L’importanza della salute del suolo: tecnologia e AI per proteggere la biodiversità dei terreni

Alessia Rossi
2 minuti

     

    Circa il 95% del cibo è prodotto in maniera diretta o indiretta sui nostri suoli, secondo una stima della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. La sicurezza alimentare mondiale è strettamente connessa quindi allo stato di salute dei suoli, in cui crescono quasi tutte le colture: grano, riso, mais e così via. Senza terra non ci sarebbe agricoltura, dunque. 

    Sembra banale dirlo, ma forse neppure così tanto: il 52% dei terreni agricoli a livello globale è infatti già in stato di degrado, ed entro 60 anni potremmo perdere la maggior parte delle terre coltivabili, secondo l’ultimo lavoro di Save soil, movimento globale di Conscious planet che mira alla salvaguardia e alla rivitalizzazione dei terreni. E considerando che la popolazione mondiale aumenterà fino a 9,7 miliardi di persone entro il 2050 – stando alle ultime stime delle Nazioni Unite – e che bisognerà implementare la produzione di cibo del 70%, ci troviamo di fronte a un grosso problema.

    Da queste premesse, è partita Abit, una startup nata tra Milano e Genova che punta ad aiutare gli agricoltori a migliorare la qualità dei propri terreni agricoli, incrementando il livello di biodiversità, grazie al supporto della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. Come? Scopriamolo!

    “Il suolo è vita”: l’importanza della salute dei terreni

    Hanahstocks/shutterstock.com

    Se finalmente di temi come la crisi climatica, l’inquinamento da microplastiche e pesticidi, la deforestazione e la scarsità idrica se ne sta parlando, della salute del suolo ancora si discute troppo poco. Eppure, come abbiamo anticipato, il suolo è alla base della nostra vita e per questo è fondamentale che sia “sano”.

    Ma cosa significa esattamente? Per “salute del suolo” si intende la sua capacità di funzionare come un sistema vivente. Più precisamente, secondo la definizione ufficiale data dal gruppo tecnico intergovernativo sui suoli (ITPS) della Global Soil Partnership FAO, un suolo sano si riconosce per “la capacità di sostenere produttività, diversità e servizi ambientali degli ecosistemi terrestri”. 

    Nella pratica, un terreno in salute fornisce non solo acqua, ossigeno e nutrienti essenziali necessari alle colture alimentari per crescere bene, ma anche la giusta protezione contro gli sbalzi di temperatura. Inoltre, assicura la creazione di virtuose associazioni simbiotiche tra radici e altri microrganismi come funghi e batteri che aumentano la fertilità, come anche il riciclaggio di nutrienti essenziali e il mantenimento di una comunità di organismi “buoni” che aiutano a controllare le malattie delle piante, gli insetti e le erbe infestanti. E ancora, migliora la struttura del suolo con effetti benefici sulle capacità di trattenimento dell’acqua e del carbonio.

    Conflitti, insicurezza alimentare e crisi climatica: le conseguenze del degrado del suolo

    Il suolo si trova quindi in una situazione davvero precaria, ed è per questo che uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU dell’Agenda 2030 è proprio quello di perseguire la land degradation neutral world, ossia fermare la crescita dei processi di degrado del suolo entro il 2030. Le cause di questa crisi, purtroppo, le conosciamo ormai bene: l’agricoltura intensiva e monoculturale, la deforestazione, il massiccio impiego di pesticidi e fertilizzanti chimici, la contaminazione delle acque sotterranee o lo sfruttamento eccessivo dei suoli hanno degradato ed eroso il suolo in maniera grave. 

    Ma quali sono le conseguenze?

    • Crisi alimentare: non solo si produrrà meno cibo, ma anche di minore qualità dal punto di vista del profilo nutrizionale; ad esempio, la frutta e la verdura prodotte oggi contengono meno nutrienti rispetto a qualche decennio fa, e questo avrà un impatto anche sulla nostra salute.
    • Scarsità idrica: un suolo povero non riesce ad assorbire e a regolare correttamente il flusso d’acqua, e questo peggiorerà la siccità in corso, causando alluvioni, erosioni, frane e smottamenti dei terreni.
    • Perdita di biodiversità: il degrado del suolo distrugge l’habitat di tantissime specie diverse, ma al tempo stesso la perdita di biodiversità impoverisce ulteriormente l’habitat del suolo impedendone la rigenerazione e creando così un circolo vizioso.
    • Aumento dell’anidride carbonica: il carbonio organico contenuto nel suolo, oltre a essere un indice importante della qualità e della ricchezza del terreno, aiuta a trattenere anidride carbonica dall’atmosfera; il suolo è quindi cruciale nella mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, mantenendo o aumentando il proprio contenuto di carbonio.
    • Crisi economica, conflitti e migrazioni: l’agricoltura è il primo mezzo di sussistenza per tantissime popolazioni sparse in tutto il mondo, e l’impoverimento del suolo e la conseguente perdita di terreni coltivabili sono tra le prime cause di povertà e insicurezza alimentare; questo degrado progressivo aumenterà ancora di più le migrazioni verso altri Paesi e i conflitti per il possesso delle risorse disponibili.

