dibattiti su Milano Expo 2015

Shiva vs. Martina: chi ha ragione?

Giuliano Gallini

Expò si avvicina e aumentano i dibattiti. Fra i più interessanti, la battaglia su carta stampata (o meglio, bloggherata) fra Vandana Shiva e Maurizio Martina.

La celebre attivista ambientalista esprime nell’articolo, L’Expò 2015 così non ha senso. Finora solo una vetrina dello spreco e della corruzione, la sua preoccupazione che solo le “multinazionali della chimica e dei semi” saranno presenti ad Expò a discutere di agricoltura e di ambiente. Expò si trasformerebbe così in una “fiera della colonizzazione finanziaria e dei campi” che vedrebbe appunto come vincitrice la cultura del profitto e non la giustizia, la sovranità alimentare, la biodiversità e la democrazia del cibo.

Puntuale, la risposta del ministro Martina, che attacca quelle che lui chiama delle “semplificazioni sbagliate” della Shiva. Ne Il senso dell’Expò. Ecco perché Vandana Shiva sbaglia., il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali del governo Renzi, sostiene che Expò non ha padroni e sarebbe invece un’occasione di dibattito internazionale aperto per discutere temi fondamentali quali la sicurezza alimentare, la sostenibilità dei modelli di sviluppo e la fame nel mondo. Expò sarebbe quindi una piattaforma di dialogo aperta con la partecipazione anche di organizzazioni internazionali, come l’ONU e la FAO, e della società civile, rappresentata dalle ONG.

Che dire? Vandana Shiva ha fatto bene a lanciare l’allarme e dobbiamo sperare che il Ministro abbia ragione. Protagoniste del dibattito sui temi e gli obiettivi di Expò – la lotta alla fame, il rafforzamento della biosicurezza e dei modelli agroecologici, la tutela della biodiversità e lo sviluppo sostenibile – non devono essere le multinazionali ma la società civile, perché solo attraverso il coinvolgimento delle comunità sarà possibile innescare un processo di trasformazione duraturo.
Qualche settimane fa c’era stato un altro allarme, di Carlo Petrini quella volta: che Expo sia un serio momento di discussione e non solo una fiera. Il rischio c’è. Sono d’accordo. Expò non deve essere solo una fiera (o una sagra!), ma una grande occasione di riflessione globale. Va bene mangiare e bere in compagnia ma i momenti di incontro saranno utili se svolti all’interno di una nuova cultura alimentare capace di essere autonoma dalle ragioni del profitto.

Scrittore di romanzi, lettore appassionato ed esperto del mondo del cibo e della ristorazione. Crede profondamente nel valore della cultura. In cucina non può mancare un buon bicchiere di vino per tirarsi su quando sì sbaglia (cosa che, afferma, a lui succede spesso).

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