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Curare Con Il Cibo

Adriana Angelieri

Mirco Bolognesi

Un servizio per il malato di Alzheimer.
Curare con il cibo: tra nutrizione e terapia.

dott. Mirco Bolognesi (Gruppo CIR food).

L’allungamento della vita media nei paesi occidentali ha portato ad un aumento delle patologie legate all’invecchiamento, tra cui le demenze senili (Morbo di Alzheimer, demenze vascolari, ecc.). La malattia di Alzheimer interessa nel mondo 30.000.000 di persone, 600.000 solo in Italia. E’ la forma più importante di indebolimento mentale negli anziani ed è caratterizzata dal deterioramento del tessuto cerebrale nel corso di un lungo periodo di tempo. Le parti del cervello che vengono colpite sono quelle che controllano il pensiero, la memoria e il linguaggio; infatti la perdita della memoria è il primo sintomo osservabile. Altri sintomi sono legati a disturbi cognitivi ed affettivi come la confusione, l’incapacità di riconoscere amici e famigliari e di svolgere i normali compiti quotidiani.
L’ evoluzione della malattia si manifesta con problemi di:

  • agnosia, con riduzione delle capacità di riconoscere gli stimoli che giungono al cervello attraverso i canali sensoriali;
  • afasia, con compromissione delle funzioni cognitive del linguaggio e le conseguenti capacità di comunicare attraverso le parole orali o scritte, con le persone intorno;
  • aprassia motoria, con riduzione delle capacità a svolgere azioni coerenti.

Negli stadi più avanzati si manifestano anche cambiamenti di personalità, di comportamento e di umore, insonnia, aggressività e vaneggiamenti, disorientamento, sintomi che richiedono una cura continua. Durante il decorso della malattia possono subentrare alterazioni consistenti delle percezioni organolettiche con alterazioni della capacità visive dei colori, delle luci, delle forme. Il momento dei pasti può diventare sempre più difficile: a volte il malato si sporca mentre mangia, altre volte deve essere aiutato a usare coltello e forchetta. Può succedere che il malato mangi più spesso perché si dimentica di aver già mangiato o al contrario che non mangi del tutto.
Le sue stesse difficoltà a volte lo turbano, può sentirsi imbarazzato o frustrato dalla propria incapacità a mangiare correttamente, oppure soffre di altri problemi: stitichezza, difficoltà di masticazione, disfagia, disturbi del gusto. Mangiare e bere possono diventare un problema sia per il malato che per chi lo assiste.
Ci sono comunque diversi modi per aiutare il malato a mantenere una dieta sana e a godersi i suoi pasti, contribuendo al tempo stesso a fargli mantenere un certo livello di indipendenza. Occorre conoscere l’evoluzione della malattia e progettare quindi ambienti e servizi coerenti alle esigenze che si manifestano man mano con la sua progressione. È possibile evitare molti problemi adottando alcune soluzioni, precauzioni e cambiando leggermente il modo di preparare e servire il cibo:

  • Ambiente – Realizzare un ambiente per la consumazione dei pasti confortevole, che promuova la percezione di stimoli di benessere psico-fisico con soluzioni funzionali, che contrastino il declino cognitivo e favoriscano la padronanza dell’ambiente stesso, riducendo il senso di frustrazione mediante proposta di opportuni supporti ergonomici e cromatici.
  • Stoviglie e preparazione della tavola – Cercare di trovare delle stoviglie speciali, piatti infrangibili, sottobicchieri antiscivolo e contenitori per le bevande che non si rovescino facilmente; usare se necessario una tazza per il cibo, perché è più facile tenere in mano una tazza piuttosto che dover usare coltello e forchetta; fare in modo che ci sia un contrasto di tonalità tra piatti e tovaglia ed evitare tovaglie dai disegni troppo forti che potrebbero causare confusione.
  • Preparazione del cibo – Preparare cibi che si possano prendere con le dita, se il malato ha difficoltà a usare coltello e forchetta o è irrequieto e non resiste a lungo a tavola; sminuzzare il cibo a bocconcini rende superfluo l’uso del coltello; preparare del cibo diluito piuttosto che proporre un omogeneizzato per bambini, se il malato non può mangiare cibi solidi.
  • Stimoli sensoriali – Incrementare gli stimoli sensoriali legati al pasto ricorrendo all’utilizzo di cibi provenienti da Agricoltura Biologica, a filiera corta, a cibi appartenenti al vissuto gastronomico locale e all’impiego di tecniche culinarie che esaltino le caratteristiche nutrizionali ed organolettiche.

L’alimentazione è una parte estremamente importante della vita di una persona che soffre della malattia di Alzheimer. E’ consigliabile strutturare il menù su una dieta Mediterranea(cereali, frutta e verdura, olio extravergine di oliva, pesce, legumi). E’ bene consumare frequentemente alimenti che contengono antiossidanti come gli agrumi, le verdure a foglia verde, i pomodori, le patate, i semi, il germe di grano, le verdure di colore arancio, ma anche il formaggio magro, il fegato e le carni. Le sostanze nutritive che possono avere effetti positivi sono la vitamina C, E e B12, il beta-carotene, il curcuma, i polifenoli, lo zinco e il selenio. Una corretta impostazione degli ambienti e dei supporti per la consumazione dei pasti, proposte gastronomiche nutrizionalmente coerenti ed organoletticamente stimolanti, il calore derivante da professionalità e famigliarità, sono elementi che possono contribuire positivamente ad assicurare una migliore qualità della vita ai malati di Alzheimer.

 

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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