    Abit, la startup che difende la biodiversità del suolo

    oticki/shutterstock.com

    Proteggere il suolo, quindi, è fondamentale per la nostra sicurezza alimentare e per il nostro futuro. E a tutelarlo devono essere in primo luogo gli agricoltori, considerati “i guardiani della terra”. 

    Proprio in questo contesto, si inserisce Abit, start up vincitrice del SyngenTalent, la Call4Ideas voluta da Syngenta Italia, con un premio del valore complessivo di 50mila euro tra finanziamento diretto e mentorship. L’obiettivo della call era proprio quello di immaginare soluzioni realmente innovative per le sfide che l’agricoltura del presente e del futuro si trova ad affrontare tra crisi climatica e aumento della popolazione. Come evolvere l’agricoltura, producendo meglio e senza sfruttare nuovi terreni? 

    Creare una rete tra tecnici e agricoltori per un’agricoltura più sostenibile

    Abit ha individuato il punto focale nella salute del suolo, trovando nella tecnologia un alleato prezioso. Il risultato è la realizzazione di un algoritmo proprietario che, attraverso le capacità analitiche e predittive dell’intelligenza artificiale, valorizza la biodiversità dei terreni. La start up ha sviluppato un software che mette in relazione i dati climatici con il calcolo della biodiversità del suolo sulla base di un indice – il Biodiversity Index – sviluppato dalla start up stessa. Si prelevano quindi dati climatici dai satelliti, mentre l’indice di biodiversità viene analizzato dai campionamenti che gli stessi agricoltori effettuano sui propri terreni e inviano ad Abit per l’analisi. 

    Pand P Studio/shutterstock.com

    La combinazione dell’impiego dell’intelligenza artificiale e delle analisi dirette su terreno consente di scegliere i migliori input – concimi, agrofarmaci, biostimolanti – per preservare la salute dei terreni. A quel punto, gli agricoltori potranno prendere decisioni basate su dati precisi e concreti, a cui potranno accedere tramite un’app dedicata. Ma non solo, qui troveranno anche numerosi suggerimenti su possibili azioni e buone pratiche per migliorare la resa del terreno e aumentare la resilienza delle colture agli stress climatici. L’altro aspetto interessante è che, a discrezione dell’agricoltore, i dati di biodiversità potranno essere inviati a RINA, ente di certificazione partner del progetto: se i dati soddisferanno gli standard del disciplinare messo a punto da Abit con soggetti terzi, si potrà ottenere una certificazione a testimonianza del lavoro svolto e della corretta gestione dei suoli.

    Questo fa sì che l’impegno dell’agricoltore virtuoso possa essere certificato: una delle sfide del presente, infatti, è proprio quella di valorizzare la filiera di quei produttori che si impegnano in maniera concreta per raggiungere la tanto agognata “sostenibilità”. Perché, come abbiamo visto, il tema della salute del suolo è di assoluta centralità e urgenza, e in futuro bisognerà fare rete tra produttori, aziende, start up per trovare soluzioni per un’agricoltura che sia realmente sostenibile per noi e per l’ambiente.


    Credits immagine in evidenza: maxbelchenko/shutterstock.com 

     

    È nata vicino a Bologna, ma dopo l'università si è trasferita a Torino per due anni, dove ha frequentato la Scuola Holden. Adesso è tornata a casa e lavora come ghost e web writer. Non ha molta pazienza in cucina, a parte per i dolci, che adora preparare insieme alla madre: ciambelle, plumcake e torte della nonna non hanno segreti per lei. Sta imparando a tirare la sfoglia come una vera azdora (o almeno, ci prova).

    Lascia un commento