contenute in un piano d’azione, condiviso con diversi soggetti della rete e con i cittadini. Giovanelli ci racconta che “si lavora soprattutto con le scuole, ma anche con usi civici per migliorare la resilienza al cambiamento climatico dei boschi, e con imprese per accrescere la capacità dei campi di trattenere CO2 e la valorizzazione delle filiere corte e dei prodotti a km zero.”

    Natura e cultura si intrecciano nelle iniziative realizzate dalla riserva che partono dalla biodiversità e dalla varietà di attori presenti nell’area per attivare azioni con risultati tangibili. È attiva da tre anni la “Scuola di paesaggio del Parmigiano Reggiano” che ha l’obiettivo di far conoscere a tutti il modo in cui la filiera del formaggio DOP disegna nel tempo l’ambiente dove viene prodotto. “Oggi per esempio ha bisogno di campi larghi senza siepi o alberi all’interno, magari inframezzati da boschi. Ciò rende molto verde e coltivata l’area dell’Appennino della produzione del Parmigiano Reggiano DOP. È una storia secolare e molto interessante che viene veicolata attraverso incontri e seminari e ha portato alla pubblicazione di un vero e proprio manifesto del paesaggio.”

    Il ruolo del cibo e il valore della biodiversità

    Il cibo è, quindi, uno dei fattori di creazione di valori all’interno della Riserva di biodiversità dell’Appennino tosco-emiliano. Questo sia perché ha un impatto sull’ambiente dove si sviluppa la filiera, sia perché costituisce un legame profondo tra l’uomo e la biosfera.

    Foto di Silvia Martinelli | Archivio Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano

    “Il territorio agricolo e quello dove si sviluppano le imprese agroalimentari” aggiunge Giovanelli, “sono spazi di azione per la sostenibilità, ambiti in cui ci sono molti soggetti e singole persone che si impegnano a cercare soluzioni innovative e rispettose dell’ambiente”. Per dare valore proprio a questi soggetti, anche privati, la Riserva MAB dell’Appennino ha creato il marchio “I Care Appennino” che viene riconosciuto a singoli progetti che sposano i valori della riserva realizzati da aziende private che operano nello spazio così ricco di risorse umane e naturali tra via Emilia e via Aurelia.

    Tra le attività proposte negli anni per sensibilizzare la popolazione della zona al tema della sostenibilità alimentare c’è stata l’organizzazione di più tappe della mostra promossa da UNESCO in occasione di Expo 2015 “Behind food and sustainability”. Dalla Cina alla Toscana, dal Giappone all’Africa, le immagini permettevano di mettere in rilievo la relazione tra la produzione del cibo e modi di vita tradizionali.

    “Il cibo” conclude il presidente Giovanelli, “è parte della biosfera, uno degli elementi identitari e di forza della nostra riserva. Le nostre eccellenze vanno messe in mostra, collocandole nella profondità della relazione con il territorio di origine, la sua storia e il suo presente.”  Far vivere Riserva MAB è lanciare una chiamata collettiva a una maggiore responsabilità e consapevolezza dell’ambiente in cui ci si trova. Un appello ad agire, insieme, per tutelarlo e consegnarlo alle generazioni presenti e future. Citando Irina Bokova, direttrice dell’UNESCO fino al 2017, “mentre il Patrimonio Mondiale aiuta a preservare i valori, le Riserve di Biosfera ne creano” e ciò vale anche nel settore del food.

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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