L’Italia è leader in Europa per l’imprenditoria giovanile agricola

Angela Caporale

Sono più di 55mila le imprese agricole condotte da Under 35 in Italia. Un numero considerevole di per sé e ancor più rilevante se si tiene in considerazione che il trend di crescita rispetto al 2016 segna un + 9,3%. Questi sono i dati resi pubblici da Coldiretti e fotografano un’Italia leader in Europa per quanto riguarda l’imprenditoria giovanile agricola, e proprio questo tipo di attività traina l’intero comparto dell’impresa gestita e avviata da Under 35.
Il ritorno alla terra, alle radici e ai saperi dei nonni non sembra soltanto un sogno, ma in alcuni casi si sta trasformando in realtà, anche grazie ad alcune norme vantaggiose dal punto di vista fiscale e a bandi di finanziamento privati. Sarà forse l’agricoltore la professione del futuro?

Imprenditoria giovanile agricola: i dati della crescita

giovani agricoltura

Secondo i dati aggiornati a marzo 2018 di Coldiretti, sono ben 55mila, appunto, le imprese in ambito agricolo gestite da giovani con meno di 35 anni. È particolarmente interessante notare che queste aziende gestiscono un territorio di superficie superiore di oltre il 54% della media, il fatturato è più cospicuo del 75% e il tasso di occupazione è del 50% più alto rispetto a quelle gestite da Over 35.

Sempre secondo Coldiretti, si tratta di imprese che funzionano e puntano su valorizzazione del territorio, turismo, cultura, arte, cibo e cucina, proprio gli elementi rappresentativi di una dimensione dell’identità nazionale che l’anno del cibo italiano punta a evidenziare e sostenere.

Sostenibilità e divulgazione al centro dell’attività

L’analisi della maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana sottolinea un ulteriore elemento fonte di ottimismo: la crescita di imprese e startup under 35 sta rivoluzionando il lavoro nei campi, poiché oltre il 70% delle 55mila aziende registrate non si occupa soltanto di trasformazione aziendale dei prodotti e vendita diretta. Infatti, la maggioranza degli imprenditori dedica attenzione ad attività ricreative e divulgative come fattorie didattiche, agriasilo, agricoltura sostenibile per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, agribenessere, cura del paesaggio e produzione fondata su energie rinnovabili.

Il ritorno dei giovani alla terra è, dunque, caratterizzato da una sensibilità green e dall’apertura verso le molteplici ricadute sulla collettività del lavoro svolto, come è ben evidenziato dalle storie dei 20 giovani agricoltori e allevatori selezionati per il progetto “Fattore futuro”.

Finanziamenti per giovani imprenditori in agricoltura

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Sostenere l’imprenditoria giovanile, soprattutto in ambito agricolo, è stato, negli ultimi anni, una priorità per il Ministero delle politiche agricole che, in una lettera pubblicata sul Corriere della Sera il 16 ottobre 2017, evidenzia come siano state compiute delle “scelte, ad esempio destinando terre pubbliche, per anni incolte, proprio ai giovani attivando mutui a tasso zero dedicati a loro o azzerando per tre anni i contributi previdenziali a carico degli under 40 che aprono nuove aziende agricole.”

Ancor prima che a livello italiano, la Politica Agricola Comune dell’Unione Europa per il periodo 2014 – 2020 prevede alcuni aiuti specifici per i giovani che scelgono l’agricoltura, come un premio di insediamento, la possibilità di potenziare la propria formazione in Europa grazie all’Erasmus for Young Entrepreneurs, che consente di trascorrere un periodo di scambio presso un’azienda in uno dei Paesi membri, l’introduzione di pagamenti diretti rivolti agli Under 40 che si insediano per la prima volta come capo-azienda.

E in Italia?

Sul fronte italiano, la Legge di stabilità per il 2018 ha prorogato anche per quest’anno gli sgravi fiscali (per cui è necessario presentare domanda online) a sostegno di chi avvia un’impresa agricola che prevedono l’esonero del pagamento dei contributi previdenziali per i primi 3 anni di attività, e una riduzione contributiva del 66% per il quarto anno che cala al 50% per il quinto.

Vantaggi a cui si aggiungono progetti che puntano sul Meridione, come Resto al Sud e la Banca delle terre incolte, e alcuni bandi e call di finanziamenti specifici che vengono promossi da enti pubblici e privati proprio con il fine di sostenere e agevolare l’insediamento di giovani in agricoltura.

Cosa fare per rendere l’agricoltura il settore del futuro?

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È tutto oro quel che luccica? Sicuramente esistono ancora dei margini di sviluppo e delle zone d’ombra in questo quadro che vede il giovane protagonista dell’agricoltura di domani. In primo luogo, infatti, sarebbe interessante rilevare da chi sono avviate e gestite le nuove imprese agricole: si tratta di attività tramandate in famiglia o di imprenditori che si dedicano al settore ex novo? Quali sono, poi, le filiere produttive a cui fanno riferimento, che tipo di produzione viene scelta e perché, quali titoli di studio hanno i nuovi agricoltori. E ancora, quali sono effettivamente le esigenze degli imprenditori Under 35.

Andrea Segrè e Susanna Tamaro, in un appello ripreso dai media dell’autunno scorso, sottolineavano la necessità di investire sulla formazione permanente e in una modalità di sostegno al reddito per chi sceglie di investire in agricoltura.

Dal canto suo, Gaetano Pascale di Slow Food auspica una rinnovata attenzione al legame tra politiche agricole e politiche alimentari, e pone, inoltre, l’attenzione sulla possibilità di incentivare l’utilizzo e la coltivazione di varietà locali, come per esempio i mais autoctoni del bergamasco o i frutti siciliani antichi da salvare.

Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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