Pesticidi in agricoltura, approvata la mozione che ne limita l’uso
Martedì 26 febbraio, con 453 voti e il sostegno di tutte le forze politiche è passata alla Camera la mozione che prevede meno pesticidi in agricoltura e punta alla tutela del consumatore e alla sicurezza alimentare. Una vittoria per FederBio, tra i promotori della mozione che ha come obiettivi la difesa del Made in Italy, la tutela dell’ambiente e la salute. Cosa comporta concretamente questa proposta? Per saperne di più e parlare di biologico in Italia abbiamo intervistato Maria Grazia Mammuccini dell’Ufficio Presidenza di FederBio, la federazione che raccoglie organizzazioni di tutta la filiera dell’agricoltura biologica e biodinamica.
Meno pesticidi in agricoltura: approvata la mozione che ne limita l’uso
“Tutto è cominciato il 27 novembre scorso – racconta l’intervistata – da un incontro stampa di Cambia la Terra, in cui è stato presentato un rapporto sull’uso dei pesticidi e gli effetti sulla salute”. Il progetto Cambia la Terra, di cui la Mammuccini è portavoce, è una campagna di informazione e sensibilizzazione promossa da FederBio contro l’agricoltura chimica, sostenuta da aziende del settore biologico, da un comitato scientifico, da Isde-Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu e WWF. “All’incontro è seguito il lancio di una petizione da parte del gruppo Facebook No-pesticidi, poi l’onorevole Rossella Muroni ha presentato una mozione per chiedere dei limiti all’utilizzo di pesticidi e misure a favore del biologico. Grazie all’impegno di altri gruppi politici è nata poi una mozione unitaria, bipartisan, e siamo molto soddisfatti della sua approvazione”.
La mozione chiede che venga preso un impegno sempre più serio da parte del Governo sul fronte dell’innovazione e della sostenibilità, con misure di tutela per il territorio e per gli agricoltori. Ecco i punti fondamentali:
- ridurre l’uso dei pesticidi, nell’ottica che la sola agricoltura possibile sarà biologica e integrata, perché più salutare e a ridotto impatto ambientale. Anche il Parlamento europeo, inoltre, ha approvato a gennaio scorso la risoluzione che punta alla revisione della procedura di autorizzazione dei fitosanitari nell’Unione Europea.
- Valutare l’impatto del multiresiduo di prodotti chimici sulla salute.
- Migliorare il monitoraggio delle acque.
- Potenziare i controlli sull’uso dei pesticidi.
- Inserire nella Pac, la Politica agricola europea, iniziative che favoriscono le pratiche agricole con effetti positivi per la tutela dell’ambiente e il contrasto ai cambiamenti climatici.
- Fissare dei limiti di sicurezza dalle abitazioni, dai confini privati e dalle coltivazioni biologiche, per evitare la contaminazione da pesticidi. Introdurre l’obbligo di comunicare ai residenti quando verrà effettuato ogni trattamento.
- Introdurre obiettivi di incremento della superficie agricola coltivata con agricoltura biologica nella revisione del Pan, Piano di azione nazionale sui pesticidi.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che, complessivamente nel mondo, ci siano oltre 26 milioni di casi di avvelenamento da pesticidi all’anno e 258.000 decessi. La perdita di biodiversità e le altre conseguenze su acqua e suolo non sono certo meno allarmanti. Tutelare la salute dei cittadini e preservare l’ambiente devono quindi essere obiettivi fondamentali di tutte le agende politiche: infatti, studi e ricerche scientifiche hanno più volte evidenziato gli allarmanti effetti negativi che i pesticidi e le altre sostanze chimiche utilizzate in agricoltura hanno sull’uomo e sulla natura. “Non dimentichiamo che questi prodotti sono stati progettati per distruggere delle forme di vita – afferma la Mammuccini – per combattere insetti o funghi, ad esempio, per cui possono nuocere anche ad altri organismi. I pesticidi e i prodotti di sintesi andrebbero utilizzati soltanto nel momento del bisogno, e alcuni non andrebbero affatto permessi, perché hanno effetti devastanti”.
Chi inquina non paga
Il rapporto Cambia la Terra presentato nel novembre 2018 si concentra anche su un grave problema italiano: chi inquina non paga, anzi, accade esattamente il contrario. I costi dell’agricoltura tradizionale, in termini di inquinamento, ricadono sul settore del biologico, che deve farsene carico. Le aziende bio, infatti, devono tutelarsi per mantenere le certificazioni, adottando adeguate misure e distanze di sicurezza dalle colture non biologiche, ma dovrebbero essere anche queste ultime a doversi assumere delle responsabilità e ad agire, secondo la referente FederBio: “Nella mozione chiediamo di intervenire proprio su questo punto, con l’inserimento di distanze minime di sicurezza obbligatorie anche per l’agricoltura tradizionale e non solo per quella biologica – spiega l’intervistata – e vogliamo inoltre che i controlli siano più intensi e stringenti, sia sull’uso dei pesticidi in agricoltura che sui prodotti agroalimentari importati dai paesi terzi, dove si possono impiegare sostanze come il glifosato”.
Il problema è tanto più grave se si considera la questione del multiresiduo, un altro dei punti su cui preme la mozione. Sia a livello europeo che nazionale, i controlli sui prodotti agroalimentari vengono effettuati sul singolo fitofarmaco, senza considerare l’effetto cocktail. Frutta e verdura, infatti, possono avere residui di diversi principi attivi che, sebbene ognuno entro i limiti previsti dalla legge, potrebbero risultare pericolosi per la salute se sommati insieme.
