Uno dei mantra di cui si fanno scudo e vanto i vegani è il concetto di “cruelty free”, ovvero il binomio indissolubile cruelty free-veganesimo. In questo articolo cercherò di destabilizzare e smontare questa certezza, attraverso una mia riflessione personale sul fatto che mangiare vegan e quindi cruelty free (“libero dalla sofferenza degli animali”) non basta dal punto di vista etico, poiché alcuni prodotti non fanno soffrire gli animali ma le persone. Attraverso approfondimenti su questa tematica, e in particolare un articolo sul magazine online Ecorazzi, sono venuta a conoscenza di fatti e notizie che hanno fatto vacillare, fino a cadere, quella che era per me una certezza: mi sono gradualmente resa conto di quanto anch’io sono spesso incappata in una ingenua ipocrisia.
Superficialmente ci si sente in pace con se stessi pensando che i prodotti consumati esulino dallo sfruttamento animale, e la nostra coscienza è pulita, così ci si immagina come paladini dei più deboli e quindi persone più buone, più civili, insomma: più degne. E invece no! Parallelamente alla virtuosa filosofia vegan marcia un oscuro meccanismo economico fatto di lavoro coatto, traffico umano, sfruttamento e sofferenza.
Cibi Vegani Cruelty Free: lo sono davvero?
Cosa c’è dietro la produzione degli Anacardi
Gli anacardi e i semi in generale sono stati spesso esaltati come cibo magnificente, dalle più disparate proprietà nutritive e curative. Ebbene, dietro a questa produzione che viene spesso usata come base per preparati vegan, si nasconde un macchinoso processo di lavorazione che in diversi casi e in diverse aziende provoca ustioni caustiche causate dagli acidi che vengono usati per separare la parte di scarto dal seme polposo e candido che arriva nelle industrie o anche come cibo diretto sui tavoli dei nostri cocktail party e nei pub.
Non solo, in alcuni stabilimenti di lavoro coatto spesso si rischia la vita per elettrocuzione e schiacciamento provocato dai macchinari per la raccolta e la lavorazione. Tutto ciò avviene in condizioni di quasi totale mancanza di sicurezza, igiene e quant’altro e quindi il rischio è esponenziale, tant’è che si inizia a parlare, rievocando il fenomeno dei “diamanti di sangue”, di “anacardi di sangue” il cui nome parodiato risulta invece drammaticamente significativo.
…e il cioccolatino dopo il caffè!
Più note, ma è bene riportarle sempre alla memoria, sono le notizie riguardanti l’industria del cioccolato e del caffè, spesso piagata dall’impressionante mole di lavoro minorile. Si riportano notizie di bambini di appena cinque anni già impiegati nella raccolta dei semi di cacao, il tutto maneggiando strumenti altamente pericolosi. Per non parlare del caffè e di case-lavoro dove sono assiepatei più di cinquanta persone in una stanza, chiaramente senza la minima assistenza sanitaria, senza contratto e diritti e con stipendi quasi inesistenti.
È sconcertante pensare che circa il 60% del lavoro minorile globale è appannaggio del settore agricolo.
Esempi nostrani di sfruttamento nell’industria alimentare
Anche in Italia non mancano purtroppo esempi di sfruttamento, di agromafie e di caporalato legate ai prodotti ortofrutticoli . È il caso ad esempio della raccolta delle arance in Sicilia, la così detta “filiera della vergogna”, che vede un ampio uso di manodopera migrante, e in generale ai numeri da capogiro del caporalato in Italia: pensate che riguarda il 32 per cento del totale dei dipendenti del settore agricolo, di cui circa centomila sono sottoposti a sfruttamento e costretti a vivere in condizioni malsane.
Una scelta vegan, quindi, è cruelty free o no?
Ovviamente non è mia intenzione sindacare riguardo il movimento vegano, ma è indubbio che questa analisi abbia allargato in modo significativo la mia visione sull’argomento e sono arrivata a una conclusione: più l’alimentazione si sposterà verso il consumo di vegetali e affini, impoverendo il consumo animale, cosa che ribadisco essere una china virtuosa, e più lo sfruttamento del lavoro potrebbe essere destinato ad aumentare. Si potrà mai parlare di una dieta vegana realmente “cruelty free”?
Decidere quello che mangiamo è una scelta che va fatta responsabilmente, vi consigliamo di dare un’occhiata a questo articolo sul documentario FoodRelovution, perché è sempre bene aggiornarsi e non dare mai niente per scontato.
Per approfondimenti date un’occhiata a questo video:
Fonte Immagine in evidenza: fortunedotcom.files.wordpress.com