Nuova Influenza

Redazione

il maiale e' innocente!

di Anastasia Scotto.

Non sappiamo come e dove sia nata e nemmeno quali esiti avrà. Al momento il rischio più alto sono i viaggi e i viaggiatori, non il consumo di carne di maiale.

Non chiamatela suina. La terribile epidemia che ha messo in ginocchio il Messico e sta terrorizzando il globo è una pericolosa influenza tutta umana. ProMed, la più importante rete di monitoraggio di malattie emergenti, ha a lungo invitato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a modificare il nome della patologia, in modo da non trasmettere un messaggio errato sulle modalità di trasmissione dell’influenza. L’Unione Europea ha accolto la richiesta ribattezzando la malattia come “nuova influenza” o “messicana”, dal luogo di origine della patologia.
Anche il ministro delle politiche agricole e forestali Luca Zaia approva la precisazione: «Non esiste l’influenza suina, ma quella messicana: il virus influenzale non va abbinato al nome dell’animale. Ai consumatori lancio un appello: continuiamo a consumare la carne di maiale, perché non comporta alcun problema di sicurezza alimentare, ed evitiamo una nuova pandemia mediatica che rischierebbe di mettere in ginocchio il comparto».

Ma allora perché si parla di influenza suina? Il virus responsabile della patologia è H1N1, un nuovo patogeno nato dalla ricombinazione di 4 virus: due virus suini (uno americano e uno euroasiatico), uno aviario e uno umano. Il maiale è un animale sensibile sia all’attacco di virus aviari, sia mammiferi ed è per questo che al momento sembra essere lui il più probabile serbatoio all’interno del quale è avvenuto il rimescolamento genetico che ha dato origine a H1N1.
«Allo stato delle cose non si sa ancora nulla di sicuro su dove e come sia avvenuta la ricombinazione. Ogni ipotesi è possibile, quella più probabile è che sia avvenuta nel maiale», sottolinea Mauro Delogu, ricercatore nel dipartimento di Malattie infettive degli animali dell’Università di Bologna. «Nel linguaggio scientifico il maiale viene definito mixing vessel(vaso di miscelazione) e questo proprio perché le sue caratteristiche biologiche lo rendono suscettibile all’attacco di virus diversi che possono facilmente ricombinare all’interno dell’animale stesso. Un altro motivo che fa sospettare che sia lui il responsabile della comparsa di H1N1 è che il primo focolaio di infezione sembra essere stato identificato nella comunità La Gloria situata vicino al più grande allevamento di maiali del mondo. In questo paesino, a pochi passi dalla capitale del Messico, vivono circa 3.000 persone e tra queste ben 500, tra dicembre e marzo, sono state colpite da un’influenza respiratoria “atipica”».

Nell’ultimo mese gli abitanti avevano inscenato diverse proteste, contro il governo locale e contro l’azienda allevatrice di suini, installando lungo le strade cartelli stradali con disegnato un maiale e la scritta “pericolo!”.
La ricombinazione del virus, quindi, potrebbe essere avvenuta in un grande allevamento di suini. Se così è andata non c’è da stupirsi che il virus sia poi passato all’uomo, il contagio tra maiale-uomo e uomo-maiale è sempre avvenuto con facilità. Basti pensare che tra gli operatori che lavorano negli allevamenti suini ben il 25% possiede anticorpi contro virus influenzali dei maiali.
Ma è più facile che i nuovi virus compaiano nei grandi allevamenti? Se è così, la colpa è dello stress a cui sono sottoposti gli animali o ci sono altri fattori? «Sì è più facile che questi nuovi virus nascano nei grossi allevamenti, ma il benessere degli animali non c’entra – sostiene Delogu. – I virus influenzali possono attaccare qualunque suino, anche quello più in salute. Il problema è che questi virus più si replicano e più mutano, e in un grande allevamento riescono facilmente a colpire tanti animali e possono così replicarsi al loro interno aumentando la probabilità che avvenga una mutazione».

Ma la carne suina è sicura? «E’ l’ultimo dei nostri problemi – risponde Delogu – questa ormai è diventata una malattia dell’uomo e si trasmette tra soggetti infetti come una qualunque influenza».
Ci troviamo di fronte a un caso molto diverso, quindi, da quello dell’aviaria. L’epidemia che aveva colpito nel 2003 si trasmetteva dai volatili all’uomo e c’era solo qualche sospetto di contagio tra uomo e uomo. Nel caso della messicana, invece, la trasmissione tra uomini è ormai confermata e il pericolo di pandemia si fa sempre più concreto. È per questo che in questi ultimi giorni l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha alzato il livello di allerta da 4 a 5 (il massimo è 6). Per chi vuole evitare qualsiasi rischio legato al consumo di carne suina, basta sapere che cuocere a temperature superiori ai 70°C (temperatura che corrisponde a una normale cottura) è sufficiente per uccidere il virus. L’Italia, inoltre, non importa maiali dal Messico. Il Ministero della Salute ha attivato il numero verde 1.500 che può rispondere a qualsiasi dubbio su precauzioni e consigli, soprattutto per chi rientra o ha programmato un viaggio verso le aree più colpite.

Cosa pensi dell’influenza messicana? Quali precauzioni sarebbe meglio adottare in questi casi? Scrivi il tuo parere sul forum.

 

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