“C’è stato e spesso continua a esserci un abuso della chimica, e questo ha danneggiato anche l’uso sostenibile che se ne poteva fare – afferma Mammuccini – il suo impiego non è stato controllato, a beneficio di chi commercializza questi prodotti. In Italia purtroppo ci sono diverse aree critiche, come la zona del prosecco al nord e i meleti del Trentino: chi vive in questi luoghi è esposto alle contaminazioni. Gli agricoltori o il personale che effettua i trattamenti, infatti, hanno l’equipaggiamento adatto (tuta, guanti, maschere) e non corrono rischi, ma i cittadini non hanno alcun tipo di protezione, e le loro abitazioni confinano con i campi coltivati”.
Uniformare il monitoraggio delle acque
Glifosato e altri erbicidi sono responsabili anche dell’inquinamento delle acque: sia in quelle di superficie che in quelle sotterranee, la loro presenza raggiunge livelli allarmanti. Ne avevamo parlato qualche tempo fa, mettendo poi l’accento su un altro problema, ripreso dalla Mammuccini: “il monitoraggio sui pesticidi nelle acque, purtroppo, non è uniforme nelle varie zone della penisola. Se al nord c’è un’abbondanza di dati, reperibili anche per il centro, al sud la situazione è ben diversa e lacunosa. C’è bisogno, quindi, di uniformare lo standard e condurre ricerche su tutto il territorio”.
Mangiare biologico riduce i livelli di pesticidi nell’organismo
Negli ultimi tempi, oltre alle ricerche sugli eventuali danni prodotti da pesticidi e altre sostanze chimiche, molti studi si sono concentrati sempre più sugli effetti del consumo di cibo biologico. Ebbene, i ricercatori dell’Università della California di Berkley hanno ottenuto ulteriori riprove dei benefici di una dieta bio: sembra, infatti, che il consumo di questi prodotti, in tempi brevi, riduca notevolmente il livello di pesticidi nell’organismo umano. La ricerca ha coinvolto un campione limitato, quattro nuclei familiari di quattro persone, residenti in aree molto lontane tra loro e appartenenti a diversi gruppi etnici, eppure i suoi risultati meritano attenzione. Infatti, dopo aver raccolto le proprie urine, tutti i membri di ogni nucleo sono passati a una dieta totalmente a base di prodotti biologici, continuando a raccogliere campioni. Le analisi hanno ricercato 14 composti riconducibili a 40 tipi di pesticidi e, mentre inizialmente la concentrazione era molto elevata, dopo 6 giorni di dieta i livelli sono scesi mediamente del 60%, sia nei bambini che negli adulti. “È un dato davvero interessante – commenta l’intervistata – che testimonia quanto l’impegno per l’agricoltura biologica sia fondamentale. Alla fine del 2017 avevamo condotto anche noi una sorta di esperimento sociale basato sullo stesso presupposto, e avevamo notato che in 15 giorni di dieta biologica i livelli di sostanze contenute nelle urine si erano ridotti dell’85%”.
Biologico: sì, ma non (ancora) per tutti
Anche alla luce di quest’ultima ricerca, sembra possibile affermare che il biologico vale la spesa: tuttavia, nonostante i prezzi si siano abbassati negli ultimi anni, molti prodotti sono ancora più cari dell’alternativa convenzionale e restano accessibili soltanto per alcune fasce della popolazione, limitando, di fatto, i benefici che si potrebbero avere dal loro consumo e garantendoli soltanto a una ristretta minoranza. Ma come si fa a produrre cibo biologico e accessibile? “Nel biologico c’è una maggiore componente di lavoro – afferma l’intervistata – e questo è un bene per la società. Ciò che è fatto manualmente sostituisce quello che nell’agricoltura tradizionale fanno macchine e chimica, ma questo non deve fare aumentare troppo i prezzi. Viceversa, se puntiamo al prezzo più basso accade ciò che è successo ora ai pastori in Sardegna, perché aumentare la produzione crea un surplus che abbassa i prezzi e porta sul lastrico gli agricoltori. Una politica alimentare giusta, invece, consente loro di vivere, offre allo stesso tempo un prodotto di qualità e garanzie al consumatore. Il mondo del biologico è molto impegnato su questo fronte: bisogna preferire le filiere corte, certamente, ma soprattutto eliminare i passaggi inutili e lasciare la catena alla minima dimensione di cui ha bisogno, con agricoltori, trasformatori e distributori. Inoltre bisogna fare squadra, lavorare a livello territoriale, realizzando ad esempio dei biodistretti. L’idea del biologico come prodotto d’élite collegato a uno stile di vita particolare sta svanendo, sia perché i cittadini chiedono sempre più un cibo sano per la loro salute e a basso impatto, ma anche perché tanti giovani agricoltori scelgono il biologico. È un vero e proprio stile di vita, associato a dei valori importanti come il rispetto dell’ambiente”.
In conclusione, afferma Maria Grazia Mammuccini, “c’è molto da lavorare e i prossimi mesi saranno cruciali, perché a breve sarà revisionato il Pan, il Piano di azione nazionale sui pesticidi, e le scelte che si faranno in quell’occasione andranno a condizionare i prossimi anni. Siamo fiduciosi, però, e soddisfatti per la mozione approvata”.
Cosa ne pensate? Raccontateci nei commenti se anche voi acquistate biologico.