cibo e letteratura

Una modesta proposta. La satira ai tempi di Swift

Giuliano Gallini

Giuliano Gallini

Il Giornale del cibo sta meritoriamente pubblicando una serie di brevi racconti inediti di importanti autori italiani. E allora, per restare in tema, ho pensato di recensire un paio di testi del passato: per farvi venire ancora più voglia di leggere i racconti inediti in pubblicazione ogni mercoledì nella sezione Contenuti Imperdibili e che non hanno nulla da invidiare a opere più famose.

Jonathan Swift, provocatore contro le ingiustizie sociali

Jonathan Swift

Il cibo entra spesso nei racconti o nei saggi con intenti satirici, e a volte è un ottimo pretesto per fare dell’umorismo nero. Tutti conoscono La modesta proposta di Jonathan Swift, l’autore de I viaggi di Gulliver. Nel 1729 per criticare il malgoverno inglese in Irlanda, Swift propone una soluzione “per impedire che i bambini irlandesi siano di peso per i loro genitori o per il Paese, e per renderli utili alla comunità”.
Leggete l’incipit: “È cosa ben triste, per quanti passano per questa grande città o viaggiano per il nostro Paese, vedere le strade, sia in città, sia fuori, e le porte delle capanne, affollate di donne che domandano l’elemosina seguite da tre, quattro o sei bambini tutti vestiti di stracci, e che importunano così i passanti. Queste madri, invece di avere la possibilità di lavorare e di guadagnarsi onestamente da vivere, sono costrette a passare tutto il loro tempo andando in giro ad elemosinare il pane per i loro infelici bambini, i quali, una volta cresciuti, diventano ladri per mancanza di lavoro, o lasciano il loro amato Paese natio per andarsene a combattere per il pretendente al trono di Spagna, o per offrirsi in vendita ai Barbados.”

5 modi per sconfiggere la povertà, tra satira e denuncia sociale

 povertà

Per risolvere questo problema Swift propone che lo stato inglese finanzi l’ingrassamento dei bambini per poi condurli, all’età di un anno, in un mattatoio e ricavarne così carne squisita. Nessun dubbio sulla bontà della carne di bambino: Swift ne è certo, avendolo sentito dire da un americano. Naturalmente si tratterebbe di carne molto costosa, ma essa verrebbe riservata alle tavole dei ricchi. Ecco quindi che il sistema escogitato da Swift risolverebbe molti problemi:

  1.  Prima di tutto quello della povertà: eliminando i bambini poveri e liberando le mamme dall’assillo del loro mantenimento il tasso di povertà, ognuno lo capisce, si riduce drasticamente.
  2. Finalmente i ricchi avranno pace: non saranno più importunati dai poveri per strada e soprattutto dai bambini.
  3. Con un nuovo tipo di carne sul mercato ne trarrà giovamento la cucina innovativa e nascerà una nuova leva di gastronomi.
  4. Le taverne e gli osti offriranno nuovi piatti, aumenterà la clientela e ci saranno grandi vantaggi per l’occupazione.
  5. L’economia vivrà una fase di grande sviluppo e il patrimonio della nazione aumenterà.

Jonathan Swift era stanco di vedere crescere le disuguaglianze, determinate dall’appartenenza a diverse classi sociali o credi religiosi. Le ingiustizie che vedeva erano tali che dovevano essere denunciate, ricorrendo anche a crude “ricette”. Del resto mangiare i bambini non era follia tanto diversa da quella di sfruttarli e ucciderli con il lavoro minorile, un metodo molto diffuso e utile per arricchire i ceti benestanti.

E oggi, qual è la giusta ricetta?

povertà

Oggi, se abbiamo occhi per guardare, non mancano ingiustizie e disuguaglianze, purtroppo simili a quelle che Swift vedeva quasi trecento anni fa. Negli ultimi sette anni il numero delle persone ricche con un patrimonio superiore al milione di dollari è raddoppiato. Alla faccia della crisi. In Europa questi ricchi sono passati da 2,6 milioni del 2008 a 4,2 milioni nel 2015, e intanto bambini annegano, altri arrivano e vengono avviati alla prostituzione o allo sfruttamento nei campi. Aspettiamo che un cuoco stellato inventi una buona e innovativa ricetta per risolvere i problemi?

Tornando ai Contenuti Imperdibili del Giornale del cibo, ecco i primi racconti inediti pubblicati: Una cena tra amici di Romano De Marco e Un Wurstel per l’Aldilà di Enrico Macioci. Buona lettura!

Scrittore di romanzi, lettore appassionato ed esperto del mondo del cibo e della ristorazione. Crede profondamente nel valore della cultura. In cucina non può mancare un buon bicchiere di vino per tirarsi su quando sì sbaglia (cosa che, afferma, a lui succede spesso).

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