madeleine

La madeleine, “Focaccia dolce” di Marcel Proust

Giuliano Gallini
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    La maddalena è una ‘focaccia’ dalla forma e dal gusto inconfondibili. Troverete una ottima ricetta, che si diverte anche a giocare con Alla ricerca del tempo perduto, su Il Giornale del Cibo. È diventata simbolo del ricordare, del riaffiorare improvviso del passato grazie una sensazione inattesa. Il passato infatti, per Proust, torna intatto, con la sua meraviglia non quando viene cercato razionalmente tra le celle della nostra memoria, ma quando viene evocato da una percezione fuori dal campo della nostra razionalità.

    …in una giornata d’inverno, rientrando a casa, mia madre, vedendomi infreddolito, mi propose di prendere, contrariamente alla mia abitudine, un po’ di tè… ella mandò a prendere una di quelle focacce pienotte e corte chiamate maddalenine, che paiono aver avuto per stampo la valva scanalata d’una conchiglia di San Giacomo… portai alle labbra un cucchiaino di tè in cui avevo inzuppato un pezzetto di maddalena. Ma nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di focaccia toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario. Un piacere delizioso m’aveva invaso, isolato, senza nozione della sua causa. M’aveva subito reso indifferenti le vicissitudini della vita, le sue calamità inoffensive, la sua brevità illusoria, nel modo stesso in cui agisce l’amore… ” Che cosa era successo, che cosa aveva mosso il gusto di quella focaccia intinta nel tè? “…quel sapore era quello del pezzetto di maddalena che la domenica mattina a Combray quando andavo a salutarla nella sua camera, la zia Leonie mi offriva dopo averla bagnato nel suo infuso di tè o di tiglio.” (1)

    Alla ricerca del tempo perduto: tra ricordi e madeleine

    copertina del libro alla ricerca del tempo perduto

    Alla ricerca del tempo perduto – Marcel Proust

    Quando si parla di Proust è inevitabile fare un gioco. Tutti ne parlano: ma chi lo ha letto? Se non conoscete nessuno che abbia letto Proust, intendendo con abbia letto Proust che abbia letto tutto il suo romanzo Alla ricerca del tempo perduto, adesso lo conoscete. Sono io. Non lo dico con orgoglio: non fraintendete. Sono votato dalla nascita al sacrificio.

    Da wikipedia ci dicono che è il romanzo più lungo del mondo: 3724 pagine, divisi in sette libri. Siccome Marcel Proust ha impiegato almeno tredici anni a scriverlo, e siccome scriveva quasi tutti i giorni (tolti i riposi, i viaggi, le vacanze, le malattie, i giorni no e così via possiamo pensare che lavorasse duecentocinquanta giorni all’anno) ha scritto una pagina al giorno, più o meno. Mica tanto, a ben pensarci. Balzac scriveva al ritmo di trecento parole al minuto. Poi correggeva tanto: ma sicuramente la sua Commedia Umana è ben più monumentale di Alla ricerca del tempo perduto. Simenon si diceva che scrivesse un romanzo di 200 pagine in venti giorni. Dieci pagine al giorno.

    Perché questa contabilità? Inevitabile. Sono solo uno scrittorucolo in confronto a questi giganti, ma anch’io scrivo, e mi pongo il problema della mia produttività. A quali ritmi scrivo? Adesso non ve lo dico, ci devo pensare bene.

    Vi parlerò però dei miei ritmi da lettore. Durante la mia Estate Eroica, quando ho letto tutta Alla ricerca del tempo perduto, ho sfogliato almeno una pagina ogni tre minuti, 20 pagine all’ora, 60 pagine circa al giorno, per quattro giorni la settimana di media, 250 pagine a settimana, 1000 pagine al mese, e voilà, tra maggio e ottobre finito di leggere la Recherche. Ero giovane.

    Pur avendolo letto, ora però non so cosa dire. Proust evidentemente si sta facendo beffe di me. Hai letto più di tremila pagine e adesso non ricordi quasi niente? Devi rileggerle! Mi rimane però la focaccia, simbolo del romanzo. La focaccia e la riflessione sul tempo che essa ci invita a fare. Che idea ha del tempo Proust? Il romanzo è circolare, la sua trama finisce là dove è iniziata. L’idea che Proust ha del tempo, e che potremo intuire anche noi se troveremo la nostra maddalena, forse è che il tempo sia circolare. Le nostre esperienze non si perdono mai, le ritroviamo sempre intatte, immerse nell’eternità.

     

    Alla ricerca del tempo perduto è un romanzo per chi ha tempo, per chi non ce l’ha ma ha deciso finalmente di prenderselo, e per chi vuole immergersi nel tempo interiore della propria coscienza.

    Scrittore di romanzi, lettore appassionato ed esperto del mondo del cibo e della ristorazione. Crede profondamente nel valore della cultura. In cucina non può mancare un buon bicchiere di vino per tirarsi su quando sì sbaglia (cosa che, afferma, a lui succede spesso).

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