Olive e olio

L’olio, tesoro del turismo enogastronomico

Angela Caporale
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    Il turismo gastronomico è un settore vivace, in costante evoluzione e trasformazione, che ha ottenuto in Italia un forte impulso dopo la pandemia. Stimolati, infatti, a immaginare delle vacanze vicino casa, gli italiani hanno scoperto (o riscoperto) la bellezza della vita lenta, tanto da trasformare questo desiderio in un vero e proprio trend social. Tutto ciò si traduce anche nell’aumento di interesse verso eventi e iniziative che valorizzino proprio quei saperi tradizionali che ben rappresentano l’idea di un turismo slow. Si è parlato a lungo, per esempio, di “Winecation”, ovvero la tendenza a includere visite in cantine ed eventi legati all’enogastronomia nelle esperienze di vacanza anche vicino a casa. Tra i trend emergenti più interessanti, però, c’è anche la crescita del turismo dell’olio. Ce ne parla il primo Report frutto della collaborazione tra Città dell’Olio, Unapro-Coldiretti e la ricercatrice Roberta Garibaldi.

    Un turista enogastronomico su 5 ha già scoperto l’olio turismo

    È stato presentato nel mese di aprile il Primo Rapporto sul Turismo dell’Olio, un documento che descrive e aggrega i principali elementi utili per leggere un fenomeno nuovo, emergente, ma che, assicurano i relatori, sarà molto influente nei prossimi anni. Il rapporto, infatti, evidenzia come il 15% dei turisti italiani abbia già preso parte ad almeno una visita in un frantoio o in un’azienda olearia negli ultimi tre anni. La percentuale varia molto a seconda delle fasce di età: da un lato questa esperienza non ha (ancora) fatto breccia tra gli interessi dei più giovani, mentre ben il 23% tra gli over 65 ha già fruito di una visita in frantoio o una degustazione di olio. 

     

    L’indagine approfondisce le ragioni che porterebbero i turisti a scegliere un’esperienza di questo tipo e la motivazione principale riguarda l’opportunità di acquistare un prodotto di alta qualità ad un prezzo interessante e, contemporaneamente, poter degustare varie tipologie di olio, guidati dagli esperti. 

     

    In linea con la ricerca di esperienze manuali, il 64% del campione coinvolto nel rapporto dichiara che gli piacerebbe partecipare alla raccolta delle olive e il 70% è attivamente interessato a capire come viene prodotto l’olio. 

    Un elemento peculiare delle aziende agricole vocate all’olivicoltura che sembra attirare l’attenzione dei turisti è la commistione di romanticismo, bellezza e benessere. Più di un intervistato su 6, per esempio, sogna una cena a lume di candela tra gli ulivi, altrettanti sarebbero curiosi di provare trattamenti benessere legati all’olio. 

    Oliveto

    Miguel Angel RM/shutterstock

    Il potenziale di interesse attorno all’olivicoltura è talmente vasto che coinvolge anche la dimensione culturale. il 73% degli intervistati che sono già turisti enogastronomici vorrebbero visitare un frantoio storico, il 72% ci soggiornerebbe anche volentieri. 

     

    “Questi dati dimostrano una potenzialità di sviluppo altissima con l’offerta che può pensare di diversificarsi in base agli interessi” evidenzia Roberta Garibaldi, autrice del rapporto. Una considerazione confermata anche da Nicola Di Noia, Direttore di Unaprol, il Consorzio Olivicolo Italiano promotore anche del progetto EcceBio: “I flussi di turisti sempre più attenti alla sostenibilità ambientale, alla tutela del paesaggio, ad una sana alimentazione, possono trovare proprio nelle imprese olivicole esperienze che richiamano questi valori, legate all’olio EVO di qualità”.

    Un portale online per conoscere le opportunità di Oleoturismo

    produzione di olio in un frantoio

    Georgios Tsichlis/shutterstock

    La sfida lanciata da Città dell’Olio, Unaprol e dai dati presentati nel rapporto riguarda la capacità delle aziende di riconoscere, in primis, queste opportunità. Di Noia aggiunge: “Occorre un cambio culturale. Bisogna formare nuovi professionisti del settore, in grado di lavorare sull’accoglienza dei clienti, sullo sviluppo di nuovi servizi e di utilizzare le nuove tecnologie.”

     

    C’è bisogno di una presa di consapevolezza di questa potenzialità. Dal rapporto emerge, infatti, come l’olio e la visita al frantoio si possano inserire in un pacchetto di attività turistiche legate al turismo lento e alla vita sana, oltre che all’armonia con la natura e con l’ambiente. Un posizionamento favorito anche dal successo di prodotti di bellezza e di cura della persona a base di olio EVO.

     

    Un primo passo è stato fatto proprio in queste settimane con il lancio del sito turismodellolio.com, primo portale nazionale dedicato a questo trend. Al momento sono oltre 300 le realtà e proposte selezionate e diffuse in tutta Italia, ma si tratta di un progetto in divenire. Il numero di opportunità sarà integrato così come si potrà prenotare e acquistare l’esperienza preferita direttamente dal portale. Si tratta di un primo strumento rivolto al turista curioso per esplorare le soluzioni e le idee proposte vicino a sé o nei luoghi dove si vuole trascorrere le vacanze, ma anche alle aziende che sulla piattaforma  potranno trovare best practice e potenziali partner. Il team – frutto della collaborazione tra Città dell’Olio, Unaprol e Garibaldi – vigilerà anche sul rispetto dei criteri fondamentali di buona accoglienza, condizione necessaria per poter essere inseriti nella piattaforma. 

     

    Il sito, dunque, è un importante tassello per promuovere il turismo dell’olio e stimolare i turisti gastronomici a sperimentare nuove esperienze anche in questo settore. Ti abbiamo incuriosito?


    Immagine in evidenza di: Jag_cz/shutterstock

     

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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